G8 di Copenaghen, i moniti degli scienziati e le risposte dei politici

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Mancano 6 mesi alla conferenza sul clima che cambierà il mondo. Il prossimo dicembre a Copenaghen dovrebbe esserci la riunione più importante dal punto di vista ambientale della storia del genere umano. Per arrivarci preparati l’Onu ha presentato una prima bozza di testo su cui discutere, da rendere noto ai politici delle varie nazioni, ma anche agli esperti che lo dovranno valutare e migliorare. Il tempo per farlo c’è, ma non è così tanto.

Questo documento servirà prima di tutto per renderci conto a che punto siamo con gli obiettivi del protocollo di Kyoto, il quale scadrà nel 2012. Poi bisognerà porre i nuovi parametri per prolungare il controllo anche dopo tale data, i quali andranno a coprire il periodo fino al 2020, e con alcune indicazioni per arrivare fino al 2050. Come facilmente prevedibile, molti uomini politici già hanno cominciato ad esprimere le proprie perplessità, se non a protestare, mentre al contrario gli scienziati dicono che questo testo non è sufficiente ad arginare il problema, e che anzi questo va affrontato con più severità. Andiamo a capire cosa gli scienziati chiedono.

Carta delle Città e dei Territori d’Italia per il Clima, ci sono anche Roma e Milano

Comuni, Province e Regioni saranno a Roma domani in occasione della consegna ufficiale al Governo della Carta delle Città e dei Territori d’Italia per il Clima. Si tratta di una Carta concepita da Agenda 21 insieme ad Anci (l’Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Upi (Unione delle Province Italiane).

Le grandi città, insomma, partecipato a questo progetto, che vede Comuni, Province e Regioni impegnarsi attivamente nel raggiungimento di quanto previsto con il pacchetto 20+20+20 dell’Unione Europea e nel novero di quanto si sta realizzando dopo Kyoto.

Allarme acqua: tra 20 anni metà della popolazione mondiale non ne avrà più

Uno dei più terribili allarmi che tutto il mondo si aspettava, è stato finalmente lanciato. L’Onu nei giorni scorsi ha indetto una serie di conferenze stampa, tra cui quella più importante durante il forum mondiale sull’acqua di Instanbul, per mettere in guardia il mondo sul problema acqua.

Secondo la relazione delle Nazioni Unite, entro il 2030 almeno metà della popolazione mondiale sarà a secco, e questo creerà drammatici problemi. Il principale avverrà nei Paesi in cui l’acqua scarseggerà, quelli africani, in quanto non sarà possibile per decine di milioni di persone raggiungere le riserve d’acqua dolce che già ora sono parecchio distanti. Questo porterà ad un alto tasso di mortalità, e di conseguenza anche a guerre civili per il controllo dell’acqua, proprio come sta succedendo in Darfur, secondo gli ultimi dati presentati da Ban Ki-Moon.

175 miliardi di euro per allargare il Protocollo di Kyoto

L’opera ecologica di Barack Obama comincia a dare i suoi frutti in tutto il mondo. Mentre fino a qualche mese fa l’Unione Europea tentava in tutti i modi di prendere decisioni di carattere ecologico per salvare l’ambiente praticamente da sola, gli Stati Uniti, con i soliti interessi da difendere di Bush, tentavano di mettere i bastoni tra le ruote della Ue, mentre l’Onu stava a guardare e tentava di prender tempo.

Dall’insediamento di Obama qualcosa si è mosso. Gli intenti verdi del neopresidente Usa hanno dato una scossa al livello di guardia internazionale, che adesso tenta di accelerare l’iter ambientalista e tentare anche di osare un pò di più. Il prossimo dicembre a Copenaghen si terrà la conferenza sull’ambiente definitiva, quella che sancirà le prime direttive a cui tutti si dovranno attenere, e probabilmente verrà un colpo al nostro Presidente del Consiglio, sempre con il braccino corto quando si parla di ambiente, quando sentirà le proposte di Dimas.

Orsi alla riscossa!

