Da anni il Governo delle Maldive sta facendo sentire la propria voce in merito al problema dei cambiamenti climatici. Molte di queste isole che per noi sono un Paradiso in Terra rischiano di sparire a causa dell’innalzamento del livello dei mari. La battaglia che però ora sta portando avanti riguarda la tutela delle specie marine. A causa dei metodi di pesca sconsiderati che stanno riducendo gli stock ittici in tutto il mondo, i pesci negli oceani sono sempre meno, e per questo le Maldive si sono “candidate” per diventare riserva marina.
Maldive
Riscaldamento globale: il popolo delle Maldive sfrattato dall’innalzamento del mare
Nel giro di pochi anni le Maldive verranno cancellate dalla lista dei Paradisi tropicali. Non perché non siano più attraenti, ma perché rischiano di non esistere più. Quello che fino a qualche anno fa sembrava un sospetto, oggi è realtà: il livello del mare si è alzato talmente tanto da mettere a rischio la popolazione che lì ci vive. L’ufficializzazione è arrivata nei giorni scorsi direttamente dalla bocca del Presidente delle Maldive che sta cercando un accordo con il Governo australiano per far emigrare il suo popolo nel Paese oceanico prima che sia troppo tardi.
Dieci paesaggi da vedere prima che sia troppo tardi, la lista delle meraviglie che stanno sparendo
L’innalzamento del livello del mare, la desertificazione, i monsoni e le piogge torrenziali, lo scioglimento dei ghiacciai e l’acidificazione degli oceani stanno cambiando il volto del pianeta. I paesaggi terrestri sono da sempre in perenne mutamento ma in questa nostra era, detta dai geologi antropocene, tutto accade con più rapidità tant’è che potremo essere tra le ultime generazioni a vedere alcuni dei posti più belli della terra. Ecco la triste lista delle meraviglie da godere prima che sia troppo tardi redatta da Mother Nature Network.
Glacier National Park
Meno di 100 anni fa i ghiacciai compresi nell’area del parco erano 150. Ora ne restano 27 ed entro il 2030, se non prima, scompariranno del tutto insieme alle specie aventi habitat ed autoecologia legati ai ghiacci ed alle acque fredde.
La Maldive affondano, l’appello del Presidente a far pagare le emissioni
E’ passato quasi un anno da una delle manifestazioni che hanno fatto maggior breccia nel cuore della gente di tutto il mondo: la riunione subacquea dei Ministri delle Maldive. Eppure le conseguenze sono state ben poche. Di mezzo mille riunioni, la conferenza di Copenaghen e tante iniziative in favore dell’ambiente, ma la situazione non è cambiata. Per questo Mohamed Nasheed, Presidente dell’arcipelago, torna a far sentire la propria voce.
Un aspetto di cui purtroppo nessuno si è ancora reso conto, almeno tra i potenti della Terra, è che ciò che sta accadendo alle isole dell’Oceano Indiano non si ferma solo lì, ma è destinato a coinvolgerci tutti.
Ciò che accade a noi oggi, può succedere a voi domani. Si pensi a una città come Venezia. In un certo senso, siamo già tutti maldiviani
spiega Nasheed a Repubblica.
Clima, energia, ambiente: come rilanciare il negoziato globale
Si svolgerà oggi a Roma dalle 14 alle 19 presso la Sala Zuccari del Palazzo Giustiniani (Senato) la conferenza internazionale Clima, energia, ambiente: come rilanciare il negoziato globale, promossa dal Centro per un Futuro Sostenibile, (CFS), di cui è presidente Francesco Rutelli.
Keynote speaker il Presidente della Repubblica delle Maldive Mohamed Nasheed, da anni in trincea per la lotta ai cambiamenti climatici, tanto da essersi guadagnato il prestigioso premio delle Nazioni Unite dedicato ai “Campioni della Terra”. Tutti se lo ricordano per via della riunione subacquea che tenne nell’Oceano Indiano, alla vigilia del summit di Copenhagen, per attirare l’attenzione mondiale sui rischi che correva il suo Paese (e tutto il mondo) a causa dell’innalzamento dei livelli del mare provocato dal riscaldamento globale. Per Rutelli
la sua presenza a Roma sarà l’occasione per una riflessione sui negoziati internazionali alla luce dell’esito, in chiaroscuro, del summit di Copenhagen e in vista del prossimo vertice di Cancun.
