Ambiente e tecnologie pulite al centro della Clean Tech Exhibition di Tel Aviv

La Clean Tech Exhibition, svoltasi dal 5 al 7 luglio scorso al quartiere fieristico di Tel Aviv, ha rappresentato un punto di incontro cruciale tra l’impegno locale decennale di Israele verso le tecnologie pulite e la tutela ambientale ed il panorama internazionale della Green Economy, mercato in forte espansione che guarda con interesse proprio a quei Paesi che per primi si sono fatti propulsori dello sfruttamento di energie alternative ai fossili. La fiera delle energie pulite, giunta quest’anno alla sua quindicesima edizione, ha trovato nello stato israeliano una confluenza geografica e simbolica perfetta per unire le strade di tre diversi continenti: Asia, Europa ed Africa.

Fotovoltaico, Israele investe nell’industria solare italiana

L’industria solare israeliana affonda le sue radici nei lontani anni Cinquanta ma è negli anni Settanta, un periodo particolarmente critico per gli approvvigionamenti energetici minati dalla crisi del petrolio, che vede svilupparsi un mercato fiorente e particolarmente promettente. Un momento difficile fatto di necessità impellenti che si è tradotto, come spesso accade, nello sfruttamento di nuove risorse e nello sviluppo di tecnologie alternative. Tra i pionieri il fisico Harry Zvi Tabor merita una menzione particolare per la realizzazione di un prototipo di caldaia ad energia solare che ancora oggi, a distanza di decenni, viene utilizzata nel 90% delle abitazioni del Paese.

Riciclaggio creativo: l’autobus diventa Bed&Breakfast (gallery)

Zimmerbus B&B Israel

Premettendo che il riciclaggio è sempre una cosa intelligente, ci sono metodi creativi che lo fanno sembrare ancora meglio di quanto non sia già. Alcuni vecchi autobus ormai inutilizzabili gettati tra i rifiuti di un cantiere in Israele hanno fatto la fortuna di una famiglia imprenditrice che vi ha ricavato un originale bed-and-breakfast.

Il Bed & Breakfast Zimmerbus, situato nel piccolo villaggio di Ezuz, ai piedi del Monte Negev, si trova su una collina che domina il deserto del Negev. Gli autobus in pensione sono stati coperti con foglie di palma e paglia a mò di tetto, per creare il miglior alloggio per i viaggiatori eco-consapevoli.

I Paesi del Nord Africa e Medioriente potrebbero fornire energia solare a tutto il mondo

energia solare

Il Medio Oriente e l’Africa del Nord, di cui fanno parte quei Paesi che rientrano sotto il termine generico di Paesi MENA, hanno il potenziale per creare più di 3 volte il fabbisogno mondiale di energia soltanto grazie al sole, secondo un nuovo studio riportato sul Khaleej Times.

I Paesi che si muovono velocemente, spiega lo studio, potrebbero avere un vantaggio competitivo. In questo modo essi potrebbero assumere la leadership: i Paesi MENA, in particolare quelli situati sulla penisola araba, così come alcuni altri, come la Giordania, Libano e Israele, potrebbe essere i capofila. Questi Paesi non sono estranei alla nozione di energia solare, come fanno notare innumerevoli articoli sull’energia solare redatti sui blog e i giornali in Medio Oriente.

Lotta alla siccità, il know how israeliano

israele-lotta-siccitaL’acqua manca, ma di idee ne piovono in abbandonanza a sopperire alla naturale aridità del territorio israeliano, aggravata dalla costante diminuzione delle piogge. Per far fronte al problema, lo Stato ebraico oggi ricicla il 75% delle sue acque reflue e nel 2016 coprirà il 35% del suo fabbisogno grazie alla dissalazione dell’acqua di mare.

Il Paese sta investendo da anni in questo settore. Priorità numero uno: aumentare il volume d’acqua disponibile. Impianti di desalinizzazione, perforazione ancora più in profondità delle falde acquifere, aumento del volume della pioggia. Non c’è tecnologia che non sia stata esplorata e sulle quali non si sia investito per trovare un rimedio alla siccità.
A sessanta chilometri a sud di Tel Aviv, sul mar Mediterraneo, sorge Ashkelon, un gigantesco impianto di dissalazione dell’acqua di mare. Lanciato nel 2006, ha prodotto circa 100 milioni di metri cubi all’anno di acqua potabile

“per un prezzo competitivo di 0,53 centesimi per m³, “dice Erza Barkai, uno degli amministratori di IDE, la società che ha sviluppato la tecnologia alla base dell’impianto.

Scoperta una pianta del deserto che si auto-irriga

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I ricercatori del Dipartimento di Scienze biologiche presso l’Università di Haifa-Oranim sono riusciti a rilevare il primo sistema di “auto-irrigazione” del rabarbaro del deserto, che consente la raccolta di acqua di 16 volte maggiore di quella prevista in questa regione in base ai quantitativi di pioggia del deserto.

Questo è il primo esempio di un auto-irrigazione delle piante in tutto il mondo. Il rabarbaro cresce tra le montagne del deserto del Negev, Israele, dove la precipitazione media è particolarmente bassa (75 mm all’anno). A differenza della maggior parte delle altre specie di piante del deserto, che hanno foglie piccole in modo da ridurre al minimo la perdita di umidità, questa pianta ha foglie particolarmente grandi, con un diametro massimo di un metro. I professori Simcha Lev-Yadun, Gidi Ne’eman e Gadi Katzir si sono imbattuti in questa singolare pianta mentre studiavano la zona con i loro studenti.

