A Cernobyl gli uccelli hanno un cervello più piccolo

Il disastro nucleare di Cernobyl è avvenuto nel 1986, esattamente 25 anni fa, eppure ancora oggi gli effetti della contaminazione da radiazioni si fanno sentire. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori guidato da Timothy Mousseau (USA) e da Anders Moller (Francia) apparso sulla rivista Plos One, ha dimostrato che gli uccelli che vivono nei pressi della centrale abbandonata hanno un cervello più piccolo del 5% rispetto ai loro simili.

Gli studiosi delle Università della South Carolina e di Paris-Sud hanno preso a campione 550 volatili di 48 specie diverse localizzati nelle aree limitrofe all’impianto nucleare di Cernobyl. Il minore volume cerebrale degli uccelli sarebbe causa delle ridotte abilità cognitive dei volatili. Inoltre, e questo aspetto meriterebbe un ulteriore approfondimento, l’effetto è maggiore negli uccelli più giovani, con meno di un anno di vita. Altro effetto della contaminazione è difatti l’elevata mortalità degli uccelli alla nascita per difficoltà di adattamento.

Dall’America arriva l’acchiappa-inquinamento domestico

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Abbiamo più volte parlato dell’inquinamento domestico, e di come questo possa essere molto più pericoloso di quello esterno. Dai prodotti per la pulizia della casa ai cosmetici, passando per gli elettrodomestici, sono tantissime le sostanze a cui siamo esposti tutti i giorni senza saperlo, e secondo il biologo Matthew Waltezke, esse sono del 50% superiori rispetto all’aria aperta di una città già di per sé inquinata come New York.

Ma oggi una soluzione c’è, almeno negli States, ed è l’home biology consultant, o consulente biologico per la casa. Questo lavoro che proprio Waltezke si è inventato, si occupa di controllare, con dispositivi all’apparenza fantascientifici che ricordano i film degli acchiappafantasmi, tutti gli agenti inquinanti presenti nella casa, dalle radiazioni agli agenti chimici.

L’estremo costo del non far niente: ecco cosa sarebbe accaduto se non avessimo preso provvedimenti per il buco dell’ozono

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Uno dei maggiori ostacoli per affrontare questioni di ampia portata, come il cambiamento climatico globale, è la nostra tendenza a concentrarci sui costi delle azioni correttive nel breve termine, piuttosto che su quelli a lungo termine del non fare nulla.

Alla radice del problema può esserci semplicemente la natura umana. Nulla di quanto contenuto nel nostro sviluppo evolutivo ci ha preparato a trattare con problemi a lungo termine del nostro fare, semplicemente perché la nostra capacità di creare tali problemi è abbastanza recente. Così è pure la nostra capacità di fare previsioni su ciò che è probabile che si verifichi in seguito ad un certo punto nel tempo. Spesso, è solo quando le condizioni diventato impossibili da ignorare (fiumi inquinati, l’acqua e l’aria che minacciano la nostra salute) che siamo finalmente spronati a pagare il prezzo dell’agire.

Una notevole eccezione è stata il protocollo di Montreal, che prevedeva il divieto di riduzione delle sostanze chimiche, firmato nel 1989, da 193 nazioni. Al centro del dibattito c’è stato l’uso di clorofluorocarburi (CFC) nei fluidi refrigeranti e propellenti per spray. Rilasciati nell’atmosfera, essi reagiscono con la luce ultravioletta nella stratosfera a distruggono lo strato di ozono che ci protegge dal sole.

Quanto inquina il vostro cellulare?

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Sul sito internet della CNET, una compagnia che si occupa di prodotti tecnologici, sono apparse due liste che mostrano dati interessanti sull’uso dei cellulari, sulla loro emissione di radiazioni.

Ve lo diciamo da subito, questi dati non accusano o assolvono nessuna compagnia che produce telefonia, nè risolvono l’annosa questione se le radiazioni facciano male oppure no. Ma indica soltanto la capacità del singolo telefonino di essere a norma o meno in quanto ad emissioni. Tutto ciò però non significa che se il vostro cellulare non compare nella lista vuol dire che siete a rischio tumore, si tratta soltanto di un’emissione eccessiva e niente di più.