Le politiche ambientali di Norvegia, Costa Rica e Maldive, le tre nazioni che puntano alle emissioni zero
Norvegia, Costa Rica e le Maldive sono alle prese con alti costi e ostacoli tecnologici per cercare di combattere il cambiamento climatico, tentando di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra fino allo zero. Le Nazioni Unite stanno lodando il loro obiettivo di “neutralità carbonica“, ma il modello è difficile da imitare, con la sua richiesta di un drastico passaggio all’energia pulita.
Quello che stiamo cercando di fare è di cambiare radicalmente la direzione della loro crescita economica
ha detto Yvo de Boer, capo del segretariato delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Eppure, tutte e tre le piccole nazioni affrontano grossi problemi. Le emissioni di gas serra in Norvegia sono del 7% sotto del valore del 2012 nel quadro del protocollo di Kyoto, mentre le emissioni sono in aumento in Costa Rica, in particolare nel settore dei trasporti.
E le Maldive hanno intenzione di essere una vetrina tropicale per l’energia solare ed eolica nell’Oceano Indiano, staccandosi dalla dipendenza costosa del diesel . Avranno bisogno di una cifra stimata di 1,1 miliardi di investimenti per oltre un decennio per raggiungere tale obiettivo. Le Maldive puntano alle zero emissioni entro il 2020, la Costa Rica al 2021 e la Norvegia nel 2030.
Maldive: riunione di Governo sott’acqua per richiamare l’attenzione sul problema ambientale
Se volevano attirare le attenzioni del mondo sul problema dell’innalzamento dei livelli del mare, dire che ci sono riusciti è dire poco. I membri del Parlamento delle Maldive hanno indossato l’attrezzatura subacquea (qualcuno ha dovuto fare un corso perché era la prima volta) e hanno utilizzato i segnali manuali per comunicare durante una riunione subacquea organizzata sabato scorso per evidenziare la minaccia del riscaldamento globale in una delle nazioni situate nel punto più basso della Terra.
Il presidente Mohammed Nasheed e altri 13 funzionari del Governo si sono seduti intorno ad un tavolo sul fondo del mare, a 6 metri di profondità, nella laguna appena fuori Girifushi, un’isola di solito utilizzata per l’addestramento militare. Con uno sfondo di coralli, l’incontro è stato un tentativo di attirare l’attenzione del mondo sui timori che l’innalzamento del livello dei mari causato dalla fusione delle calotte polari potrebbe “affogare” questo arcipelago dell’Oceano Indiano nell’arco di un secolo. Le sue isole mediamente sono a solo 2,1 metri sopra il livello del mare, e dunque sarebbero le prime a sparire in caso di scioglimento dei ghiacciai.
Le Maldive mettono una tassa contro il turismo inquinante
Il presidente delle Maldive ha affermato lunedì scorso che sta pensando ad una tassa di 3 dollari per tutti i turisti nei resort dell’isola per aiutare le popolazioni autoctone che stanno pagando anche per loro nella lotta ai cambiamenti climatici.
Da quando ha assunto l’incarico, lo scorso anno, il presidente Mohamed Nasheed è stato una voce importante sull’impatto dei cambiamenti climatici, una voce fuori dal coro che ha cominciato a parlare dell’aumento del livello degli oceani, che potrebbe far diventare una palude questo bellissimo arcipelago dell’Oceano Indiano. Le sue isole, in media a 2,13 metri sul livello del mare, rendono le Maldive la nazione più bassa della Terra.
La denuncia del Bangladesh: “per salvarci abbiamo bisogno di oltre 4 miliardi di dollari”
La città di Dhaka, in Bangladesh, ha appena registrato più pioggia in un solo giorno rispetto a quanto ha visto in oltre mezzo secolo (33 centimetri caduti in 12 ore). Questo evento ha fatto sembrare ancora più opportuno quello che il Ministro dell’Ambiente Mustafizur Rahman ha appena richiesto: 4,35 miliardi di dollari per i progetti contro il cambiamento climatico, per far adattare la nazione e renderla al passo con i tempi.
