Chi segue con attenzione le campagne pubblicitarie del settore alimentare forse se ne sarà accorto. Sono numerosi i prodotti che negli ultimi mesi sottolineano nella loro comunicazione l’assenza dell’olio di palma dalla lista degli ingredienti. In alcuni casi si tratta di prodotti che non ne hanno mai fatto uso mentre in altri casi si tratta di ricette rivisitate per eliminare specificamente l’olio di palma. Poche settimane fa era stata invece l’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile a promuovere una campagna informativa a sostegno dell’uso di questo prodotto. Queste operazioni che coinvolgono direttamente i media generalisti sono però solo la punta dell’iceberg di un dibattito culturale, scientifico ed ecologico molto più complesso.
olio di palma
Nutella e olio di palma, le accuse, le scuse e il profondo commento del ministro Galletti
L’attacco del ministro Francese dell’Ecologia alla Nutella e all’olio di palma contenuto nel prodotto di casa Ferrero ha scatenato un forte dibattito. Sono arrivate quesi subito le scuse del ministro Ségolène Royal, poiché la Nutella contiene sì l’olio di palma, ma certificato come sostenibile, quindi in teoria non correlato alla deforestazione causata, in genere, dalle coltivazioni di tale pianta. In tutto questo dibattito il ministro italiano dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha voluto prendere posizione con un commento che, ahinoi, è lontano da quello che molti si aspetterebbero dal titolare del ministero dell’ambiente.
No all’olio di palma in Francia, e la Nutella ne paga le conseguenze
L’olio di palma è dannoso per la salute dell’uomo e delle foreste. Migliaia di alberi vengono abbattuti nelle aree incontaminate per far spazio alle coltivazioni di palma che comportano una serie di disagi all’ecosistema di cui sono estranee. Tutto ciò è ben noto alle multinazionali che lo utilizzano, ma per una mera questione economica, non se ne interessano e continuano ad investire in questa direzione. Per questo ora la Francia ha deciso di usare la mano pesante e super-tassare tutti i prodotti contenenti l’olio di palma.
Biocarburanti più inquinanti dei combustibili fossili? Sugli aerei pare di sì
Da tempo dedichiamo particolare attenzione al mondo dei biocarburanti, sui quali di certo non mancano mai le polemiche. In particolare è l’impatto che hanno sui cambiamenti del territorio ed il metodo di coltivazione che creano problemi in quanto queste tecniche possono incidere sulle emissioni di gas ad effetto serra. Oggi nel dibattito tra chi è pro e chi è contro, si inserisce una nuova ricerca pubblicata su Environmental Science and Technology che dimostra che in estremi casi la combustione di combustibili fossili negli aerei può essere meno inquinante dei biocarburanti. Secondo quanto segnala l’autore, James Hileman del MIT:
Non si può semplicemente dire se un biocarburante è buono o cattivo. Dipende da come viene prodotto e lavorato. In casi estremi il cambiamento della destinazione dei terreni potrebbe far sembrare i combustibili fossili più ecologici.
Biodiesel, il più grande impianto al mondo è a Singapore
Appartiene a Singapore il primato di ospitare il più grande impianto al mondo di biodiesel, con una capacità produttiva pari a ben 800.000 tonnellate di combustibile all’anno. La centrale, che è gestita dalla Neste Oil, produce carburante da oli vegetali e da grassi animali provenienti dai rifiuti generati dall’industria alimentare. La compagnia finlandese sostiene che il combustibile prodotto presso l’impianto garantisce dal 40% all’80% di riduzione delle emissioni di gas serra rispetto agli impianti basati sui combustibili fossili.
Siamo molto orgogliosi del nuovo impianto e della tecnologia NExBTL, un’importante innovazione finlandese in materia di carburanti rinnovabili che crediamo abbia un ottimo potenziale nel mercato globale,
spiega Matti Lievonen, CEO dell’azienda.
Nestlé si impegna a non distruggere più la foresta pluviale
La battaglia contro la distruzione delle foreste per l’olio di palma di Greenpeace si può dire ufficialmente vinta. Uno dei più grandi produttori di cibo e bevande del mondo, la Nestlé, ha promesso di smettere di usare l’olio di palma legato alla distruzione della foresta pluviale. Il monitoraggio dell’impegno è stato affidato a The Forest Trust (TFT) che farà in modo che nessun prodotto provenga da imprese che possiedono o gestiscono “piantagioni ad alto rischio o aziende legate alla deforestazione”.
