Nucleare Italia, quelli che tra il referendum e la pausa di riflessione si lasciano

Nucleare Italia: infiamma la polemica mentre ci si prepara al referendum, a colpi di slogan, perlopiù incentrati sul fattore sicurezza per cercare di sfruttare l’onda emotiva seguita alle evidenti lacune delle vecchie centrali al verificarsi di violenti terremoti e devastanti tsunami. Una catastrofe naturale, quella che ha messo in ginocchio il Giappone, imprevedibile. Meno naturale è il comportamento della Tepco che, in un Paese a forte rischio sismico, si fa cogliere alla sprovvista, svelando più di una falla nella gestione della centrale di Fukushima.

Sul nucleare in Italia è intervenuto Massimo Donadi, presidente dei deputati dell’Idv, gettando benzina sul fuoco sulla pausa di riflessione voluta dal Governo, peraltro un atto dovuto a livello politico per via dell’impatto sul consenso popolare. Per Donadi, prendere tempo è un meschino stratagemma per scavallare il referendum.

Nucleare Italia, il fuori onda atomico della Prestigiacomo

Quelli che il nucleare in Italia sarà 1000 volte più sicuro che in Giappone, quelli che le rinnovabili costano troppo e l’atomo invece è gratis, quelli che il taglio delle emissioni al 30% nel libro dei sogni, quelli che cambiare idea è inimmaginabile ma non se c’è di mezzo la poltrona volante, se in gioco c’è un bel gruzzoletto di voti reagiscono con la pancia e si fanno prendere dall’emotività spicciola della campagna elettorale.

Ma ci credono davvero i nostri politici nell’affarone del nucleare? Un clamoroso fuori onda captato dalla stampa ha svelato ieri il pensiero reale a riguardo della Prestigiacomo, che ricordiamo, perché se non lo ricordiamo non si capisce, è il nostro Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Basta, non possiamo perdere le elezioni per il nucleare. E’ finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate. Bisogna uscirne ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese.

Nucleare Italia, quelli che cambiare opinione è inimmaginabile

Non solo cambiano opinione ma si svestono di un partito come i serpenti mutano pelle, migrano di valori, ideali, amori, amanti, mogli, orientamento sessuale come il vento radioattivo cambia direzione, passano da gioca  a palla con la testa dell’immigrato ad aggiungi un posto a tavola, può votare anche Ahmed. Sono i maestri del trasformismo. Alla disperata ricerca delle poltrone perdute, da ministri dell’agricoltura a ministri della cultura senza conoscere né i campi né i versi, se non quelle quattro righe di parole vuote che osano chiamare poesia solo perché le hanno scritte loro.

Eppure sul nucleare, anche alla luce di quanto sta accadendo in Giappone, dove ricordiamo i sistemi di sicurezza della centrale di Fukushima sono entrati in crisi per via del terremoto e del conseguente tsunami, cambiare opinione, per questi integerrimi signori millefacce, è inimmaginabile. Si voterà a breve per il referendum, la parola passa giustamente ai cittadini ed ancora non hanno realizzato che di fronte a quello che deciderà il popolo, quello stesso popolo che loro dicono sovrano da trattare con rispetto quando li elegge, non possono nulla se non cambiare opinione.

Nucleare, D’Alema: un affarone… per la Francia

Interviene sul ritorno al nucleare italiano, Massimo D’Alema. Nell’ambito della tre giorni conclusasi oggi a Perugia e dedicata alle Energie positive, promossa dalla Fondazioneitaliaieuropei di cui il politico è presidente, tanti i dubbi sollevati sulla rivoluzione energetica in chiave atomica avviata dal Governo: D’Alema preferisce le rinnovabili, intese come un’occasione che il Paese deve perseguire, rifuggendo da quello che altro non è se non un affarone per la Francia, che riceverà ricche commesse mentre l’Italia non trarrà granché vantaggio dalla costruzione di centrali nucleari sul suo territorio.

E a dirlo, badate bene, è uno che votò pro atomo nel tanto famoso referendum, lo rivela lui stesso, ma che oggi non esita a manifestare le sue perplessità sullo buttarsi a capofitto in tecnologie da cui saremo dipendenti.

Il nucleare è un grande affare per i francesi e non per gli italiani ed è difficilmente gestibile. Porterà grandi commesse alla Francia, e forse anche agli Stati Uniti, ma é più un’idea propagandistica che di politica industriale. E’ difficile recuperare 25 anni di ritardo se non con costi altissimi.

Bentornato nucleare, governo impugna leggi regionali contro nuovi siti

nucleare italiaSapevamo che lo avrebbero fatto. Malgrado i cittadini di molte regioni italiane non desiderino sul loro territorio centrali nucleari e relative scorie e annessi rischi, il governo si ostina con l’assurdo progetto di un ritorno all’atomo. La risposta a Vendola, così attivo nel campo delle rinnovabili nella sua Puglia, che aveva annunciato: “dovranno venire con i carri armati se vorranno costruirle qui”, non ha tardato ad arrivare. Il Governo ha infatti deciso di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata. A riferirlo sono fonti governative.

Decisione presa, guardate un po’ chi si rivede, su proposta del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, e d’intesa con il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto. Ma facciamo un piccolo riassunto: nel 1987  l’Italia dice no con un referendum al nucleare.

Il nucleare non fa risparmiare

no-nucleareStopthefever.org citando i dati provenienti da un recente studio effettuato in Germania, riassume efficacemente la sostanziale inutilità del passaggio al nucleare per l’Italia di oggi, confutando proprio quel risparmio energetico e pecuniario che ci stanno propinando da giorni per convincerci che si tratti di un passo giusto ed obbligato in direzione del progresso e di una migliore efficienza energetica:

Uno studio dell’Oko-Instituts ostiene che l’energia nucleare non apporta benefici economici ai cittadini e all’industria. Lo studio degli scienziati tedeschi, comparando i dati del mercato internazionale con quelli nazionali, mostra come il prezzo della corrente elettrica non subisca particolari variazioni tra la Germania, che ha scelto il nucleare, e i paesi che hanno scelto di rinunciare ad una tecnologia ad alto potenziale di rischio per l’uomo e per l’ambiente. I dati della borsa confermano questa analisi: quando le centrali tedesche si fermano, per permettere operazioni di manutenzione, l’andamento del prezzo dell’energia non tende ad un incremento. L’analisi dell’istituto di studi ecologici palesa, inoltre, una situazione analoga in Belgio, dove si riscontra che il prezzo della corrente elettrica, pur con un significativo utilizzo del nucleare, è molto elevato.