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TAV, Monti: Infrastruttura prioritaria per noi e l’Europa

TAV monti hollandeLa TAV è un’infrastruttura prioritaria non soltanto per l’Italia e la Francia, ma per l’Unione europea nel suo insieme.

Questa, un po’ a sorpresa, è divenuta la TAV ossia la linea ad alta velocità Torino-Lione per il popolo italiano. Una sorpresa perché la sua realizzazione costerà al nostro Paese ben 2,9 miliardi di euro e, in questo periodo di crisi, non sapevamo di poter disporre di tali fortune. Ma il messaggio lanciato ieri nella città di Lione dal Presidente francese Francois Hollande e dal capo di Governo italiano Mario Monti non lascia dubbi: l’Unione europea deve contribuire il prima possibile alla realizzazione della linea ad alta velocità coprendo il 40% circa del costo totale dell’opera, assieme ai due Paesi interessati.

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Ambiente, Ilva Taranto caso nazionale per governo Monti

inquinamentoDopo gli scioperi dell’ultima settimana il caso Ilva di Taranto continua a far parlare di sè, chiamando in causa anche il governo. E il presidente del Consiglio Mario Monti risponde convocando una riunione per il prossimo 17 aprile 2012 per fare dell’emergenza ambientale della regione Puglia un caso nazionale, in un momento peraltro delicato per quel che riguarda lavoro, salute e ambiente.

Ora è ufficiale, l’Italia torna al nucleare e scatta la protesta

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Il Governo ha ottenuto quello che voleva: far tornare l’Italia indietro di 30 anni. E dire che il provvedimento con cui lo fa è soprannominato “ddl sviluppo“. Un po’ come la maggior parte dei provvedimenti presi dal Governo Berlusconi, è una serie di nonsense e controsensi che hanno fatto svegliare addirittura i Governi regionali, di solito occupati dai giochi di potere per protestare con quello nazionale, i quali si sono adirati non poco per essere stati letteralmente “scavalcati” da questa legge.

Il testo passato ieri al senato sancisce in breve pochi punti: in Italia verranno costruite delle centrali nucleari (non si sa ancora se saranno 4 o 5), la locazione sarà decisa dal Cipe e i siti saranno considerati punti di interesse strategico nazionale, che tradotto significa che sarà posto l’esercito a guardia dei siti in costruzione e nessuno potrà avvicinarsi, altrimenti rischia la galera.

Un provvedimento pieno di controsensi dicevamo, ed è complicato spiegarli perché non si sa da dove cominciare. Partiamo con il più evidente. Proprio in questi giorni Berlusconi sta mostrando il suo sorriso a 32 denti a tutti i grandi della Terra, parlando al g8 di energie rinnovabili. Dietro di lui però i suoi collaboratori fanno passare il ritorno al nucleare. Si sa infatti che, prima di tutto, il nucleare non è assolutamente un’energia rinnovabile. L’uranio è in via d’estinzione, e poi la tecnologia non è nemmeno pulita perché le scorie sono le più pericolose al mondo, dato che rimangono attive per milioni di anni. E poi con il ritorno al nucleare potremo dire addio agli investimenti sulle rinnovabili: non ce ne sarà bisogno perché la sufficienza energetica sarà raggiunta, ma poi tra l’altro mancheranno anche i soldi per costruire centrali eoliche e solari.

Il Governo si tinge di verde: altri fondi stanziati per le biciclette e stop alla caccia senza limiti

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Le associazioni ambientaliste possono finalmente tirare un sospiro di sollievo. Il Governo italiano ha dato ascolto agli appelli che arrivavano da migliaia di cittadini italiani e ha imboccato decisamente la via dell’ecologia. Certo, il lavoro che resta da fare è ancora tantissimo, ma vedere che si cominciano a prendere i primi provvedimenti infonde fiducia.

Il primo provvedimento, probabilmente il più importante perché ci farà assomigliare alle altre nazioni in termini di mobilità, riguarda le biciclette. Un mese fa vi avevamo parlato del finanziamento statale per chi avesse voluto acquistare una bicicletta. Lo Stato dava incentivi talmente favorevoli che questi sono finiti nel giro di poche settimane. Più in particolare, il finanziamento prevedeva che per quanto riguardava i motocicli, le biciclette elettriche e i quadricicli, vi si poteva accedere con la rottamazione; per acquistare una bicicletta nuova invece il finanziamento non prevedeva vincoli (se non il limite di spesa).

