italiana national academy sciences

Ecologia, la prima italiana alla National Academy of Sciences

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Arriva un primato per l’Italia e per le scienze grazie alla studiosa Marcella Frangipane, la prima italiana e la prima donna ad essere ammessa alla National Academy of Sciences, la pestigiosa istituzione americana che conta 400 iscritti, di cui 200 premi Nobel. Lei è una docente di Archeologia preistorica e protostorica, il cui nome è principalmente legato agli scavi compiuti ad Arslantepe, in Turchia.

Buco dell’ozono, morto il chimico che lo scoprì

E’ morto ieri pomeriggio, ora italiana, il chimico che verso la fine degli anni ’70 scoprì il fenomeno del buco dell’ozono e probabilmente ha salvato l’umanità da una catastrofe incombente. Sherwood Rowland docente di chimica in diverse Università americane, l’ultima quella di Irvine, in California, se n’è andato all’età di 84 anni dopo una vita di battaglie in merito al fenomeno di diradamento dell’ozono terrestre che gli ha permesso di vincere anche il premio Nobel per gli studi sulle questioni ambientali assegnatogli nel 1995.

Wangari Maathai nei ricordi del Green Cross: “Piantiamo i semi della pace, ora e per il futuro”

La causa ecologista è un aspetto importante della pace perché nel momento in cui le risorse si rarefanno, noi ci battiamo per riappropriarcene. Piantiamo i semi della pace, ora e per il futuro (Wangari Maathai).

Non è facile esprimere con le parole il vuoto che si è creato con la scomparsa della pacifista e ambientalista kenyana Wangari Maathai; molto ha fatto per il suo Paese e per le donne, alle quali ha assicurato l’accesso alle risorse primarie come legna, per cucinare, e acqua pulita.

Ambiente, 40.000.000 di alberi piantati da Wangari Maathai

40 milioni di alberi sono stati piantati in tutta l’Africa da Wangari Maathai, premio Nobel per la pace nel 2004 scomparsa a Nairobi il 25 settembre 2011. Tutti ricordano il suo impegno per l’ambiente e per lo sviluppo sostenibile nella sua Terra e nel mondo, la lotta per la pace e la democrazia. La professoressa di biologia e assistente Ministro per l’Ambiente e le Risorse Naturali, ci ha lasciato all’età di 71 anni

dopo una lunga e coraggiosa battaglia contro il cancro.

Ridurre dell’80% i consumi energetici entro il prossimo secolo si può

La famosa multinazionale farmaceutica Bayer ha premiato il professor Eberhard Jochem del Fraunhofer Institute for Systems and Innovation Research (ISI) per le “tecniche d’avanguardia ed i contributi economici per l’efficienza energetica.” Il professor Jochem si è molto impegnato per le cause ambientali sin dalla sua infanzia, quando ha osservato una nuvola di inquinamento oscurare la sua casa, nella zona della Ruhr (Germania) di ritorno da un viaggio attraverso i Paesi Bassi in bicicletta.

Jochem ritiene che sia

commercialmente redditizio aumentare dell’80% in termini di efficienza energetica nei paesi industrializzati entro la fine di questo secolo.

Unendo la sua esperienza pratica e teorica, il professore ha dimostrato che è possibile migliorare l’efficienza energetica, utilizzandola come leva centrale per la riduzione delle emissioni di gas serra nei vari settori della nostra società industrializzata. Specialmente in tempi di crisi finanziaria, le opzioni più interessanti sono le più commercialmente redditizie, nonché più favorevoli per l’ambiente.

Appello ai candidati: “Stop al nucleare, vogliamo il solare”

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In campagna elettorale ognuno vuol dire la sua, e come il premio nobel Rubbia, anche gli altri scienziati si schierano a favore dell’energia solare. Per farlo hanno deciso di inviare un’appello ai candidati, firmato da oltre 900 tra docenti universitari e ricercatori.

Secondo i loro calcoli, le prospettive che propongono i politici sono più dannose che utili. Infatti c’è chi da una parte prospetta il ritorno al carbone (un grosso passo all’indietro della tecnologia), con un aumento abnorme di emissioni di CO2; e chi dall’altra crede nel nuovo nucleare, che però è pericoloso sia per quanto riguarda il danno che possono creare le scorie, ma anche per il rischio di esplosione, di attacchi terroristici, e soprattutto ha un forte costo che dovrebbero sostenere i cittadini, e che non sarebbe nemmeno un assicurazione sul suo funzionamento, dato che di uranio in natura ce n’è davvero poco.