Se sarà in grado di ottenere i fondi, i progetti, illustrati dal Gulf Times saranno spesi per costruire e rafforzare gli argini e le strade, per la costruzione di migliaia di ricoveri, per il dragaggio dei fiumi principali, per l’impianto di alberi lungo la fascia costiera, la bonifica del territorio e del mare.
Per quanto riguarda il modo per finanziare tutto questo, ha spiegato il Ministro Rahman, il Bangladesh ha bisogno dell’aiuto della Banca Mondiale, della Asian Development Bank e di un finanziamento da parte delle nazioni ricche del mondo.
Le Maldive diventano la prima nazione ad emissioni zero
Non sono soltanto un Paradiso in Terra per la bellezza dei paesaggi. Le Maldive stanno per diventare un Paradiso anche per i principi dell’ecologia. Questo Paese, formato da 1.200 atolli e 380.000 persone, è destinato a diventare al 100% a zero emissioni entro dieci anni. Il nuovo (primo) presidente democraticamente eletto, Mohamed Nasheed ha fatto dell’ambiente la sua priorità assoluta, perché l’aumento del livello del mare minaccia di inondare la sua terra stessa.
L’anno scorso, il Presidente ha annunciato che stava cercando di acquistare un altro territorio per “traslocare” la sua popolazione in un’altra terra, a causa delle sue paure sugli effetti del cambiamento climatico. Il Paese ha già speso 30 milioni di dollari per i lavori fatti per contrastare i danni delle alluvioni attorno alla capitale, Malè. Ma l’emergenza comprende non solo quella zona, ma ben l’80% delle isole che sono soltanto ad un metro sopra il livello del mare. Ora il presidente ha annunciato piani per eliminare l’uso dei carburanti fossili, sulle isole. Il programma comprende
una nuova generazione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili ed infrastrutture di trasmissione, con 155 grandi centrali eoliche, mezzo chilometro quadrato di pannelli solari sui tetti, ed un impianto a biomassa che brucia anche le bucce di cocco.
Maldive: un Paradiso inquinato
Anche le isole tropicali hanno i loro problemi di inquinamento. Anzi, forse sono ben peggiori dei nostri. Chi pensa che stare alle Maldive sia la cosa più bella del mondo, forse non sa in che condizioni vivono alcuni abitanti di quei luoghi, specialmente quelli meno accessibili ai turisti. Tutte le isolette della Repubblica asiatica infatti stanno avendo sempre più problemi con lo smaltimento dei rifiuti, tanto addirittura da sommergere alcune di esse, fino a non lasciare nemmeno un lembo di terra incontaminata.
La situazione peggiore è a Thilafushi, un’isoletta dell’atollo di Kaafu la quale, nonostante sia molto vicina alle zone turistiche, è letteralmente immersa dalla spazzatura, tanto da diventare l’isola dei rifiuti più grande del mondo. Tutto ciò è dovuto a due fattori fondamentali: il primo è che la raccolta differenziata o il riciclo non esistono. Queste parole sono letteralmente sconosciute in una terra che viene fatta rimanere volontariamente arretrata; e poi perché, data la sua assenza di turismo, concentrato su altri atolli, viene utilizzata come discarica a cielo aperto. Prima vi convergeva l’immondizia della sola capitale Malé, vista la vicinanza; oggi arriva quella di tutta la Repubblica (circa 300 tonnellate al giorno).
Maldive rischiano di sparire a causa del riscaldamento globale
Le Maldive, paradiso di atolli situati nell’Oceano Indiano a sud-sudovest dell’India, rischiano di scomparire per sempre non solo dalle brochures delle agenzie di viaggio, ma dalla Terra.
Colpa ancora una volta del riscaldamento globale, che espone proprio questo arcipelago ad un rischio più elevato rispetto ad altre zone del globo, a causa della loro altezza media sul livello del mare, pari ad appena 1,5 metri.
Tra qualche decennio, le Maldive potrebbero essere completamente sommerse dall’innalzamento delle acque dell’Oceano Indiano, svanendo in fondo al mar.
E così, i circa 349.106 abitanti, non volendo fare la fine di Atlantide, stanno seriamente prendendo in considerazione l’idea di acquistare una nuova Patria, in cui trasferirsi in massa non appena le cose dovessero volgere al peggio.