Inquinamento e CO2: battaglia agli altri gas serra

Il riscaldamento globale è un fenomeno dovuto ad una gran quantità di gas che contribuiscono, tutti insieme, a riscaldare la Terra a livelli superiori al normale. Ma se, come detto, i gas sono tanti, perché ci stiamo concentrando sempre e solo sulla CO2? Parte da questa domanda uno studio pubblicato su Nature di un gruppo di analisti del Noaa che avverte il mondo scientifico e industriale che non bisogna concentrarsi solo su questo gas visto che gli altri contribuiscono al 35-45% del riscaldamento.

Gas scisto, estrazione disperde più gas serra del carbone

Gas scisto, più inquinante del gas tradizionale, del petrolio e persino del nero carbone. Ad evidenziare l’apporto devastante dello shale gas all’effetto serra è un recente studio pubblicato sulla rivista Climate Change, condotto da un’équipe di ricercatori afferente alla Cornell University di New York.

Gli autori, coordinati da Robert Howarth, hanno scoperto che il metano estratto dalla frantumazione delle rocce produce emissioni di gas serra in proporzioni maggiori rispetto alle fonti di energia sopra citate. Questo metano sarebbe un gas serra 20 volte più potente della CO2.

Incentivi auto 2011 per impianti di conversione metano e GPL tornano in carreggiata

Gli incentivi per trasformare vetture a benzina in auto ad alimentazione a metano e GPL sono ripartiti questa mattina, con start dalle ore 9. La riapertura dei contributi statali è arrivata dopo due mesi di fermo tecnico, slittando sui tempi previsti fissati al 1 gennaio del 2011, in virtù della legge 403/97 che prevede lo stanziamento di appena due milioni di euro.

Proprio per effetto del ritardo nel ripristino degli incentivi, voluto per includere ben altre e maggiori disponibilità finanziarie, a questi fondi vanno ad aggiungersi altri 12 milioni provenienti da risorse non utilizzate negli anni precedenti e rimesse a disposizione, nonché parte delle risorse non sfruttate nell’ambito dei maxi-incentivi alla rottamazione relativi all’anno 2009.

Riciclo creativo, la birra che ricicla se stessa

Ci sono molte fabbriche di birra che possono convertisi o si stanno convertendo alle pratiche di produzione ecologiche. Alcune tecniche sono facili, basta prendere le materie prime dai coltivatori locali ed utilizzare energie rinnovabili. Altri sono trucchi innovativi che nessun altro aveva provato prima. L’azienda produttrice Magic Hat fa di più: identifica gli scarti di produzione e li trasforma in una risorsa. Gli imprenditori hanno deciso di catturare l’energia sprecata dai grani utilizzati per farla tornare indietro in modo da alimentare il processo di bollitura.

Si tratta di un processo di riciclaggio on-site a circuito chiuso con un sistema che utilizza un digestore anaerobico di metano (ufficialmente chiamato Biodigestore Orbicolare Bifase™, o BOB) che è stato sviluppato da PurposeEnergy. Si tratta del primo del suo genere al mondo, ed è in funzione da circa un anno. Il sistema produce 200 metri cubi di biogas al minuto, il quale viene poi utilizzato per alimentare il processo di fermentazione ad alta intensità energetica.

Energia pulita prodotta in stalla, la green economy in Toscana

Come ridurre le emissioni di anidride carbonica di circa 7.000 tonnellate ogni anno e produrre energia pulita per oltre 2,6 megawatt? Sfruttando l’energia prodotta nelle stalle delle fattorie toscane!

Questa è l’idea dell’azienda agricola Fattorie Toscana e Santa Luce, in provincia di Pisa: green economy ed energia verde al 100% prodotta dagli scarti aziendali delle stalle.

Biogas: Confagricoltura contraria a limitazioni sui raccolti

Nel nostro Paese la crescita del mercato del biogas-biometano fornisce sia un contributo valido alla quota di produzione di energia rinnovabile tricolore, sia una opportunità fondamentale, per le imprese agricole, al fine di integrare il reddito. Su queste basi, di conseguenza, la Confagricoltura è preoccupata in merito all’ipotesi di introduzione di una norma che limiterebbe al 15% dei raccolti la destinazione a biogas, ragion per cui la Confederazione, ed in particolare il suo presidente, Federico Vecchioni, ha già provveduto ad inviare una lettera a Giancarlo Galan, Ministro alle Politiche Agricole, ed a Paolo Romani, Ministro allo Sviluppo Economico.

