Anche gli alimenti hanno la loro efficienza energetica

efficienza energetica cibo

Un post del The Oil Drum rende noti alcuni dati interessanti sulla quantità di energia necessaria per produrre diversi tipi di alimenti. Organizzati nel grafico qui sopra, i vari tipi di alimenti sono stati classificati in base al loro utilizzo di energia per la produzione da Graham Hill, fondatore del sito Treehugger, in merito al lancio dell’iniziativa di una settimana vegana, piuttosto che una vegetariana, in quanto alcuni alimenti come il formaggio sono ad alto consumo energetico come la carne.

La tabella è in inglese, ma è facile capire i dati. Il cibo che costa meno in termini energetici è sicuramente il cereale, che consuma meno di un kw/h per produrne una tonnellata. Di certo un cibo eco-friendly che fa anche bene al corpo, visto che è consigliato in tutte le diete. Appena sotto ci sono il latte e le mele, tutti prodotti naturali che come unico consumo energetico hanno soltanto il consumo d’acqua per innaffiarli o poco più.

Poi a scendere troviamo le uova e il pollo che arrivano sulla soglia dei 5 kw/h per tonnellata, ed infine formaggio, carne suina e, più di tutti, la carne bovina, che ricordiamolo, oltre a consumare enormi quantità di energia, è anche quella più inquinante, dato che il metano prodotto dai bovini in grande quantità va ad aggiungersi a tutti gli altri gas serra emessi dall’uomo.

Illuminazione ecologica: lampioni alimentati dall’immondizia (gallery)

lampioni ad immondizia

E’ un’idea che sembra avere una certa quantità di buon senso: le città hanno bisogno dei lampioni, ma hanno anche bisogno di luoghi in cui buttare la spazzatura. E se le due cose fossero unite? L’illuminazione stradale, che deve rimanere accesa per tutta la notte, rappresenta una perdita piuttosto considerevole di energia. Ma cosa accadrebbe se tutte quelle persone che devono gettare l’immondizia nei cassonetti, li gettassero in degli appositi contenitori collegati ad un nuovo tipo di lampione che potrebbe usarli come combustibile?

E’ proprio quello che un gruppo asiatico ha pensato, costruendo così il lampione alimentato ad immondizia. L’idea di base è interessante, per non dire altro. Secondo Yanko Design:

Questa spazzatura viene bruciata nel lampione e utilizza il sottoprodotto metano come combustibile per alimentare le lampadine. Il compost può essere recuperato per ripulire le nostre città. Non è chiaro quanta spazzatura sia necessaria per mantenere un tale sistema in funzione.

Non solo CO2, nei trattati internazionali si sottovalutano gli effetti di altri agenti inquinanti

inquinamento treno

Come se ottenere un trattato globale sul clima non fosse già abbastanza difficile, Stacy Jackson, ricercatore della University of California di Berkeley, dice che dobbiamo cominciare a pianificare il futuro per un vertice che affronti specificamente a breve e medio termine le componenti del riscaldamento globale che fino ad ora sono state un po’ “tralasciate” come la fuliggine, l’ozono, e il metano.

Dal momento che queste sostanze provocano fino a metà del riscaldamento osservato nel periodo di tempo in cui permangono nell’atmosfera (dalle poche settimane della fuliggine, a qualche decennio per il metano), sarebbe prudente effettuare un’azione forte per mitigare i loro effetti, e non solo quelli della CO2 e di poche altre sostanze inquinanti prese in esame.

Dimezzare le emissioni di gas serra? Basta non mangiare più carne

no carne

Quando si parla di inquinamento, la prima idea che ci viene in mente sono le industrie che emettono quei gas neri nell’aria. Dopodiché si passa ai gas di scarico delle automobili, specialmente nelle città affollate. Ma in pochi sanno che la maggior parte dell’inquinamento è prodotto da ciò che mangiamo. Anzi, solo la produzione di carne ne produce più della metà.