La Terra potrebbe avere un gemello

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Qualche anno fa, a milioni di chilometri da noi, venne ritrovato un piccolo pianeta molto simile alla Terra. La conformazione era simile a quella del nostro pianeta, e anch’esso ruotava intorno ad una stella detta pulsar, perchè irradiava neutroni. Peccato però che questa stella emetteva anche forti fasci di radiazioni che non avrebbero permesso la nascita della vita sul pianeta.

Oggi invece è stato trovato un pianeta dove la vita è possibile, e anch’esso è molto simile alla Terra. Si chiama MOA-2007-BGL-192Lb, un nome abbastanza impronunciabile, scoperto da Nicholas Rattenbury, dell’Università di Manchester e da David Bennett dell’Università di Notre Dame.

Fareste costruire una centrale nucleare dietro casa vostra?

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Ogni giorno il Governo cerca di convincere gli italiani che non ci siano problemi con le future centrali nucleari, tutto va bene e non ci sono pericoli. Poi però il Ministro dello Sviluppo Economico Scajola annuncia sconti sulle bollette a chi abita nelle vicinanze delle centrali nucleari. Non è un controsenso? Perchè non c’è lo sconto anche per chi abita vicino alle centrali a gas o a petrolio?

Le compagnie telefoniche sono solite pagare profumatamente gli inquilini di palazzi sui quali si costruiscono le antenne dei ripetitori, perchè è provato che aumenta la possibilità di contrarre il cancro dovuto alle radiazioni. Questo sconto sulla bolletta dell’elettricità potrebbe andare in questa direzione, come una sorta di risarcimento danni per chi subirà lesioni a lungo termine dovuti alle vicine centrali nucleari.

Dopo 67 test atomici, l’atollo di Bikini riprende a vivere

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Era il primo luglio 1946, e gli Stati Uniti scrissero una delle pagine più nere della storia dell’umanità. Nell’atollo di Bikini si compì il primo di 67 test atomici compiuti in 12 anni in uno dei posti più caratteristici tra i paradisi tropicali del mondo.

Ai 167 abitanti dell’arcipelago fu detto che questi esperimenti servivano per evitare l’inizio di altre guerre, e con pochi dollari in tasca e tante promesse furono espropriati delle proprie terre, e trasferiti in un atollo lontano. 8 anni dopo, precisamente l’1 marzo 1954 ci fu l’esperimento più terribile, la cosiddetta “Bomba H“, o a idrogeno, oltre mille volte più potente di quella che distrusse Hiroshima.

Enel e Banca intesa San Paolo parteciperanno al finanziamento di due reattori nucleari

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Enel e Banca Intesa San Paolo parteciperanno al finanziamento di due reattori nucleari a Mochovce in Slovacchia. L’allarme viene ancora una volta da Greenpeace che qualche giorno fa ha messo in guardia i clienti del gruppo Banca intesa San Paolo.
Sembrerebbe che la Banca abbia elargito già 100 milioni di euro di credito, benchè non abbia ricevuto garanzie sulla sicurezza dei reattori. In sostanza il progetto è volto a terminare la costruzione dei reattori, già in fase avanzata.

E’ un’impresa rischiosa, prima di tutto per l’impatto ambientale ed è quello che in questo mi interessa sottolineare. Al di là infatti dei rischi economici enormi, la tecnologia dei reattori sovietici è fortemente antiquata. Non hanno un guscio di contenimento a protezione di agenti esterni forti, come la caduta di un aereo o un attentato terroristico.
I reattori di oggi vengono costruiti con addirittura un doppio guscio di contenimento. ma Enel, secondo quanto dichiarato da Greenpeace, si giustica affermando di non voler realizzare alcuna protezione perchè l’evento della caduta di un aereo è alquanto remoto. Ma se accadesse? Vogliamo rischiare di finanziare un altro Černobyl?