A tenere banco in merito è una direttiva comunitaria, la 2009/28/CE, per la quale la Confagricoltura, con un dettagliato documento inviato ai parlamentari ed alle forze politiche, ha voluto mettere bene in evidenza come non ci siano deleghe nella limitazione all’utilizzo delle coltivazioni dedicate al biogas, ma anzi si punta a promuovere ancor di più lo sviluppo delle energie rinnovabili da parte delle imprese agricole.

Biogas

Biogas

Con il termine biogas si intende una miscela di vari gas  (a netta prevalenza di metano con percentuali dal 50 all’80%) prodotto dalla fermentazione batterica anaerobica (operata da batteri che vivono in condizioni di assenza di ossigeno) di residui organici provenienti da rifiuti, vegetali, carcasse,  reflui zootecnici, fanghi di depurazione, scarti dell’agro-industria in via di decomposizione.

Consta di un processo di decomposizione della sostanza organica da parte dei batteri anaerobici,  che scinde la materia organica in anidride carbonica, idrogeno e metano (gas la quale struttura molecolare è espressa dalla formula CH4).

Metano

Metano

Il metano è un gas naturale, un idrocarburo semplice formato da un atomo di carbonio e 4 di idrogeno (CH4).  E’ un gas inodore, incolore ed insapore, per rendere avvertibile la sua presenza nelle reti domestiche, viene odorizzato con tetraidrotiofene, che gli conferisce quel tipico “odore di gas”.

La scoperta del metano si deve ad Alessandro Volta che nel 1776, su segnalazione di Carlo Giuseppe Campi, prese ad osservare degli strani fenomeni che si verificano presso paludi e laghetti stagnanti: avvicinando una fiamma alla superficie della palude si accendevano delle piccole fiamme azzurre. Il fisico italiano raccolse le bolle di gas in una bottiglia e diede a questo gas naturale il nome di aria infiammabile di palude. Scoprì che la combustione avveniva sia per fiamma che mediante scarica elettrica, e dedusse che il gas si formava nella decomposizione di sostanze animali e vegetali. Bisognerà aspettare il 1805 per avere una corretta composizione del metano, da parte di Thomas Henry.

Piano energetico regionale: Piemonte punta sul biometano

Puntare sempre di più sul biometano e sullo sviluppo dell’intera filiera. Questo nel campo energetico è uno degli obiettivi che si è prefissa la Regione Piemonte al fine di andare a cambiare le abitudini e le impostazioni nel settore agricolo, ma anche nel campo dei carburanti per autotrazione con l’obiettivo di contribuire all’abbattimento del PM10.

In merito a questa opportunità, nella primavera del prossimo anno, avvalendosi della collaborazione di Enviroment Park, l’Amministrazione regionale ha già programmato ed organizzato un convegno sul biometano, mentre intanto di recente la direzione Commercio ha provveduto a promuovere uno studio di fattibilità per analizzare le potenzialità e le criticità.

Gas serra

Gas serra

Sono detti gas serra quei gas dell’atmosfera terrestre, di origine naturale o antropica, che sono trasparenti alle radiazioni solari in entrata ma sono in grado di trattenere, in modo consistente, le radiazioni infrarosse emesse dalla superficie terrestre, dall’atmosfera e dalle nuvole. Questa loro proprietà è nota come effetto serra.
I principali gas serra presenti nell’atmosfera sono il vapore acqueo (H2O), l’anidride carbonica (CO2), l’ossido di di azoto (N2O), e il metano (CH4). Le emissioni di questi ultimi tre gas serra sono regolamentate dal protocollo di Kyoto. Spesso l’ozono (O3) è confuso tra i gas serra, ma in realtà esso non trattiene le radiazioni infrarosse, ma filtra invece i raggi solari UVB e UVC.