Orsi alla riscossa! E la buona notizia viene dall’Italia. L’Abruzzo e il Trentino hanno pubblicato i dati dei censimenti effettuati nell’autunno scorso, prima che i nostri se ne andassero in

Italia “pirata” come Cina e Panama

Un’altra umiliazione al nostro Paese, e a tutti i suoi abitanti, ce la regalano i nostri pescatori. Non tutti ovviamente. Non bastava il poco impegno verso le energie rinnovabili, verso la riduzione dell’inquinamento o l’arretratezza nel riciclo. A consegnare l’ennesima maglia nera all’Italia ci si mette anche la pesca, quella che passa per legale e viene addirittura finanziata dallo Stato, ma che è di legale alla fine ha ben poco.

Ad aggravare la situazione ci si mette la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), che oltre alla Francia, unico Paese “civile” nella lista, affianca all’Italia anche Libia, Cina, Panama e Tunisia, mettendole tutte sullo stesso piano, a causa della “pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata”. Una comunicazione che in molti si aspettavano ma che purtroppo fa male all’immagine del nostro Paese.

Auto solare completa il primo giro del mondo

Non è stata una casualità, ma per dimostrare l’efficienza degli impianti solari a bordo di un auto, un’invenzione svizzera ha appena ieri completato il suo giro del mondo, scegliendo come ultima tappa proprio Poznan, la città polacca in cui in questi giorni si sta tenendo la conferenza Onu sul clima. E come ultimo passeggero aveva Yvo De Boer, segretario esecutivo dell’Onu e responsabile della convention sul clima.

E’ arrivata con il suo messaggio ecologico, e cioè che l’energia pulita può fermare il riscaldamento globale, soltanto se qualcuno cominciasse a credere in lei. Secondo Louis Palmer uno dei due avventurieri che hanno intrapreso questo tour mondiale, che di mestiere fa l’insegnante, è sicuro che questa tecnologia è pronta per essere immessa sul mercato, è ecologica, economica ed assolutamente realizzabile. Non si capisce come mai i grandi del pianeta continuino a fare finta che essa non esista.

C’era una volta l’Africa, ora c’è l’uomo…

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L’Africa, continente dalle bellezze incomparabili ed ineguagliabili, rischia di perdere le sue caratteristiche uniche al mondo, a causa delle profonde devastazioni in atto e dei bruschi cambiamenti climatici.
Questo è l’allarme lanciato dall’Onu, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, in un atlante che documenta le trasformazioni subite dal continente nero nel corso degli ultimi anni.

L’azione distruttrice dell’uomo è testimoniata da centinaia di foto ed immagini satellitari, che mettono a confronto il prima ed il dopo, prendendo in esame le mutazioni fisiche degli ultimi 30 anni.
L’evidenza tra ciò che c’era e ciò che resta è sconcertante: laghi scomparsi nel nulla, foreste rase al suolo, costruzioni o meglio devastazioni umane con pretese di creare civiltà che hanno deturpato il paesaggio, feriscono la vista di chi l’Africa la immaginava incontaminata, in quelle foto di tramonti stupendi con leoni ed elefanti rivolti verso orizzonti dorati.

Giornata mondiale per l’Ambiente, un buon punto di partenza per salvare il pianeta

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Kick the Habit!Towards a Low Carbon Economy. No, non siamo diventati improvvisamente anglofoni. Questo sarà lo slogan che accompagnerà la Giornata Mondiale  dell’Ambiente 2008, giunta alla trentaseiesima edizione. Lo slogan significa “Cambiamo le nostre abitudini! in favore di un’economia a bassa emissione di carbonio“, e avrà come tema principale la riduzione delle emissioni di CO2.

 

In molti paesi “virtuosi” come la Nuova Zelanda e la Norvegia alcune soluzioni a questo problema sono state già adottate, mentre oggi ci sarà la nostra occasione per dare una mano al nostro pianeta. La scorsa edizione, che aveva come tema centrale lo scioglimento dei ghiacciai (non per altro si tenne in Norvegia) è stata un successone, e così si spera di replicare anche quest’anno spostandosi in Nuova Zelanda, che si è posta come obiettivo di diventare la prima nazione ad emissione zero entro il 2020.

Vertice Fao: tante parole, ma zero soluzioni

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Tutti d’accordo sul problema, ma nessuno sulla soluzione. Si potrebbe riassumere così l’incontro nella sede della Fao tenutosi ieri a Roma tra 40 capi di Stato e di Governo che aveva come obiettivo quello di capire e trovare una soluzione al problema dell’aumento della fame nel mondo.

