A livello internazionale la bomba che sta per scoppiare in questi giorni parla inglese. Un paio di giorni fa infatti il Premier britannico Cameron ha annunciato un referendum in cui chiederà ai suoi concittadini se hanno intenzione di rimanere nella Comunità Europea. Si tratta di una svolta epocale dato che, a parte le conseguenze economiche e civili che avrà questa decisione, ne avrà di parecchie anche dal punto di vista ambientale. La Gran Bretagna finora si è dovuta attenere alle regole stabilite dall’Unione, ed è stata anche uno dei Paesi che ha risposto meglio. Ma se dopo il referendum si dovesse “staccare”, le conseguenze sarebbero disastrose.
parametri ambientali
Telefonini ecologici, allo studio nuovo standard per tutti i produttori
Abbiamo visto in passato che alcune compagnie si stanno impegnando nella produzione di telefonini ecologici. Un buon inizio, non c’è dubbio, ma perché accontentarci di appena pochi modelli verdi, quando potrebbero esserlo tutti? La UL Environment sta lavorando per sviluppare una nuova serie di standard per dispositivi mobili verdi che verranno applicati dall’industria in tutto il mondo.
UL è un valutatore indipendente di prodotti di ogni genere, il quale si occupa di controllare che si rispettino determinati parametri ambientali come l’approvigionamento delle materie prime, l’uso dell’energia e la riciclabilità. Considerando che al momento circolano circa 5 miliardi di telefoni cellulari in tutto il pianeta, i produttori di elettronica devono sentirsi quasi “obbligati” a seguire alcuni standard di sostenibilità.
Quattromila industrie europee fuori dai parametri ambientali, non mancano le italiane
Dieci Paesi membri dell’Unione europea non sono riusciti a rispettare i parametri ambientali concordati e a rientrare nei ranghi, o almeno non lo hanno fatto fino ad oggi. Ciò significa che decine delle industrie presenti in queste nazioni osservano diversi criteri per smaltire i propri rifiuti e inquinano un po’ come gli pare le acque con i loro liquami tossici e l’aria con le emissioni tossiche di gas serra. Tutto questo senza alcun limite, o meglio con quote variabili da Paese a Paese che non tengono conto delle normative comuni previste dalla Commissione europea in materia di inquinamento.
Gli avvertimenti dell’Europa non hanno tardato ad arrivare. Ad essere richiamati all’ordine sono stati il Belgio, la Bulgaria, la Grecia, i Paesi Bassi, il Portogallo, La Slovenia, la Spagna, la Danimarca e l’Irlanda. Sono nove. Ne manca uno. Indovinate un po’? Potevamo mica mancare a questo ennesimo traguardo del demerito? L’Italia le note le prende tutte… abbiamo un registro nero, che più nero non si può. Cinque in condotta. Bocciati. Anche questa volta.