Vi sono poi molti gas rilasciati nell’atmosfera terrestre dall’attività umana come gli alocarburi, tra cui i più comuni sono i clorofluorocarburi (CFC) utilizzati fino alla metà degli anni ’80 come propellenti per bombolette spray, e tante altre molecole contenenti cloro e fluoro. Le emissioni dei gas alogenati, regolamentate da un trattato internazionale firmato nel settembre 1987, il protocollo di Montreal, sono molto inferiori rispetto agli altri gas serra e la loro concentrazione nell’atmosfera è molto bassa, ma questi gas possono avere un tempo di vita molto lungo, anche fino a 400 anni, e un grande effetto come forzanti radioattivi, da 3.000 a 13.000 volte superiore dell’anidride carbonica. Il forzante radioattivo è la misura d’influenza di un fattore nell’equilibrio tra energia entrante ed energia in uscita nel sistema terra-atmosfera. Il calcolo della misura in cui un gas serra contribuisce all’effetto serra, il Global Warming Potential (GWP, potenziale di riscaldamento globale) è effettuato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo Consulente Intergovernativo sul Mutamento Climatico) per convertire le emissioni di gas serra in emissioni di CO2 equivalenti.

Riscaldamento globale, il ruolo delle piante

foglie emissioni di metanoLe piante restano un mezzo efficace per combattere il riscaldamento globale, nonostante emettano in piccole quantità un gas ad effetto serra importante. E’ quanto sostiene un recente studio condotto da un’équipe di ricercatori dell’Università di Edimburgo e coordinato dal dottor Andy McLeod.

La ricerca ha calcolato che le piante emettano meno dell’1% delle emissioni totati di metano sulla Terra. Quindi, anche se il metano è considerato circa 25 volte più potente dell’anidride carbonica nell’impatto sul riscaldamento globale, la vegetazione non ne produrrebbe poi così tanto da incidere significativamente sull’aumento delle temperature e su quanto sta avvenendo relativamente ai cambiamenti climatici.

Individuato batterio che raddoppierà la produzione di idrogeno

karin willquist

Il gas idrogeno è oggi usato principalmente per la produzione di sostanze chimiche, ma un brillante futuro si prevede per esso come carburante per autotrazione, in combinazione con celle a combustibile. Per produrre idrogeno gassoso in modo sicuro per l’ambiente, alcuni batteri vengono aggiunti alla silvicoltura e nei rifiuti domestici, utilizzando un metodo simile alla produzione di biogas. Un problema con questo metodo di produzione è che lo scambio idrogeno è basso, vale a dire che le materie prime generano poco idrogeno.

Ora, per la prima volta, i ricercatori svedesi hanno studiato un batterio che produce il doppio di gas idrogeno rispetto ai batteri attualmente in uso. I risultati mostrano come, quando e perché il batterio può assolvere al suo eccellente lavoro ed aumentare le possibilità di competitività della produzione biologica di idrogeno.

Ci sono tre importanti spiegazioni del motivo per cui questo batterio, che si chiama Caldicellulosiruptor saccharolyticus, produce gas idrogeno più di altri. Uno è che si è adattato ad un ambiente a basso consumo energetico, che ha causato lo sviluppo di sistemi di trasporto efficaci di carboidrati e la capacità di abbattere parti inaccessibili di piante con l’aiuto di enzimi. Ciò significa a sua volta che produce più gas idrogeno. La seconda spiegazione è che può far fronte a temperature sempre più elevate rispetto a molti altri batteri. Più alta è la temperatura, più gas idrogeno può essere formato

riassume Karin Willquist, studente di dottorato in Microbiologia Applicata dell’Università di Lund. La terza spiegazione è che il batterio CS può ancora produrre gas idrogeno anche in condizioni difficili, ad esempio l’idrogeno ad alta pressione parziale, che è necessario per far diventare la produzione di idrogeno più economica.

Spreco di cibo: quanto ci costa in termini di riscaldamento climatico

cibo in discarica

Si stima che il 40% del cibo prodotto in America viene sprecato. Esso equivale a 1400 calorie a persona ogni giorno. E’ vero che negli Stati Uniti sono molto più spreconi che dalle nostre parti, ma le abitudini europee si stanno avvicinando sempre più a quelle americane, tanto da rendere la differenza davvero minima.

Secondo l’EPA, 31 milioni di tonnellate di cibo commestibile è gettato in discarica. Gran parte della produzione, mentre marcisce, è metano, il quale è circa 25 volte più potente rispetto al gas ad effetto serra del biossido di carbonio. Il sito internet di The Next Generation Food, un blog britannico,  stima che ogni tonnellata di rifiuti alimentari è equivalente a 4,2 tonnellate di CO2. Gli autori della ricerca concludono che, se semplicemente smettessimo di perpretrare sprechi alimentari, riusciremmo a risparmiare talmente tanto inquinamento da togliere dall’atmosfera l’equivalente delle emissioni di un quarto di tutte le automobili in America.