Il Pdl presenta una legge per abolire l’obiettivo del 20-20-20 e la green economy

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Che il centrodestra italiano, finanziato dalle grandi lobby del petrolio, carbone e del nucleare, fosse poco attento all’ambiente, questo era risaputo. Ma una nuova proposta di legge presentata da un gruppo di negazionisti del Pdl va oltre ogni limite di decenza.

I senatori D’Alì, Possa, Fluttero, Viceconte, Izzo, Sibilia, Nespoli, Vetrella e Carrara non si sono affatto vergognati questa mattina quando hanno presentato nell’aula del Senato della Repubblica una mozione che prevede essenzialmente due cose: abbandonare l’obiettivo del 20-20-20 (taglio delle emissioni del 20%, fabbisogno energetico soddisfatto per il 20% dalle rinnovabili e 20% di efficienza energetica, tutto entro il 2020), non solo per l’Italia, ma per tutta l’Unione Europea, e abbandonare ogni progetto di green economy, cioè gli investimenti sulle rinnovabili, le auto elettriche e gli elettrodomestici ad alta efficienza energetica perché “il riscaldamento globale non esiste“.

Ecco come si schierano i candidati alle europee sul ritorno al nucleare

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Mancano ormai pochi giorni alle elezioni europee, e questo è il momento in cui i politici sono più “sensibili” alle problematiche sociali. In questi casi diventa molto facile porgli domande ed ottenere risposte, ed una delle risposte che, in ambito ambientale, gli italiani aspettano con più ansia è quella sul nucleare.

Da tempo Greenpeace ha sposato la posizione antinuclearista, e qualche settimana fa ha inviato una lettera ai maggiori esponenti delle prossime elezioni, facendo due domande molto semplici: in che modo si schieravano nei confronti del ritorno al nucleare in Italia, e se erano d’accordo alla costruzione degli Epr, i reattori nucleari di nuova generazione, che il Governo italiano sta cercando di reintrodurre nel nostro Paese. I partiti interpellati sono stati PD, IDV, PDL, SL, UDC e Lega Nord, a cui si dovrebbe aggiungere anche Rifondazione-PDCI che però si era già schierata in precedenza contro il ritorno al nucleare.

Cosa va e cosa non convince nel ritorno al nucleare voluto da Scajola

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Ora è ufficiale, l’Italia finirà in un calderone nucleare. L’annuncio definitivo lo ha dato il Ministro Scajola, che dopo una timida anticipazione fornitaci un mese fa, ha trovato terreno fertile tra gli alleati, e ha messo in atto le procedure per fornire l’Italia di centrali nucleari.

Il principio che ha portato a questa scelta è molto semplice: perchè dover acquistare l’energia dall’estero quando ce la possiamo fabbricare da soli? Tra l’altro l’energia che acquistiamo proviene da quelle centrali nucleari francesi al confine col nostro paese. Quindi a questo punto meglio farcele in casa.

Scajola: occorre mix di nucleare e rinnovabili

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Abbiamo seguito da vicino, durante la corsa alle elezioni, il problema delle risorse energetiche e l’approccio dei diversi programmi dei partiti in lizza per il governo del Paese.
Nel manifesto programmatico del Pdl, tra le sette missioni presenti, una menzione sull’energia nucleare c’era.

Dei rischi del nucleare abbiamo già ampiamente trattato, oggi torniamo a discuterne viste le recenti dichiarazioni del neo-ministro delle Attività Produttive Claudio Scajola:
Si tratta di un problema enorme per il nostro paese: non possiamo continuare a dipendere solo dal petrolio, dobbiamo pensare a un mix che va dal nucleare alle rinnovabili.

Berlusconi vuole il nucleare, ecco le ragioni per fargli cambiare idea

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All’annuncio della vittoria di Berlusconi alle ultime elezioni politiche, gli ambientalisti di tutta Italia si saranno sentiti passare un brivido lungo la schiena. Il leader del Pdl, infatti, ha da sempre dichiarato che la soluzione per i problemi energetici in Italia sarà l’introduzione del nucleare.

La sua vittoria, e l’inizio delle sue riforme, coincideranno proprio con l’anniversario della strage di Cernobyl, esattamente il 26 aprile del 1986.
L’esplosione del reattore nucleare della centrale bielorussa portò alla contaminazione radioattiva di un raggio di 150.000 km quadrati di territorio che andava dalla Bielorussia all’Ucraina, fino anche alla Russia.
Esattamente un anno dopo gli italiani, per una volta primi in Europa, firmarono il referendum che vietava la costruzione di centrali nucleari nel nostro bel Paese.

Patto per l’ambiente: la proposta elettorale di Legambiente

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Sotto elezioni politiche, si sa, ogni candidato venderebbe la propria anima per un voto. E così Legambiente ha cercato di approfittarne, facendo firmare ai politici, volontariamente, un’adesione al programma per l’ambiente presentato dall’Associazione.
Il programma si chiama “Patto per l’Ambiente” e prevede 13 proposte per migliorare la qualità della vita dell’Italia.

I politici che hanno sottoscritto questo patto si prendono così l’impegno di porre in atto le proposte di Legambiente durante la prossima legislatura, con l’obiettivo primario di ridurre l’inquinamento e l’effetto serra, ma anche di fornire alle nostre città infrastrutture per “renderle più vivibili – si legge sul patto – per conservare e valorizzare le ricchezze del nostro Paese”.

Berlusconi inquina: denuncia dei Verdi al leader del Pdl

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La campagna elettorale va avanti e tocca tutti, ma proprio tutti gli ambiti e gli argomenti.
Il dibattito sollevato dai Verdi d’altra parte non poteva che essere ecologico. Sotto accusa il cavaliere e i suoi 100 tir elettorali.
A detta di Carlo Monguzzi, consigliere regionale dei Verdi, i grossi veicoli mobilitati per la campagna elettorale di Berlusconi, emetteranno in tutto più di 500 tonnellate di gas serra.

Questa è stata la sdegnata risposta all’annuncio del leader del Pdl di far percorrere le strade d’Italia da oltre 100 dei suoi tir di propaganda.

Secondo Monguzzi la campagna elettorale di Berlusconi inquina, poichè i gas serra Co2 sono la principale causa dei cambiamenti climatici e dell’aria irrespirabile delle nostre città.
I Verdi non si sono certo limitati ad un calcolo approssimativo, suscettibile di rimostranze e peccante di incertezze, hanno bensì effettuato calcoli ben precisi, sulla base dei parametri dell’ Ecotransit, il sito su cui è possibile quantificare seguendo il sistema europeo, l’impronta ecologica degli spostamenti.