A confermarlo è uno studio effettuato da scienziati americani, Robert Goodland e Jeff Anhang che hanno pubblicato un articolo dal titolo “Livestock and Climate Change” (bestiame e cambiamento climatico), uscito di recente sulla rivista World Watch Magazine.

Rallentare il riscaldamento globale mangiando carne è possibile

mucche-al-pascolo

Mangiare più carne bovina può rallentare il riscaldamento globale? Sembra un controsenso, ma può essere così. I bovini potrebbe essere una parte dell’intera equazione ecologica per risolvere i cambiamenti climatici e il ripristino della biodiversità degli ecosistemi. Le mucche possono alleggerire il danno umano se sono allevate in modo sostenibile.

Quando si tratta di riscaldamento globale, un numero crescente di persone punta il dito contro il consumo di carne. Questa prospettiva viene spiegata dal Dott. Rajendra Pachauri, presidente del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che ha riferito all’Observer:

La dieta è un’importante causa delle enormi emissioni di gas serra e di altri problemi ambientali, come la distruzione degli habitat, associata alll’allevamento di bovini e altri animali. La produzione di carne rappresenta quasi un quinto delle emissioni globali di gas serra. Queste vengono generate durante la produzione di mangimi per animali, per esempio, mentre i ruminanti, in particolare per le vacche, emettono metano, che è 23 volte più efficace come agente di riscaldamento globale dell’anidride carbonica.

Poiché il metano è un gas a effetto serra denso di CO2, ha un maggiore effetto negativo complessivo sulla Terra. Ma eliminare del tutto dalle diete i ruminanti sconvolgerebbe profondamente la nostra capacità di recuperare CO2 e produrre acqua per i campi.

Nonostante gli sforzi, i gas a effetto serra continuano ad aumentare

Secondo un’analisi preliminare della NOAA, che calcola l’indice annuale dei gas a effetto serra monitorando i dati da 60 siti in tutto il mondo, due dei più importanti gas responsabili dei cambiamenti climatici sono aumentati nell’ultimo anno.

I ricercatori hanno misurato ulteriori 16,2 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio (CO2) e 12,2 milioni di tonnellate di metano nell’atmosfera alla fine del dicembre 2008. Tale aumento è accaduto nonostante la recessione economica mondiale che ha ridotto le attività umane in tutto il Pianeta.

Solo riducendo la nostra dipendenza dai combustibili fossili e con l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili sarà possibile iniziare a vedere i miglioramenti e cominciare a ridurre gli effetti del cambiamento climatico.

ha dichiarato Pieter Tans scienziato del NOAA’s Earth System Research Laboratory di Boulder, Colorado. Visto da un altro punto di vista, per ogni milione di molecole d’aria, 2,1 molecole di biossido di carbonio nell’atmosfera sono entrate l’anno scorso e sono rimaste lì, leggermente ridotte all’anno precedente in cui erano 2,2. Il totale globale delle concentrazioni ammonta a 386 ppm (parti per milione), rispetto a 280 ppm di prima della rivoluzione industriale iniziata nel 1800.

Fornire biocarburante dal sole? Adesso si può

Gli alberi utilizzano la luce del sole per assorbire l’anidride carbonica, e l’acqua come un combustibile. Si tratta di una strategia elegantemente semplice, che utilizza fonti di energia rinnovabili per milioni di anni. Perché non fare la stessa cosa, e creare combustibile dal sole? Gli scienziati stanno rapidamente sviluppando la capacità di lavorare sulla stessa linea della natura, o almeno ci provano.

Una nuova ricerca mette in evidenza le opportunità e le potenzialità di questo entusiasmante passo. La vita è costruita su scala nanometrica, dal più piccolo virus alla più grande sequoia. La nostra capacità di valutazione tra pari in questo mondo si è rapidamente sviluppata nei passati cinquant’anni, eppure la nostra capacità di manipolare la materia su scala è appena cominciata ad emergere. Il potenziale per le nanotecnologie, come quelle in corso di elaborazione dello scienziato Craig Grimes e dei suoi colleghi della Pennsylvania State University, mostrano alcune dei più brillanti possibilità.

