Marea nera in Nuova Zelanda, è allarme ambientale

La nave Rena incagliata presso la costa settentrionale dell’isola della Nuova Zelanda ha provocato una marea nera a largo del porto di Tauranga, arrivando fino alla spiaggia di Mount Maunganui. La nave in questione appartiene al gruppo armatoriale greco Costmare Inc. Sono circa 250 le persone provenienti da Gran Bretagna, Australia, Olanda e Singapore, impegnate nelle operazioni di raccolta e contenimento degli idrocarburi.

Disastro petrolifero in Nuova Zelanda, nave si incaglia su barriera corallina

Potrebbe diventare la peggiore catastrofe ecologica marittima degli ultimi decenni in Nuova Zelanda.

ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Nick Smith. Una lotta contro il tempo e contro le correnti marine quella che si sta vivendo in queste ore a largo della Nuova Zelanda: la nave container Rena, lunga 236 metri e con oltre 47mila tonnellate di stazza, si è arenata due giorni fa nella Baia dell’Abbondanza, conosciuta in tutto il mondo per la barriera corallina Astrolabe. La striscia di petrolio fuoriuscita dalla nave è lunga 6 km e si estende nella costa settntrionale dell’isola, a soli 22 km dal porto di Tauranga.

Io prendo la bici!

Sarebbe estremamente utile se dal benzinaio invece dei bollini che ti fanno vincere orsetti di peluche orribili e altri contentini decisamente inutili ci dessero delle miniature dei megadanni che provocano ogni anno le compagnie petrolifere, a svantaggio dell’Africa, ad esempio, prosciugata dalle nostre piattaforme sanguisuga: interi villaggi distrutti, incatramati, acque tossiche, pesci che scarseggiano, perdite di greggio coperte tanto per salvare l’apparenza con sabbia come fa il gatto nella lettiera, in fretta, per mascherare un ricordino poco piacevole.

Marea nera BP: i numeri definitivi

Ad oltre un anno della marea nera capitata nel Golfo del Messico in seguito all’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della BP, finalmente possiamo dire di avere in mano i dati definitivi del disastro. E già questo, il fatto di averci messo più di un anno per calcolarli, fa capire l’entità di ciò che è accaduto. A portare a termine quest’improba missione ci hanno pensato i ricercatori del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI).

Marea nera in Scozia: chiusa la seconda falla, ma il disastro era annunciato

La fuoriuscita di petrolio, gentilmente battezzata Oil Sheen dalla Shell, è stata risolta. O almeno così dicono dalla compagnia. La seconda falla, quella più difficile da raggiungere, è stata finalmente chiusa dopo che nello scorso fine settimana era stato risolto il problema del primo foro, quello che faceva scorrere più petrolio nelle acque del Mare del Nord. Confidando nella sincerità della Shell, nella speranza che effettivamente il problema sia stato risolto, adesso cominciano le indagini.

Marea nera BP: aperta inchiesta sulle bugie dopo un anno

Come si suol dire, meglio tardi che mai. A quasi un anno di distanza dal giorno in cui la BP ha finalmente trovato la soluzione per risolvere la marea nera, e chiudere quella maledetta falla che ha distrutto un intero ecosistema, la giustizia americana si è svegliata ed ha aperto una nuova inchiesta. Questa volta non si indaga sulle cause, ma sulle menzogne che la compagnia petrolifera ha raccontato al mondo.

Marea nera in Scozia: Shell chiude la valvola, ma è ancora emergenza

Nella vicenda della marea nera in Scozia, oggi arrivano due notizie, una buona ed una cattiva. La buona è che la Shell è riuscita a chiudere la valvola che perdeva maggiormente e che ha sversato in mare 218 tonnellate di petrolio greggio. La cattiva è che per ripulire l’area ci vorranno ancora diverse settimane, anche perché c’è un secondo pozzo che perde, anche se quantità decisamente minori. Ma almeno è un buon inizio.

Shell: il NY Times scongiura Obama di non dare l’autorizzazione alle trivellazioni nell’Artico

La marea nera scozzese ha riaperto una ferita che sembrava essersi chiusa nel settembre scorso. Mai più maree nere, ci era stato promesso, ma da allora se ne sono susseguite diverse, di ogni dimensione. Ora però i giochi cominciano a farsi seri, e come vi avevamo già preannunciato qualche giorno fa, nonostante l’incidente nel Mare del Nord ed i disastri provocati in Nigeria, la Shell ha chiesto l’autorizzazione per trivellare nell’area più instabile della Terra: l’Artico. Ma stavolta, tra i vari oppositori, ce n’è uno d’eccezione.

