Gabriele Procaccini, biologo della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli guiderà la prossima spedizione per studiare il DNA del plancton. La ricerca a bordo della goletta Tara è cominciata due anni fa nel settembre 2009 in Francia. Si tratta del primo progetto al mondo che unisce al campionamento del plancton le analisi genetiche dei microrganismi, di cui finora conosciamo solo il 30% del genoma.
microrganismi
Lotta allo smog con un microrganismo dai ghiacciai dello Stelvio
Scoperto un nuovo modo per combattere lo smog in modo ecologico: un team di ricerca dell’Università Cattolica di Piacenza ha individuato nei ghiacciai dello Stelvio un microrganismo capace di nutrisi e di degradare materiali inquinanti provenienti dalla combustione di derivati dal petrolio e da lubrificanti. Come spiega uno dei professori che ha guidato la ricerca, il prof. Fabrizio Cappa
Adesso bisogna capire, con le adeguate prove di laboratorio, quali siano le sue potenzialità nel risanamento, biomediation, di ambienti inquinanti.
Fitorimediazione: la nuova tecnica “verde” per ridurre l’inquinamento
I ricercatori della North Carolina State University stanno lavorando per dimostrare che gli alberi possono essere usati per degradare o catturare l’inquinamento dei combustibili che finiscono nel sottosuolo e nelle acque sotterranee. Attraverso un processo chiamato fitorimediazione (letteralmente una tecnica “verde”), le piante e gli alberi rimuovono le sostanze nocive dall’ambiente o le rendono inoffensive.
Attraverso una partnership con agenzie statali e federali del governo, la dottoressa Elizabeth Nichols, docente di tecnologia ambientale al Dipartimento di Stato per le foreste e le risorse ambientali della North Carolina, e il suo team sta utilizzando la fitorimediazione per ripulire un sito contaminato ad Elizabeth City, NC.
Tale tecnica utilizza le piante per assorbire i metalli pesanti dal suolo tramite le loro radici. Il processo è un’alternativa interessante allo standard dei metodi di pulizia attualmente utilizzati, che sono molto costosi e ad alta intensità energetica. Nei siti adeguati, la fitorimediazione può avere un costo ragionevole e sostenibile. Il sito della Guardia Costiera è stato piantato con una miscela di alberi a veloce crescita, come salici e pioppi ibridi per impedire che i rifiuti residui di carburante entrino nel fiume Pasquotank. Circa 3.000 alberi sono stati piantati sui cinque acri, i quali sono stati in grado di immagazzinare il carburante degli aeromobili per la base della Guardia Costiera dal 1942 fino al 1991.
Scienziati italiani simulano il primo “motore a batteri”
Sentir parlare di batteri nella produzione di energia non appare più tanto strano: celle combustibili alimentate da batteri e biocombustibili ottenuti da svariati microrganismi non sono più una novità. Oggi parliamo di un’altra applicazione dei batteri in campo energetico: il motore batterico. Si tratta di un motore, a cui vengono applicate le nanotecnologie più avanzate, in grado di produrre energia attraverso l’attività di piccoli batteri. L’idea non è nuova e la sua fattibilità era stata già dimostrata da alcuni ricercatori giapponesi nel 2006, ma a sperimentare e simulare il funzionamento del motore a batteri sono stati alcuni scienziati italiani. Luca Angelani, Roberto di Leonardo e Giancarlo Ruocco, ricercatori dell’Istituto nazionale per la fisica della materia (Infm) del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), sono riusciti ad individuare un metodo per sfruttare il movimento dei batteri.
“Oil 2.0”: il petrolio del futuro prodotto dai batteri