Stoccaggio del carbonio nelle zone umide, una soluzione ai cambiamenti climatici

Mentre l’incremento nella distruzione delle zone umide potrebbe scatenare un vero e proprio disastro ecologico, gli scienziati hanno scoperto che il ripristino di questi vulnerabili ecosistemi potrebbe rappresentare una soluzione valida ai cambiamenti climatici in corso attraverso la creazione di una rete mondiale di potenti pozzi di assorbimento del carbonio.

Si tratta di un progetto di ricerca alquanto ambizioso, lanciato dall’Us Geological Survey, i cui costi di realizzazione si aggirano intorno ai 12,3 milioni dollari. L’idea alla base di questo piano è quella di catturare e immagazzinare il carbonio nelle zone umide, come ad esempio paludi, acquitrini, torbiere, estuari. Il programma di attuazione è stato ufficialmente lanciato quest’estate (anche se gli scienziati ci lavoravano già da tempo) e, secondo le stime degli esperti, ha già fatto registrare i primi significativi risultati.

Vegetariani per un giorno e il gas serra diminuisce

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La carne rossa torna sul banco degli imputati, e questa volta non c’entrano colesterolo e grassi saturi, le si addebita il ben più globale crimine di aumentare i gas serra.
A quanto pare non basta più consumare cibi locali, che abbiano compiuto il minor numero di chilometri possibili per ridurre le emissioni. Secondo una ricerca pubblicata dalla rivista Environmental and Science and Technology il risparmio di inquinanti del consumare prodotti locali viene di gran lunga superato da un solo giorno da vegetariani.

Lo studio è stato effettuato da Cristopher Weber dell’università americana Carnegie Mellon che ha esaminato l’intero ciclo di vita dei cibi, dalla produzione alla tavola ed i rispettivi consumi di ogni fase del processo.

La Puglia va a idrogeno, prima rete di distributori per auto al mondo

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Forte lo schieramento della Regione Puglia dalla parte dell’ambiente e dell’energia verde. Dopo aver sfruttato il sole che bacia il tacco per il fotovoltaico e la forze del vento che soffiano tra Adriatico e Ionio per produrre energia dll’eolico, è ora il momento dell’idrogeno, energia prodota dall’azione combinata di sole e vento.

Profetizzata da Rifkin, guru dei cambiamenti industriali pro energie alternative, si compie in Puglia una vera e propria rivoluzione: verrà creata, nel giro di un anno, a partire da maggio, la prima rete di distribuzione di carburante a idrogeno al mondo. Nelle sei province pugliesi saranno installati dei distributori di idrometano (70% metano e 30% idrogeno), capaci di alimentare tutte le auto con motore predisposto.

Biogas: genesi, produzione, usi e consumi, la situazione italiana

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Il biogas è un combustibile composto da una miscela di vari gas (per lo più metano), prodotta tramite un processo di fermentazione di materiale organico.
Il processo di fermentazione prevede varie fasi e benchè possa riguardare potenzialmente tutte le sostanze organiche, le più indicate e le più impiegate sono i liquami zootecnici, i rifiuti domestici organici, gli ortaggi, la frutta, il latte, gli oli e i grassi vegetali e animali.
Il biogas si forma spontaneamente nelle discariche e ovunque ci sia un grande ammasso di rifiuti organici. Per evitare che si diffonda deve essere opportunamente captato.
Diverso è il discorso negli impianti preposti alla produzione di biogas, dove la fermentazione avviene in apposite vasche, i fermentatori. E’ quì che i rifiuti organici, in anaerobiosi (assenza di ossigeno), grazie alla presenza di batteri, fermentano. Il processo chimico della fermentazione decompone il carbonio legato alle molecole organiche delle sostanze. Il carbonio si lega successivamente agli atomi dell’idrogeno, componendo in tal modo il metano (CH4).