Jeremy Rifkin a Milano, rinnovabili, web e ambiente per una nuova economia

solarIl famoso e sempre apprezzato Jeremy Rifkin, autore di numerosi libri di successo planetario, studioso e presidente della Foundation of Economic Trends, è di recente intervenuto al Politecnico di Milano durante il convegno Innovation and technology for a sustainable future. Per Rifkin non ci sono dubbi, la nuova economia può basarsi solo su rinnovabili ed ecosostenibilità.

Nucleare di terza generazione, lontano da Chernobyl, lontano dal cuore

chernobylSergio Orlandi, direttore generale di Ansaldo Nucleare, insiste sulla sicurezza del nucleare di terza generazione, a suo avviso totalmente marziano all’era Chernobyl. Orlandi ne ha parlato a margine di un seminario svoltosi nei giorni scorsi sul sistema di prequalificazione per le imprese intenzionate ad accedere alla filiera nucleare, affermando che la terza generazione di impianti non presenta più gli stessi problemi di sicurezza della centrale ucraina, e anzi va ben oltre i requisiti richiesti per funzionare senza il rischio imminente di incidenti. Ma sentiamo le parole dello stesso Orlandi:

Attualmente ci sono a disposizione 4 tecnologie: due di tipo ‘attivo’ (con sistemi di sicurezza che richiedono il funzionamento di specifici dispositivi, alimentati elettricamente) e due ‘passivo’ (azionati da fenomeni fisici che si innescano spontaneamente in presenza di determinate condizioni anche in caso di malfunzionamento).

Sif: il mondo dell’industria e dell’ecologia si incontrano a Roma

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Lunedì 15 giugno a Roma si terrà il Sif, Sustainability International Forum, un congresso internazionale per discutere di sostenibilità tra chi ne capisce veramente qualcosa, e non tra politici che parlano e promettono, senza sapere di cosa si tratta. I partecipanti tra cui, giusto per citarne uno, vi sarà Jeremy Rifkin, presidente della fondazione Economic Trends, nonché uno dei più importanti economisti al mondo, saranno chiamati a discutere dei problemi mondiali della sostenibilità e le relative applicazioni sui principali settori dell’economia.

Dopodiché sul palco allestito a Palazzo Colonna si alterneranno industriali, rappresentanti delle istituzioni, associazioni ambientaliste locali, nazionali ed internazionali, fino anche alle organizzazioni non governative. Lo scopo principale è di far incontrare il mondo dell’ecologia con quello dell’industria, prima di tutto per stabilire che non si tratta di due campi separati, e poi per convergere insieme verso una soluzione al problema che affligge entrambi in questo periodo: il riscaldamento globale e la crisi economica.

Il nucleare non è la risposta, parola di Rifkin

Torna a farsi sentire Jeremy Rifkin, economista e guru internazionale dell’economia-verde, da sempre in lotta contro le lobby del nucleare. Stavolta fa sentire la sua voce all’Università La Sapienza di Roma, in cui nei giorni scorsi ha tenuto una lezione ai ragazzi della Facoltà di Scienze Politiche sull’economia internazionale.

Inevitabilmente, quando c’è lui, si finisce sempre con il parlare di nucleare, ed alla domanda se questo tipo di energia potesse essere la soluzione ai problemi energetici mondiali, la sua risposta è stata:

Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari che producono circa il 5% dell’energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della metà. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe sempre di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto sull’ambiente, si dovrebbero ridurre del 20% le emissioni di Co2, un risultato che certo non può venire da qui. Perché il passaggio al nucleare avesse un impatto sull’ambiente bisognerebbe dunque costruire almeno 3 centrali ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Così fornirebbe il 20% di energia totale, la soglia critica che comincia a fare una differenza. Ma, è evidente che questo non è possibile.

Rifkin e le terza rivoluzione energetica: ne avevamo già parlato, ma ora lo fa Grillo…

Delle idee di Rifkin sul nucleare avevamo già parlato in un articolo di qualche settimana fa.
Ora, però, torniamo sull’argomento sulla scia del grande successo mediatico ottenuto dall’intervista di Grillo a Rifkin, e pubblicata sul suo ormai celeberrimo e seguitissimo blog.

Non possiamo che rallegrarci che il comico usi il suo successo per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi così importanti, ahimè solo e soprattutto il pubblico della rete perchè in tivù viene costantemente censurato (credo nei tg nazionali sia vietato fare il suo nome, è una sorta di parola tabù, più o meno come dire Rifkin al ministro Scajola!).
Ma veniamo alla tanto discussa intervista.
Tema principale è ovviamente il problema dell’energia oggi, nell’era del picco del petrolio.
Secondo il famoso economista e scrittore americano, l’oro nero finirà molto prima di quanto si creda, probabilmente già nel 2010.

Il nucleare? Tutta fatica sprecata, parola di Jeremy Rifkin

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“Vi immaginate uno scenario tipo Napoli, ma dove i rifiuti fossero radioattivi?”

Questa la provocazione di Jeremy Rifkin, economista e scrittore statunitense, molto attento ai problemi che riguardano l’ambiente e i diritti dell’uomo. “Una fatica inutile“. E’ così che comincia la sua intervista a Repubblica, a proposito delle centrali nucleari.

E’ un fiume in piena Rifkin che si schiera con forza contro il nucleare, e spera che in Italia ci ripensino, prima che sia troppo tardi. Prima di fare ipotesi azzardate o accuse senza senso, leggete le sue parole che ora seguono.

Lo sapevate che i manuali di istruzione inquinano? Piccoli accorgimenti per vivere ecologico

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Ripulire l’ambiente non significa solo fare la raccolta differenziata o evitare di sporcare le strade, ma significa soprattutto risparmio energetico. Se, soprattutto in Italia, l’ingresso delle energie pulite ancora non ha preso piede, cerchiamo almeno di limitare gli sprechi con quello che abbiamo.

E l’attenzione deve essere spostata sugli elettrodomestici. Jeremy Rifkin, presidente della “Foundation on Economic Trends” ha calcolato che la casa di un americano medio dispone dell’energia che produrrebbero 58 schiavi se lavorassero tutto il giorno senza mai fermarsi nell’arco delle 24 ore. In Italia la situazione va rivista leggermente al ribasso, ma neanche di tanto.