Israele sceglie una turbina made in Italy per la centrale solare del Samar Kibbutz

turbina-solare-samar-kibbutz-israeleIsraele ha scelto la tecnologia made in Italy, optando per l’installazione di una turbina italiana nell’innovativo impianto solare del Samar Kibbutz. A realizzarla la Turbec Spa di Cento, in provincia di Ferrara, che da oggi può vantare la partecipazione a quello che è considerato un progetto di energia solare più  che all’avanguardia, rivoluzionario.

La centrale israeliana realizzata dalla società Aora è infatti fondata sulla cogenerazione, produce sia energia elettrica che energia termica, ed è un chiaro esempio di quello che viene identificato come impianto solare ibrido. Disposto su una superficie  di 2 mila quadrati nel deserto Harava, nel sud dello stato di Israele, l’impianto garantisce energia 24 ore su 24, dal momento che la generazione non si ferma neanche di notte, grazie all’utilizzo di gas naturale o biogas. Il tulipano nel deserto, l’enorme torre progettata dallo studio di architetti Haim Dotan Ltd, è alto 30 metri, in cima trova posto la micro-turbina italiana, che si muove grazie all’energia pulita convogliata dalla superficie riflettente di 30 specchi solari (o eliostati).

La rivoluzione del sole inizia dai kibbutz israeliani

Ricavare il 20, il 40% del fabbisogno totale di energia dalla luce solare. Questo il sogno di Israele che sta per avviare una vera e propria rivoluzione del sole, potenziando enormemente il settore delle rinnovabili al fine di rendersi semi-indipendente dal petrolio, risorsa difficile da ottenere per gli israeliani, che non godono certo dell’amicizia dei governi dei Paesi confinanti, ricchissimi detentori di oro nero.

Motivazione sufficiente a dare una bella spinta verso fonti di energia pulita e lo slancio necessario per lanciarsi in una grandiosa impresa: quella di ricavare energia trasformando il deserto del Negev, una regione che si trova nella parte meridionale dello stato d’Israele, nel sud di Arava, in una mega centrale solare.

Il Mar Rosso restituisce nuova vita al Mar Morto

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Riparte “Valley of Peace” il progetto per ridare vita al Mar Morto. L’iniziativa, avviata più volte dal 1800, prevede la costruzione di un canale lungo 166 chilometri che collegherà il Mar Rosso al Mar Morto per far fronte al sensibile abbassamento del livello dell’acqua di quest’ultimo. Grazie al canale sarà possibile riversare nel Mar Morto 2 milioni di metri cubi di acqua dolce proveniente dal Mar rosso.

A finanziare il progetto per 3 miliardi di dollari è il multimiliardario israeliano Yitzhak Tshuva, proprietario del gruppo El-Ad, che comprende il Plaza Hotel di Manhattan e la Delek, seconda compagnia petrolifera israeliana. Altre personalità di spicco, come Shari Arison e Nochi Dankner hanno annunciato di voler prendere parte all’opera per finanziare il canale, che dovrebbe essere completato in una decina di anni.

Earth Hour, 60 minuti di buio per riaccendere la Terra

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La Terra al buio, dalle 20 alle 21, come a concederle un’ora di sonno, un po’ di riposo dal caos, dal frastuono e dal riverbero di neon e luci.
E’ l’iniziativa promossa dal WWF, che coinvolge ben 380 città di tutto il mondo. Earth Hour, l’ora della terra, ha preso il via giovedì sera a Tel Aviv ed è ripartita oggi alle 9 ora italiana in Nuova Zelanda, a Christchurc.

Si spegneranno monumenti simbolici, edifici, scuole, uffici, il tutto per far arrivare a governi ed istituzioni di ogni parte del globo lo stesso messaggio: i cittadini di tutto il mondo vogliono delle normative per ridurre le emissioni di gas serra e si spengono, per un’ora, proprio come avverrebbe in caso di un cataclisma dovuto al disastro ambientale globale in corso.

CityCat: dall’India un veicolo ad aria compressa

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Novità interessanti dal mercato delle automobili new generation. Risale a poco tempo fa la notizia che il colosso Tata Motors prevede di iniziare a vendere un’automobile in India entro la fine di quest’anno. Niente di strano se non fosse che si tratta di un veicolo ad aria compressa. Il suo inventore è il francese Guy Negre, che ha ottenuto l’appoggio di Tata Motors (India) per la sua prossima CityCAT.
L’auto, a cinque posti, ha una struttura in fibra di vetro alimentata da aria compressa. Ha un peso di soli 350 kg e potrebbe costare l’equivalente di poco più di 5000 dollari. Il progetto è sostenuto dal gruppo indiano Tata che ha effettuato un ingente investimento per la realizzazione di questo autoveicolo.

Il serbatoio, può essere riempito con aria da un compressore in soli tre minuti, più rapidamente della maggior parte delle batterie elettriche. In alternativa, l’auto può essere collegata alla rete elettrica per 4 ore. Per i lunghi viaggi, CityCAT possiede un bruciatore a combustibile che serve a riscaldare l’aria, facendo in modo che questa si espanda e aumenti la pressione sui pistoni. Il bruciatore è fatto in modo tale da poter utilizzare tutti i tipi di combustibile liquido. I suoi ideatori dichiarano che il consumo di quest’auto non supererebbe l’equivalente di 0,50 L ogni 100 Km.