L’obiettivo delle Olimpiadi di Londra 2012 è di realizzare i Giochi più sostenibili della storia. Ma gli organizzatori, come abbiamo visto a proposito di alcune scorie, stanno sbagliando diverse mosse. L’ultima, in ordine di tempo, è l’autorizzazione alla costruzione del più grande ristorante MacDonald al mondo che sarà aperto proprio accanto allo stadio principale. Avrà la dimensione di 3 campi da calcio e si prevede servirà oltre un milione di pasti al giorno. Ovviamente produrrà una quantità di plastica che definire impressionante è dire poco.
plastica
Rifiuti di plastica, dal mare in tavola
Rifiuti di plastica gettati in mare: dove vanno a finire? Non dobbiamo guardare oltre il nostro piatto per trovare una risposta. L’allarme, l’ennesimo sulle microparticelle di spazzatura che entrano nella catena alimentare, lo lancia il WWF, approfittando dell’inizio di questo caldo agosto, mese di vacanze in località balneari per molti, per sensibilizzare al problema. Pensate che del totale di rifiuti marini macroscopici la plastica rappresenta una fetta compresa tra il 70% e l’80%. Imballaggi morti che creano, tra Francia, Spagna ed Italia, un immenso cimitero marino galleggiante di 500 mila tonnellate di plastica. Sulle coste i sacchetti sono il quarto rifiuto più diffuso, preceduto soltanto da bottiglie di plastica, sigarette e mozziconi.
Emulsio Salvambiente, i detersivi a basso impatto con ricariche biodegradabili
Detersivi che si sforzano di ridurre l’impronta ambientale, intervenendo su due delle voci fondamentali quando si parla dell’impatto di un prodotto: le emissioni del trasporto; la mole di rifiuti generata dagli imballaggi in plastica. La linea Emulsio Salvambiente, nell’ampia scelta di prodotti commerciali che ci ritroviamo davanti nei supermercati, sicuramente non figura tra quelle che si fregiano ingiustamente del titolo di paladine dell’ambiente. Il contenitore di plastica si può riutilizzare più volte e allora perché acquistarne sempre di nuovi? Un interrogativo più che sensato, quello che si è posto la Sutter, dando vita in risposta ad una linea di detergenti in ricariche concentrate idrosolubili e biodegradabili che si è aggiudicata l’Oscar 2010 dell’imballaggio.
Raccolta differenziata plastica
Raccolta differenziata plastica
La plastica
La plastica è un termine generico per indicare una vasta gamma di solidi organici sintetici o semi-sintetici utilizzati nella fabbricazione di prodotti industriali. Le materie plastiche sono generalmente polimeri ad alto peso molecolare, e possono contenere altre sostanze per migliorare le prestazioni e/o ridurre i costi di produzione. I monomeri di plastica sono composti organici naturali o sintetici.
La parola plastica deriva dal greco plastikos che significa “ciò che può essere sagomato o modellato”, vista la sua qualità altamente modellante che le permette di essere compressa, allungata e assumere una gran varietà di forme, come le pellicole, fibre, lastre, tubi, bottiglie, scatole, e molto altro. Si spiega così la sua estesa diffusione, nonostante sia un noto materiale inquinante.
Mediterraneo di plastica, un continente di spazzatura sommerso dalle acque
Un’isola di rifiuti che galleggia nel mare, più alta di quella che si trova nell’Oceano Atlantico, è stata individuata nel Mediterraneo, tra Italia, Spagna e Francia.
E’ quanto emerso dal rapporto L’impatto della plastica e dei sacchetti sull’ambiente marino, realizzato da Arpa Toscana e Arpa Emilia Romagna, struttura oceanografica, per Legambiente; presentato in Senato da Francesco Ferrante, senatore del PD, da Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, e da Fabrizio Serena, responsabile area mare di Arpa.