Solarexpo: l’Italia c’è, il Governo no

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Ancora una volta il Governo dimostra la sua completa mancanza di sensibilità verso la politica delle energie rinnovabili, il vero motore per uscire dalla crisi. Si è appena conclusa Solarexpo, la fiera dell’energia solare che come ogni anno si è tenuta a Verona dal 7 al 9 maggio. Una fiera che, di anno in anno, va ad incrementarsi, con nuovi padiglioni (quest’anno erano 9, tre in più rispetto alla scorsa edizione), 64 mila visitatori (record) e tante, tantissime aziende, non solo italiane, decise ad investire in questo campo.

Insomma, c’erano tutti, tranne i rappresentanti di Governo. Si attendevano il Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, l’uomo che ha a cuore il nucleare, e la Ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Si attendevano, appunto. Perché si sono fatti attendere talmente tanto che si è capito che alla fine non sarebbero più venuti. Lo sconcerto non viene tanto nel sapere che i ministri del nostro Governo non si siano informati sulle nuove tecnologie rinnovabili. Il problema è che siccome con loro si muove anche una grande macchina mediatica, mancando la loro presenza, le uniche telecamere che si sono viste a Verona sono state quelle di qualche network locale, finendo con lo scomparire della notizia a carattere nazionale.

Il Governo reintroduce la commercializzazione di elettrodomestici a bassa efficienza energetica

Purtroppo non si fa in tempo a fare un elogio al Governo, visti i pochi ma utili impegni che sta prendendo nella lotta all’inquinamento e ai cambiamenti climatici, che subito ci dobbiamo ricredere e renderci conto che forse sono tutti provvedimenti di facciata.

Nel 2006 il Governo Prodi, tra le poche cose che aveva fatto, aveva introdotto una normativa secondo la quale dal 2010 in poi non potevano più essere messi in commercio elettrodomestici di classe inferiore alla A (cioè la massima efficienza energetica) e le lampadine di vecchia generazione. Di questo vi avevamo spesso parlato in passato, con una legge europea che imponeva un graduale passaggio al Led e alle lampadine ad alta efficienza energetica, proprio per una questione di risparmio in termini economici e di inquinamento. In questo modo sarebbero dovute sparire dagli scaffali le lampadine ad incandescenza entro il 2011. Ora invece non è più detto che sia così.

La maggioranza proprio ieri, in Commissione Industria del Senato, ha approvato un emendamento sull’energia che cancella questo divieto. Forse lo si è fatto per favorire quelle industrie che, non potendosi permettere macchinari più moderni, rischiano di chiudere. Ma proprio per questo motivo negli Stati Uniti sono centinaia le aziende che sono state salvate dal Governo con dei finanziamenti mirati a questo obiettivo, mentre in Italia si può salvare solo la Fiat in questo modo.

Ue, traballa l’accordo sul clima

Non siamo prossimi alla rottura, ma non manca molto. Il rischio che l’accordo salti per tutti c’è, e il Governo italiano pare non esserne affatto dispiaciuto, anzi. Ciò che la nostra nazione voleva è stato ottenuto, e cioè mettere zizzania tra i vari Paesi europei coinvolti nel pacchetto clima. Si parte dalle lamentele che il nostro Paese presentò nei confronti del pacchetto, considerato inadeguato e penalizzante per la nostra Economia in un momento così critico.

Di pochi giorni fa la richiesta di esonerare il comparto manufatturiero dall’insieme di quelle industrie che dovevano rivedere i loro piani di produzione per diminuire l’impatto climatico della loro attività. Non appena si sono intravisti segnali di apertura verso la concessione da parte della Comunità Europea, ecco che il nostro Governo ci va giù pesante, tentando di “salvare” dal pacchetto anche il settore termoelettrico.

11 Dicembre, tutti in piazza in favore del clima

Ieri vi avevamo riportato la notizia dei tagli all’ambiente e allo sviluppo ecologico portati dal Governo, che andavano ad incidere direttamente sulle tasche di quei cittadini che tentavano di salvare l’ambiente in maniera privata, cioè installando impianti elettrici ad energia rinnovabile per le proprie case oppure che facevano installazioni di apparecchiature a risparmio energetico.

Oggi Legambiente ha subito reagito alla proposta del Governo e ha indetto una manifestazione che si terrà l’11 dicembre prossimo davanti Palazzo Chigi per far sentire la voce di tutti gli italiani che hanno una coscienza civica, e che ci tengono alla salute dell’ambiente.

