Italia, Austria e Lussemburgo a fatica cercano di raggiungere gli obiettivi di Kyoto 2012, mentre il resto d’Europa pensa alla seconda fase del protocollo sul clima per il 2020. La riduzione delle emissioni di anidride carbonica nel nostro Paese si è fermata al 4,8%, quando invece dovrebbe essere del 6,5%. Il mancato obiettivo del nostro Paese che emette 10-20 volte in più di quanto dichiara, e degli altri due Stati europei, mette a rischio i risultati dell’intera Unione che, entro il 2020, dovrebbe ridurre del 20% le emissioni di CO2 e i consumi energetici.
obiettivi protocollo di Kyoto
Protocollo di Kyoto
Protocollo di Kyoto
Il Protocollo di Kyoto è un accordo internazionale legato alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La caratteristica principale del protocollo di Kyoto è che fissa obiettivi vincolanti per i 37 Paesi industrializzati più la comunità europea per la riduzione dei gas serra. Tale riduzione ammonta ad una media del 5% (che varia come vedremo più avanti) rispetto ai livelli del 1990 da raggiungere nel periodo di cinque anni 2008-2012.
La distinzione principale tra il protocollo e la convenzione è che, mentre la seconda incoraggiava i Paesi industrializzati a stabilizzare le proprie emissioni di gas serra, il protocollo impegna, chi lo ratifica, a farlo. Riconoscendo che i Paesi industrializzati sono i principali responsabili degli attuali livelli di emissioni di gas serra nell’atmosfera a seguito di più di 150 anni di attività industriale, il protocollo pone un onere maggiore per le nazioni sviluppate in base al principio delle “responsabilità comuni ma differenziate”.
Protocollo di Kyoto prorogato dall’Unione Europea
La Ue ha deciso ieri sera che il protocollo di Kyoto (in scadenza nel 2012) si potrà prorogare. Ma trattandosi di una decisione politica, non poteva essere tutto così semplice. Dalla riunione dei 27 Governi che dovevano decidere sulle sorti di uno dei trattati più discussi della storia, è venuto fuori un documento altrettanto complicato da far rispettare.
Secondo i ministri dell’ambiente dell’Unione Europea, il trattato si può prolungare a condizione che tutte le grandi economie del mondo, dunque comprese anche le reticenti Cina e Stati Uniti, si adeguino al protocollo, impegnandosi nella riduzione delle emissioni di gas nocivi per l’ambiente. Il precedente trattato non prevedeva l’obbligatorietà della ratifica. In pratica un Paese poteva affermare di essere d’accordo ma poi non seguirlo, o ratificarlo in un secondo momento. Per il prolungamento dell’accordo invece i Paesi dell’Ue chiedono la ratifica da parte di tutti e subito.