Fertilizzanti e plastica minacciano il Pianeta
Fertilizzanti e plastica minacciano gli oceani, mettendo a rischio la catena alimentare e la salute del Pianeta. Si tratta di due dei maggiori pericoli di cui l’umanità dovrà occuparsi, cercando di limitarne l’impatto e di scovare soluzioni valide per arginarne le conseguenze. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Agenzia ONU per l’Ambiente, UNEP Year Book 2011: Emerging Issues in our Global Environment, un’analisi che ha portato alla luce l’annoso problema dell’inquinamento da fosforo e da plastica negli oceani.
Il fosforo è usato nella produzione di fertilizzanti, utilizzati in misura massiccia per garantire una produzione agricola atta a soddisfare le esigenze nutrizionali di una popolazione mondiale in costante crescita. Negli ultimi 50 anni le concentrazioni di fosforo nelle acque sono cresciute di almeno il 75 per cento.
Bioplastica
Bioplastica
La bioplastica, detta anche ecoplastica, è una plastica derivante da materie prime vegetali biodegradabili (principalmente farine ed amidi di mais, grano ed altri cereali) nell’arco di qualche mese a fronte dei mille anni di cui necessita la degradazione delle plastiche derivate dal petrolio in polietilene e polipropilene.
Le bioplastiche non sono inquinanti, anzi in compostaggio decompongono dando luogo ad un compost ricco di nutrienti e sostanza organica che può essere utilizzato come fertilizzante per l’agricoltura. La bioplastica triturata e depositata sul suolo agricolo (pratica di copertura del suolo detta della pacciamatura) risolve anche il problema dello smaltimento in quanto svolge la sua azione pacciamante per poi scomparire nel terreno. Le principali marche produttrici in italia sono, al momento Biolice, Biotec, Biograde, Cereplast Compostables, Biotecnomais Mater-Bi e Pla Ingeo.
Carta da regalo natalizia, ecco dove va a finire
In questi giorni abbiamo scartato molti regali di Natale, e altri ci attendono dagli amici ritardatari…ma vi siete mai chiesti dove va a finire tutta quella bella carta da regalo colorata e spesso in plastica, ancora più brillante e anti-piega?
Una ricerca britannica ce lo spiega. La Gran Bretagna è una grande consumatrice di carta da regalo natalizia in plastica, in media ogni abitante utilizza 120 grammi di carta per impacchettare i propri regali, la maggior parte della quale non riciclabile. Difatti solo il 12% della carta da regalo di Natale viene riciclata in modo completo, per il restante 88% finisce in discarica o viene bruciata. Non basta separare la parte in plastica dalla carta perché nella maggior parte dei casi la plastica è costituita da diversi tipi di polimeri che richiedono trattamenti di smaltimento diversi e negli impianti di riciclaggio i tempi per separare i rifiuti sono molto lunghi.
Viene in nostro aiuto la ricerca portata a termine da un gruppo di ingegneri dell’Università di Warwick che è riuscito a brevettare una tecnica in grado di rompere i polimeri della plastica e riportarli allo stato di monomeri, facili da riciclare.
Bioplastica: niente petrolio, la plastica del futuro sarà di latte e argilla
Abbiamo parlato spesso in passato dell’opportunità di continuare ad usare la plastica senza però dover inquinare. Per farlo, l’ingrediente essenziale era fare a meno del petrolio. Un’università americana oggi apre delle nuove prospettive per raggiungere quest’obiettivo.
Hanno infatti inventato una bioplastica, o plastica “alternativa”, che ha tutti i vantaggi della plastica derivata dal petrolio, ma senza gli effetti negativi come ad esempio la biodegradabilità che avviene in centinaia di anni. Anche le materie plastiche vegetali che sono state pubblicizzate come alternativa verde non sono poi così ecologiche come sembrava all’inizio, poiché si basano sull’agricoltura ad alta intensità energetica, ad esempio nella produzione del mais, e metodi di riciclaggio che richiedono altrettanta energia ad alta intensità. E allora ecco la soluzione: utilizzare due ingredienti primari come il latte e l’argilla.
Il principale tempio Indù mette al bando la plastica
Questo è il giusto “spirito”, in tutti i sensi: l’India Tribune riferisce che il tempio di Tirumala’s Sri Venkateswara, il più ricco del mondo indù con circa 60.000 persone che lo visitano ogni giorno, sarà presto una zona plastic-free (cioè senza plastica), dopo che il Governo dello stato di Andhra Pradesh ha deciso di vietare l’uso di prodotti fatti in plastica.
