Nucleare, la Consulta boccia le leggi regionali anti-centrale

Puglia, Campania e Basilicata dovranno fare i conti ora con un nuovo problema: il rischio di veder costruire una centrale nucleare sul proprio territorio diventa sempre più alto. La Corte Costituzionale, riunitasi ieri in Consulta, ha deciso che le leggi regionali che impedivano l’installazione di impianti di produzione di energia nucleare, di fabbricazione di combustibile nucleare e di stoccaggio di rifiuti radioattivi sul proprio territorio sono incostituzionali in quanto vanno a sconfinare nelle competenze nazionali.

Le tre Regioni meridionali erano tra le più decise a portare avanti la lotta contro il ritorno al nucleare in quanto erano segnalate tra i siti con maggiori garanzie per la costruzione di centrali o depositi di scorie radioattive (basta ricordare ciò che avvenne qualche anno fa a Scanzano Jonico). Per questo, non appena il Governo ha ricominciato a parlare di nucleare, sono state le prime ad alzare le barricate. Ora però queste sono state abbattute.

Bentornato nucleare, governo impugna leggi regionali contro nuovi siti

nucleare italiaSapevamo che lo avrebbero fatto. Malgrado i cittadini di molte regioni italiane non desiderino sul loro territorio centrali nucleari e relative scorie e annessi rischi, il governo si ostina con l’assurdo progetto di un ritorno all’atomo. La risposta a Vendola, così attivo nel campo delle rinnovabili nella sua Puglia, che aveva annunciato: “dovranno venire con i carri armati se vorranno costruirle qui”, non ha tardato ad arrivare. Il Governo ha infatti deciso di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata. A riferirlo sono fonti governative.

Decisione presa, guardate un po’ chi si rivede, su proposta del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, e d’intesa con il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto. Ma facciamo un piccolo riassunto: nel 1987  l’Italia dice no con un referendum al nucleare.