Nestlé e TFT hanno lavorato insieme sui criteri che garantiscano sugli acquisti riguardanti l’olio di palma. Essi infatti devono:
- Essere derivati da piantagioni e aziende che operano nel rispetto delle leggi e dei regolamenti locali;
- Proteggere l’alto valore di conservazione delle zone forestali;
- Ottenere il libero consenso preventivo e informato delle comunità indigene e locali per le attività sulle loro terre;
- Proteggere le torbiere;
- Proteggere le foreste dall’alto “valore di carbonio”.
Biocarburanti, agricoltori africani rischiano sfratto dalle loro terre
Torniamo ancora una volta sul tanto dibattuto argomento biocarburanti versus sviluppo sostenibile, che ha visto finora la disfatta del carburante biologico che penalizzerebbe le colture destinate ad uso alimentare, aggravando la Fame nei Paesi sottosviluppati ed aumentando il prezzo dei beni di prima necessità (in primis i prodotti farinacei) nel resto del mondo. Senza contare la massiccia deforestazione in atto per fare spazio alle colture destinate alla produzione di biocarburanti. Un nuovo allarme degli esperti arriva dall’Africa, dove gli agricoltori rischiano di essere costretti a lasciare le loro terre a causa delle pressione di investitori ricchi e potenti o ancora di progetti di governo nati sulla base della crescente domanda globale di biocarburanti, che favorisce ovviamente i cambiamenti nelle colture.
Una recente ricerca dell’Università di Edimburgo ha scoperto che i mezzi di sussistenza già scarsi della popolazione africana potrebbero essere messi ulteriormente a repentaglio qualora i terreni agricoli africani fossero destinati in misura sostanziale alle colture per i biocarburanti.
Il Principe Carlo predica bene ma razzola male
Qualche giorno fa vi abbiamo riferito della visita del Principe Carlo d’Inghilterra in Italia, in cui ha ribadito, come ha fatto in tutto il mondo, che bisogna prendere provvedimenti urgenti per evitare il disastro climatico a cui stiamo andando incontro. Ma forse il Principe si riferiva più agli altri Governi che a sè stesso.
Una delle attività del Principe è la vendita di prodotti alimentari. Alcuni prodotti della sua linea però contengono un ingrediente che sta distruggendo intere foreste in tutto il mondo: l’olio di palma. Questo ingrediente è presente in cinque dei prodotti del suo Duchy Originals, la gamma di generi alimentari biologici venduti nei negozi britannici.
Il paradosso sta nel fatto che negli ultimi anni, il principe Carlo ha lottato in favore dell’Amazzonia e dell’Indonesia, sensibilizzando politici, imprese e il pubblico sulla necessità di salvare le foreste pluviali, la cui rapida distruzione uccide animali rari e accelera il cambiamento climatico. Due anni fa l’erede al trono ha istituito un progetto sulla foresta pluviale con l’appoggio di 18 società tra cui Goldman Sachs e McDonald’s per la campagna contro la deforestazione.
Perché non sono convenienti i biocarburanti
Un nuovo studio ha rilevato che ci vorranno più di 75 anni per recuperare le emissioni di carbonio attraverso l’uso dei biocarburanti per compensare le emissioni che si avranno quando le piantagioni per i biocarburanti avranno preso il posto delle foreste. Ma se l’habitat ideale sono le torbiere, il bilancio del carbonio dovrebbe aver bisogno di più di 600 anni.
L’olio di palma, sempre più utilizzato come fonte per i biocarburanti, ha sostituito la soia in tutto il mondo. La produzione mondiale dell’olio di palma è aumentata esponenzialmente negli ultimi 40 anni. Nel 2006, l’85% della produzione mondiale di olio di palma è stata prodotta in Indonesia e Malesia, i Paesi la cui perdita di foresta tropicale è di circa 20.000 chilometri quadrati all’anno.
Oranghi di Greenpeace contro la Nutella, caos a Coverciano
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Come ti friggo il clima: disastri ambientali all’olio di palma
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L’olio del frutto della palma viene ampiamente impiegato nell’industria cosmetica, alimentare e nella produzione di biocarburanti.