Il divieto della plastica, in un tempio vecchio 1.700 anni, entrerà in vigore entro un mese e riguarderà tutti i sacchetti di plastica indipendentemente dalle dimensioni o spessore. Tutti i prodotti che oggi utilizzano la plastica come i distributori di prasad (il cibo consacrato), dovranno sostituire l’ormai vecchia confenzione con tela, carta o sacchi di juta. Le mense del tempio e quelle gestite dal Tirumala Tirupati Devasthanams avevano già smesso di usare bicchieri di plastica per servire il tè e acqua, sostituendoli con bicchieri di carta o bicchieri riutilizzabili.
Isole dei rifiuti? Addio, con l’eco-progetto di Electrolux
Dopo l’ultimo rapporto di Greenpeace sulla salute delle acque dell’Oceano Antartico e la scoperta dell’ennesima isoletta galleggiante di buste di plastica, e rifiuti del progresso, la società svedese Electrolux propone un’idea alquanto interessante e provocatoria: trasformare la plastica raccolta negli in Oceani in aspirapolveri.
Gli elettrodomestici sostenibili non saranno venduti, ma verranno messi in bella mostra nelle vetrine dei negozi con il solo scopo di sensibilizzare- chi ancora non lo fosse- alle tematiche ambientali e ai danni provocati dall’inquinamento da plastica.
Plastica nell’Oceano Antartico, si tratta di nuova isola di rifiuti?
Una spedizione compiuta da Greenpeace e dal British Antartic Survey nell’Oceano Antartico ha riscontrato la presenza di plastica in quello che finora sembrava essere un luogo ancora non raggiunto dall’uomo, e dalla sua inciviltà.
Lo studio, pubblicato da Marine Environmental Research, ha rilevato la presenza al largo della costa orientale del continente di tracce di reti da pesca, di un bicchiere, e due sacchetti di plastica abbandonati, mentre alla deriva nei pressi del mare di Amudsen, ad occidente, sono stati rinvenuti alcuni oggetti di plastica, per un totale di 51 rifiuti.
Riciclaggio creativo: cosa fare con le vuvuzelas dopo il Mondiale
Il Mondiale di calcio è quasi finito, e per gli italiani ha già perso gran parte dell’interesse. E’ un peccato perché oltre all’aver perso il titolo di campioni del mondo, ci ritroviamo in casa quelle fastidiosissime vuvuzelas che abbiamo comprato in occasione del torneo, e di cui non sappiamo più cosa fare.
Nella speranza che non vengano utilizzate nei nostri stadi dal prossimo campionato, per evitare di sentire questo terribile ronzio per tutto l’anno, non bisogna incorrere nell’errore di gettarle nella pattumiera, finendo con l’inquinare l’ambiente. Le vuvuzelas sono costituite in gran parte da plastica, quindi è possibile riciclarle nell’apposito cassonetto, ma se volete qualche idea su come riciclarle in modo creativo, leggete dopo il salto.
Greggio non più necessario per produzione plastica
Ogni anno, il mondo produce circa 130 milioni di chili di etilene, la più importante materia prima per la plastica. Questa gigantesca industria è attualmente dipendente dal petrolio greggio, che si sta esaurendo.
Il ricercatore olandese Tymen Tiemersma potrebbe avere trovato una soluzione a questo problema. Ha ideato infatti un nuovo reattore che riesce a produrre etilene dal gas naturale e che in futuro potrebbe produrne anche a partire dal biogas.
Tiemersma ha trovato una soluzione apparentemente molto semplice per uno dei più grandi problemi nella produzione di etilene da gas naturale. Se si vuole produrre plastica dal gas naturale allora prima di tutto bisogna convertire il gas naturale in etene. Che attualmente può essere fatto, ma con un problema finora irrisolto: il processo genera una incredibile quantità di calore, troppo per una facile rimozione. Di conseguenza la conversione del gas naturale è troppo costosa e consuma molta energia.