Ognuno dice la sua, compreso il Papa che non sarebbe propriamente autorizzato a farlo, mentre attivisti di numerose associazioni umanitarie vengono messi a tacere all’esterno, a volte anche con la forza, dalla polizia. Nel corso del vertice si delineano coalizioni più o meno forti e durature, ma nessuna in grado di prendere una decisione definitiva sul problema. Tutti più o meno concordano sul fatto che non si può più sperare che il mercato si autoregoli in regime di concorrenza, come sostenuto dalla maggior parte degli economisti degli ultimi 50 anni, ma bisognerà creare un organismo superiore per gestire la crisi.

Emergenza Cibo, intervengono Onu e Fao

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Non solo più gli allarmi della Fao, adesso anche l’Onu interviene nel problema dell’elevato costo del grano e del riso che sta investendo tutto il mondo. A pagarne le conseguenze peggiori, come al solito, sono i Paesi del Terzo Mondo, quelli che a malapena riuscivano a garantirsi una minima parte di questi generi alimentari, sufficienti almeno per non morire di fame.

Le associazioni umanitarie hanno lanciato un appello qualche giorno fa: raccogliere due miliardi e mezzo di dollari per fronteggiare l’emergenza e far abbassare il prezzo del cibo. Una task force dell’Onu invece si occuperà di capire il perchè di questo aumento sproporzionato dei prezzi, e di tentare di bloccarlo.

Sviluppo sostenibile: progressi e arretramenti

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Secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite nei paesi in via di sviluppo un bambino nato nel 2000 può sperare di vivere 8 anni più di sua madre. Nel 1970 più della metà degli adulti nei paesi in via di sviluppo era del tutto analfabeta, trenta anni dopo gli analfabeti sono scesi a un quarto della popolazione. Negli ultimi 10 anni, secondo le stime della Banca Mondiale, la quota dei poveri si è ridotta: dal 28,3% al 24% la popolazione sotto 1$ al giorno, dal 61% al 56% quella sotto i 2$, anche se per effetto della crescita demografica gli esseri umani ai limiti della sopravvivenza (in gran parte sotto le condizioni minime di sopravvivenza) sono cresciuti di circa 80 milioni arrivando a 2,8 miliardi di persone.

Appello degli scienziati per fermare il prezzo del cibo nei paesi poveri

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Per fermare la piaga della fame nel terzo mondo adesso scendono in campo anche gli scienziati dell’ONU. In questi giorni di tensioni, oltre 400 scienziati si sono uniti e, dopo aver stilato il rapporto sulla “Valutazione Internazionale delle Scienze Agricole e Tecnologiche per lo Sviluppo”, hanno chiesto martedì scorso nel palazzo delle Nazioni Unite di intervenire per agire su un cambiamento radicale per quanto riguarda la distribuzione di cibo nel mondo e soprattutto per difendere le risorse del pianeta, molto spesso saccheggiate dalle multinazionali.

La tesi che sostengono gli scienziati è che l’agricoltura moderna ha portato notevoli aumenti nella produzione alimentare, ma i suoi benefici sono stati irregolari e sono stati una conseguenza dell’alto costo sostenuto solo dai piccoli agricoltori, i lavoratori, le comunità rurali e l’ambiente. Infatti a pagare sono sempre i poveri della Terra che hanno economie di piccola scala, e quindi con molti minori guadagni rispetto a chi invece ci specula.

Il lungo cammino verso Kyoto 2: a Bangkok il Giappone contestato dai Paesi in via di sviluppo

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Il protocollo di Kyoto, sottoscritto l’11 dicembre del 1997 da più di 160 Paesi, ed entrato in vigore nel 16 febbraio del 2005, prevede l’impegno ad una riduzione delle emissioni di gas serra del 5,2% rispetto a quelle registrate nel 1990. Riduzione da compiersi nel periodo 2008-2012.
Ma si parla già di un Kyoto 2 per fissare nuovi parametri ed obiettivi di riduzione dei gas serra dopo il 2012.

Si è concluso venerdì sera a Bangkok l’incontro, sotto l’egida dell’Onu, dei delegati di più di 160 Paesi, giunti ad un ulteriore accordo per arrivare entro il 2009 ad una nuova risoluzione per la riduzione delle emissioni.