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Eolico, le installazioni diminuiranno del 75% nei prossimi anni

eolico calo installazioniAnev, l’Associazione nazionale energia del vento, e Legambiente stimano un calo del 75% per le installazioni eoliche dei prossimi anni a causa delle aste e dei registri per i nuovi impianti. Dal 2013 gli impianti eolici subiranno tale riduzione rispetto alla media degli anni precedenti perché sono stati ammessi alle aste limiti più bassi di quelli fissati. In particolare i MW ammessi per l’eolico on-shore sono 442 e solo 30 per gli impianti eolici off-shore.

Eolico: mercato italiano in cerca di riscatto

Quello relativo all’eolico è nel nostro Paese un settore delle fonti rinnovabili che presenta e mantiene ancora tutte le proprie potenzialità, ma la crescita della potenza installata, nel 2010, inferiore a quella del 2009, individua un segnale che non può essere ignorato.

Ad affermarlo è stata l’APER, Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovabili, in quanto la nuova potenza eolica installata nel 2010, pari a 950 MW, è risultata essere inferiore del 15% circa rispetto al 2009. L’anno scorso il comparto eolico in Italia ha attratto quasi due miliardi di investimenti, ma secondo l’Aper il calo della crescita della potenza installata, anno su anno, è frutto da un lato della difficoltà legata al finanziamento di nuovi progetti, e dall’altro della confusione normativa che ha contribuito a frenare lo sviluppo settoriale.

Eolico in crollo del 25% nel 2010

Quello appena finito è stato un anno nero per l’eolico. Il numero di installazioni di nuovi impianti è crollato rispetto al ritmo degli anni precedenti ed il 25% in meno di scintillanti turbine hanno roteato nel vento del 2010. Si conclude con questo bilancio fortemente negativo il primo anno di recessione in Italia per il rinnovabile eolico. La causa prima del cattivo vento che soffia è da ricercarsi nel crollo dei certificati verdi. Tale analisi e le relative considerazioni sono state prodotte dall’Anev, l’Associazione Nazionale Energia del Vento, che ritiene il dato

molto preoccupante perché riflette un diffuso malessere tra gli operatori e, in prospettiva, mette a serio rischio il raggiungimento degli obiettivi comunitari al 2020 e allo stesso tempo l’occupazione a quella data, secondo uno studio congiunto Anev-Uil, dei 67.000 addetti nel settore ipotizzati.