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Gas serra, decisa la riduzione degli idrofluorocarburi a Kigali

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Il riscaldamento globale è un fenomeno estremamente complesso che dipende da un gran numero di variabili e dalla loro reciproca influenza. A questo fenomeno contribuisce in maniera importante il meccanismo noto come ‘effetto serra’ che intrappola nell’atmosfera terrestre parte della radiazione solare contribuendo in questo modo all’aumento della temperatura. La presenza di alcuni composti collettivamente definiti come ‘gas serra‘ contribuisce ha intensificare il fenomeno. Nelle scorse ore a Kigali in Ruanda è stato siglato un nuovo accordo internazionale per ridurre l’uso di idrofluorocarburi, sostanze molto diffuse negli scambiatori di calore e classificate come gas serra.

Il buco dell’ozono sta “guarendo”

E’ ancora presto per cantar vittoria, ma secondo gli scienziati dell’Organizzazione Metereologica Mondiale, l’effetto serra si è leggermente attenuato, e così la riduzione dello strato di ozono si è ridotta, contribuendo a ridimensionarne il buco. L’annuncio è arrivato ieri, 16 settembre, in occasione della Giornata Internazionale per la Preservazione dello strato di ozono.

Secondo il rapporto, siamo di fronte ad

una riduzione più accentuata dell’ozono stratosferico grazie all’eliminazione progressiva della produzione e del consumo di sostanze nocive per questo gas.

Nella giornata di ieri si è celebrato l’anniversario del Protocollo di Montreal, firmato nel 1987. Si tratta di un trattato internazionale creato per limitare, e successivamente vietare, i cosiddetti “CFC” (Clorofluorocarburi) e altre sostanze che si è scoperto siano responsabili della riduzione dello strato di ozono. Quest’anno possiamo finalmente avere un motivo per festeggiare.

Il Nord America si allea per sostituire gli idrofluorocarburi, i più forti gas ad effetto serra del mondo

idrofluorocarburi

L’agenzia per l’ambiente americana ha annunciato che il Canada e il Messico hanno aderito, insieme agli Stati Uniti, alla proposta di ampliare il campo di applicazione del Protocollo di Montreal sulle sostanze che impoveriscono lo strato di ozono per la lotta contro i cambiamenti climatici. La proposta stabilisce di abbattere gli idrofluorocarburi (HFC), che sono un elemento sempre più significativo nell’aggravarsi della situazione climatica.

La US Environmental Protection Agency (EPA) ha avviato l’analisi della proposta, la quale dimostra che i benefici ambientali dell’eliminazione delle emissioni di gas a effetto serra equivarrebbe ad eliminare dalla strada 59 milioni di automobili ogni anno fino al 2020, e 420 milioni di automobili ogni anno fino al 2050. Ridurre gli HFC contribuirebbe ad un lento cambiamento climatico e ridurrebbe i potenziali impatti sulla salute pubblica.

L’estremo costo del non far niente: ecco cosa sarebbe accaduto se non avessimo preso provvedimenti per il buco dell’ozono

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Uno dei maggiori ostacoli per affrontare questioni di ampia portata, come il cambiamento climatico globale, è la nostra tendenza a concentrarci sui costi delle azioni correttive nel breve termine, piuttosto che su quelli a lungo termine del non fare nulla.

Alla radice del problema può esserci semplicemente la natura umana. Nulla di quanto contenuto nel nostro sviluppo evolutivo ci ha preparato a trattare con problemi a lungo termine del nostro fare, semplicemente perché la nostra capacità di creare tali problemi è abbastanza recente. Così è pure la nostra capacità di fare previsioni su ciò che è probabile che si verifichi in seguito ad un certo punto nel tempo. Spesso, è solo quando le condizioni diventato impossibili da ignorare (fiumi inquinati, l’acqua e l’aria che minacciano la nostra salute) che siamo finalmente spronati a pagare il prezzo dell’agire.

Una notevole eccezione è stata il protocollo di Montreal, che prevedeva il divieto di riduzione delle sostanze chimiche, firmato nel 1989, da 193 nazioni. Al centro del dibattito c’è stato l’uso di clorofluorocarburi (CFC) nei fluidi refrigeranti e propellenti per spray. Rilasciati nell’atmosfera, essi reagiscono con la luce ultravioletta nella stratosfera a distruggono lo strato di ozono che ci protegge dal sole.

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Se 193 nazioni non avessero accettato nel 1989 di vietare le sostanze chimiche che letteralmente “mangiavano” lo strato di ozono che protegge la Terra, il mondo sarebbe stato un luogo molto diverso alla fine di questo secolo, senza quasi due terzi dello strato di ozono ed un foro permanentemente fisso sull’Antartide,come mostrato da una recente simulazione della Nasa.

In questo modo le scottature si avrebbero nel giro di pochi minuti ed esse provocherebbero il cancro della pelle dovuto alle radiazioni in men che non si dica. L’ozono è la naturale barriera tra la Terra ed il Sole, la quale assorbe la maggior parte dei raggi ultravioletti (UV) e tutela la vita umana. Il gas naturale che lo forma è alimentato da una reazione fotochimica nell’atmosfera in cui i raggi ultravioletti rompono le molecole di ossigeno (O2) in singoli atomi che poi si ricombinano in tre parti: le molecole di ozono (O3).