Il Governo taglia i pochi finanziamenti sulle rinnovabili

Ora è ufficiale, l’attuale Governo è il più antiambientalista che l’Italia abbia mai avuto nella sua breve storia repubblicana. Già il nostro Paese, per motivi endemici, è molto indietro, rispetto alle altre nazioni sviluppate, sul tema dell’ecologia, ma di questo non si può farne una colpa all’attuale Governo.

Quello che invece il Premier Berlusconi e i suoi soci hanno sulla coscienza è il ritorno indietro sui pochi provvedimenti in favore dell’ambiente che erano stati presi, e che sono stati ora cancellati o ostacolati, in maniera tale che l’Italia rimanga ancorata sempre all’ultimo posto in Europa per i provvedimenti ambientali. Ma per capire cosa è successo bisogna fare un passo indietro e tornare a circa un anno fa, quando c’era ancora il Governo Prodi.

L’emergenza rifiuti non è mai finita

In rete circolava già la notizia, sui media nazionali non ci pensavano minimamente, eppure il sospetto ce l’avevamo in mente tutti. Ora è diventato realtà: l’emergenza rifiuti a Napoli non è mai finita, anzi, dopo i proclami in tutto il mondo di Berlusconi, siamo ancora allo stesso punto.

Ma facciamo un passo indietro e riavvolgiamo il nastro di questa vergognosa storia. Nella Primavera scorsa il Governo Prodi stava quasi per cadere, ed esplose con molto clamore il guaio dell’immondizia in mezzo alla strada a Napoli e provincia. In campagna elettorale il centrodestra promise di eliminarla definitivamente, mentre la sinistra rimaneva ancora titubante. Probabilmente è stata quest’incertezza che ha dato la vittoria a Pdl e Lega, ma siamo sicuri che le popolazioni campane ne hanno tratto vantaggio?

Altri danni dal recupero dell’Ici: l’Italia evade dal protocollo di Kyoto

Più passa il tempo e più il Governo italiano ci sorprende. Purtroppo in peggio. Dei disastri combinati per recuperare una tassa che era superfluo eliminare come l’Ici ne avevamo già parlato, ma stavolta sembra proprio che abbia superato sè stesso.

Nel DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria) il Governo ha letteralmente eliminato i fondi destinati all’ambiente per rientrare nel protocollo di Kyoto, circa 700 milioni di euro, per recuperare i soldi persi nel taglio della tassa sulla casa.

Fareste costruire una centrale nucleare dietro casa vostra?

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Ogni giorno il Governo cerca di convincere gli italiani che non ci siano problemi con le future centrali nucleari, tutto va bene e non ci sono pericoli. Poi però il Ministro dello Sviluppo Economico Scajola annuncia sconti sulle bollette a chi abita nelle vicinanze delle centrali nucleari. Non è un controsenso? Perchè non c’è lo sconto anche per chi abita vicino alle centrali a gas o a petrolio?

Le compagnie telefoniche sono solite pagare profumatamente gli inquilini di palazzi sui quali si costruiscono le antenne dei ripetitori, perchè è provato che aumenta la possibilità di contrarre il cancro dovuto alle radiazioni. Questo sconto sulla bolletta dell’elettricità potrebbe andare in questa direzione, come una sorta di risarcimento danni per chi subirà lesioni a lungo termine dovuti alle vicine centrali nucleari.

Trasformare il Sahara in grande produttore di elettricità. Un’alternativa al nucleare.

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Proprio nel momento in cui in Italia si è rialzato il polverone sul nucleare, una possibile soluzione per l’approvvigionamento energetico, italiano e non solo, arriva dal deserto, e in particolare dal Sahara. Il principio di base è che il futuro dell’energia non è l’atomo ma il sole. Nel deserto del Sahara, lungo 4000 kilometri e largo quasi 2000, l’irraggiamento solare è molto forte e l’escursione termica stagionale piuttosto ridotta. Se si riuscisse a recuperare una frazione dell’energia solare che illumina il deserto, questa coprirebbe una parte del fabbisogno energetico di diversi paesi, soprattutto quelli del Mediterraneo.

Il progetto, presentato al parlamento europeo di Bruxelles, da un gruppo di ingegneri tedeschi si basa sulle più avanzate tecnologie solari. Gli impianti termosolari, come quelli prodotti dall’Enea (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente), installati nel Sahara produrrebbero annualmente, con ogni kilometro quadrato di specchi parabolici, energia elettrica pari a quella ricavata da circa 1 milione di barili di petrolio.