Marea nera BP: nuova perdita all’orizzonte?

Una grande patina luccicante è stata avvistata nel Golfo del Messico nelle ultime ore, e già molti stanno dando la colpa alla BP. Ancora non si sa molto né delle cause né di quanto sia estesa, ma il timore principale è che il tappo che lo scorso anno fu posto sulla perdita che causò la marea nera si sia corroso, lasciando nuovamente fuoriuscire del petrolio.

Marea nera in Scozia: un incidente impossibile, che corre il rischio di ricapitare

Un incidente nel mare di Scozia? Impossibile! Rispondevano così le autorità britanniche ed i rappresentanti di Shell (magari ridendo tenendosi la pancia con le mani) alle domande preoccupate di giornalisti e ambientalisti quando, in seguito all’incidente dello scorso anno nel Golfo del Messico che ha riguardato la BP, tutte le trivellazioni in mare sono state messe sotto accusa. Ad un anno di distanza siamo tornati al punto di partenza.

Marea nera Shell in Scozia, una valvola di sicurezza all’origine della seconda falla

Marea nera Shell in Scozia: all’origine della seconda falla di cui si è avuta notizia ieri dalla stessa compagnia petrolifera, ci sarebbe una valvola di sicurezza vicina alla tubatura difettosa della piattaforma Alpha Gannet. Malgrado la prima fuoriuscita, di cui era trapelato poco o niente la settimana scorsa, fosse, a dire della Shell, sotto controllo e di portata insignificante, l’incidente è apparso subito più preoccupante ieri quando la compagnia ha ammesso l’esistenza di una seconda fonte di dispersione di greggio dalla piattaforma. Ad allarmare le scarse informazioni che trapelavano sull’entità dello sversamento ma soprattutto il fatto che anche i pochi comunicati della Shell fossero tutt’altro che rassicuranti.

Marea nera Scozia, Shell: “Ma dove vuoi andare a perforare?”

Marea nera in Scozia: dopo l’annuncio del tutto sotto controllo sulla prima falla di mercoledì scorso, oggi il mondo si è svegliato con la notizia di una seconda falla dalla piattaforma Alpha Bennet della Shell, nelle acque del Mare del Nord, 180 chilometri ad Est di Aberdeen in Scozia, luogo dell’incidente. Le associazioni ambientaliste britanniche, malgrado la Shell abbia dato notizia dell’accaduto e persino del fatto che non sanno dove sia localizzata di preciso la falla, si mostrano critiche nei confronti della compagnia petrolifera. In gioco non c’è infatti solo il fattore trasparenza sull’entità del disastro, ma le trivellazioni stesse in aree così critiche.

Marea nera Shell in Scozia, fuoriuscita di petrolio da una seconda falla

Marea nera in Scozia, ultime brutte notizie dal Mare del Nord. Vi avevamo anticipato della perdita occorsa alla piattaforma Gannet Alpha della Shell, 180 chilometri ad Est di Aberdeen, qualche giorno fa. La compagnia petrolifera, ovviamente, diceva di avere tutto sotto controllo e con un comunicato aveva rassicurato sulla gestione dell’incidente che proseguiva nel migliore dei modi ed in fretta, pur non rispondendo sull’entità della fuoriuscita. Oggi la notizia di una seconda falla e dichiarazioni che non lasciano presagire, ahinoi, nulla di confortante sul decorso del disastro.

Marea nera nel fiume Yellowstone, allarme rientrato

Il gasdotto Silvertip scoppiato il 1 ° luglio scorso, versando circa 160.000 litri,  1.000 barili di petrolio, nel famoso Yellowstone River non rappresenterebbe più un problema. La Exxon ha annunciato di aver prosciugato i due segmenti di greggio che si erano venuti a creare lungo il fiume, rimuovendo la miscela di acqua oleosa che faceva gridare al rischio di disastro ambientale. Tutto ciò che è stato rimosso è stato portato nella raffineria di Billings dove verrà stoccato sotto la supervisione dell’EPA, l’Agenzia per la Protezione Ambientale americana.