Ilva di Taranto, una clausola permette a Bondi libertà sull’Aia

ITALY-MANUFACTURING-STEEL-STRIKE-COMPAGNY-ILVA-PROTESTIlva di Taranto, dopo il commissariamento dell’impianto siderurgico, a capo del quale è stato nominato Enrico Bondi, peraltro ex AD della stessa Ilva per un breve periodo, c’è chi facendo le pulci alla sua nomina ha scoperto che il nuovo commissario può permettersi varie libertà sul rispetto dell’Aia.

Ilva, arriva l’allarme amianto nei reparti dopo la tromba d’aria

Grande preoccupazione per l’allarme amianto lanciato dal Fondo Antidiossina di Taranto in seguito a numerose segnalazioni di operai, preoccupati per la propria salute dopo la comparsa della sostanza tossica nei reparti a seguito della tromba d’aria che ha abbattuto due camini dell’Ilva e apportato altri danni alle strutture alcuni giorni fa.

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ILVA, la proprietà sapeva del disastro ambientale da vent’anni

ilva proprietà disastro ambientaleAltro che morti nella media e inquinamento entro i limiti di legge. La proprietà dell’Ilva, il gruppo Riva, era a conoscenza dei problemi ambientali che l’acciaieria tarantina comportava sin da prima di acquistarla dalla Fintecna, ex Italsider, nel 1995. Lo ha denunciato il deputato PD Ludovico Vico che ha chiesto un’interrogazione parlamentare in seguito alla scoperta di un fondo accantonato proprio dalla proprietà precedente (statale) per affrontare momenti di difficoltà come questo.

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Ilva Taranto, quasi 100 morti l’anno per l’aria inquinata

ilva taranto morti aria inquinataIl Gip Patrizia Todisco ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale ha deciso la chiusura dello stabilimento Ilva di Taranto finché non verranno apportate migliorie che lo renderanno più salubre. La motivazione principale per cui ha preso quella decisione è che l’acciaieria di fatto sta “ammazzando” i tarantini. Secondo le ultime stime infatti, ogni anno nel capoluogo pugliese si registrano una media di 83 morti legati allo stabilimento, che salgono a 91 nei rioni Tamburi, Paolo VI e Borgo che sono più vicini alla fabbrica.

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Ilva Taranto, protesta finita ma inquinamento ancora per 4 anni

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La protesta a Taranto degli operai dell’Ilva è finita, ma non finiscono le polemiche. Secondo quanto dichiarato dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, per riportare la fabbrica ai livelli di emissioni entro i limiti stabiliti dall’UE ci vogliono almeno 4 anni. Ora la domanda è: cosa ne sarà di quelle migliaia di lavoratori in questi quattro anni?

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Ilva Taranto, salute più importante del lavoro, ed è rivolta

ilva taranto salute rivoltaLa salute prima di tutto. Quante volte abbiamo sentito questo detto? Eppure oggi a Taranto non lo vogliono nemmeno sentire nominare visto che quasi tutti i migliaia di operai dell’Ilva (in pratica tutti quelli che lavoravano nell’area a caldo) sono senza lavoro. Il Gip che ha disposto la chiusura della più grande (e inquinante) acciaieria d’Europa ha esposto molto chiaramente nelle sue 600 pagine di requisitoria che la fabbrica deve restare chiusa perché è un pericolo per la salute dei tarantini e delle persone che vivono nei paesi limitrofi, e che i suoi gestori devono essere arrestati in quanto hanno agito nella consapevolezza dei danni che stavano creando.

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Taranto, Ilva a rischio chiusura e parte la protesta

taranto ilva chiusura protestaMeglio il cancro che la fame. Si potrebbe racchiudere in queste poche parole il concetto che circola da anni nelle menti dei tarantini. L’Ilva, si sa, è la ditta più inquinante d’Europa, e grazie alla sua attività mantiene alte le emissioni industriali dell’Italia che si sta sforzando da qualche anno di abbassarle. Ora però qualcosa è cambiato. Le violazioni alle norme ambientali sono eccessive, e c’è la possibilità che chiuda.

Ilva Taranto, Clini riapre Autorizzazione integrata ambientale

Che la situazione dell’Ilva di Taranto deve essere affrontata, non ci sono dubbi: l’inquinamento atmosferico, le polveri sottili, i danni alla salute per chi abita nei pressi delle acciaierie del gruppo Riva non sono più sostenibili. Probabilmente non si doveva neppure arrivare a tanto, ma ora che il danno c’è, si corre ai ripari evitando di continuare con l’inquinamento di quella parte di Puglia. A questo proposito molto inconraggianti sono state le risposte del ministro dell’Ambiente Corrado Clini che ha riaperto la procedura di Autorizzazione integrata ambientale.

“Taranto la città malata”, dall’Ilva alle pecore contaminate da diossina

Risale al 2005 il video shock realizzato da Vittorio Vespucci, un tarantino che vive a Treviso dal 1995, dal titolo cupo come una nube tossica:”Taranto, la città malata“. Immagini crude di cieli inquinati dal mostro, lo stabilimento dell’ILVA, che da solo produce elevate quantità di diossina.
In questa città della Puglia, il numero delle morti per tumori è aumentato di oltre il 100% dal 1971 ad oggi. Pensate che l’Ilva di Taranto è responsabile da sola di ben il 9% delle emissioni totali di diossina prodotte in tutta Europa.

A distanza di tre anni da quel filmato di denuncia, vogliamo ripubblicare quelle immagini di degrado ambientale e abbandono del territorio. Oggi, infatti, si ritorna a parlare dell’ILVA dopo le recenti proteste dei cittadini, tra l’altro mai placatesi, che mirano più che a far chiudere la fabbrica, che da’ migliaia di posti di lavoro alla popolazione locale, a trovare soluzioni alternative, come l’adeguamento a parametri e a norme meno inquinanti e più rispettose non solo dell’ambiente, ma della salute degli abitanti del posto, gravemente compromessa dalle emissioni.