Conferenza dell’Onu: discorso storico di Obama e Gordon Brown

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Le parole del Premier italiano al congresso delle Nazioni Unite sul clima sono state le solite già note: insignificanti richiami all’unità senza dati nè soluzioni. Per fortuna c’è anche qualcuno che parla chiaro e porta a conoscenza del mondo qualche novità. E’ il caso del primo ministro britannico Gordon Brown, il quale ha avvertito che il mondo sta entrando nei sei mesi più critici che è probabile servano per testare la volontà dei leader mondiali nel far qualcosa, ancor più di quanto hanno fatto durante la recente crisi economica.

Parlando all’assemblea generale dell’Onu a New York, Brown ha detto che i leader mondiali hanno mostrato il coraggio morale di fronte alle sfide e, per la prima volta nella storia umana,

hanno creato una società davvero globale. La grande lezione dell’anno scorso è che solo l’azione audace ha impedito che una recessione globale potesse diventare una depressione. Abbiamo espresso un risposta coordinata a livello fiscale e monetaria che, secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ha salvato 7-11 milioni di posti di lavoro.

Anche il Primo Ministro inglese ha il suo orto biologico privato

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Decisamente Michelle Obama ha fatto scuola. Dopo che si è fatta immortalare da fotografi di tutto il mondo mentre coltivava l’orticello nel giardino della Casa Bianca, è scattata la orto-mania. Che poi alla fine era l’intento della stessa First Lady: far capire l’importanza del cibo biologico, far vedere quanto è semplice mangiare sano, e soprattutto invogliare milioni di persone a coltivare il proprio orto personale.

La prima persona di “un certo peso” a seguire il suo esempio è stata la Regina Elisabetta d’Inghilterra la quale, nonostante l’età, ha deciso di piantare qualche ortaggio a Buckingham Palace. Dopo un tale segnale, non poteva reagire anche il Primo Ministro del Parlamento britannico, Gordon Brown, la cui moglie ha appena annunciato di aver piantato l’orto biologico anche nel giardino di Downing Street.

Eco-town: l’invenzione inglese prende vita

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Per andarci a vivere ci vorranno ancora 7 anni, ma state sicuri che una volta abitate, certe case non si abbandoneranno più. Stiamo parlando delle case al 100% sostenibili costruite nelle cosiddette eco-town, le città verdi in progettazione in Gran Bretagna.

I progetti odierni parlano di 4 città entro il 2016 con 2.500 abitazioni l’una, un ottimo esperimento che nella mente del suo fautore, il primo ministro Gordon Brown, sarebbero potute essere 10 volte di più, se non si fossero messe di mezzo le amministrazioni locali ed i soliti franchi tiratori. Ma già queste 10 mila case serviranno ad abbattere una grossa fetta di inquinamento. Come? Produzione propria di energia e abbattimento degli sprechi.

G-20, ecco cosa è stato deciso per l’ambiente

Il vertice del G-20 di Londra si è appena concluso. I leader del mondo si sono riuniti per discutere ed attuare strategie economiche a livello mondiale per combattere la recessione. E mentre molti si auguravano che l’ambiente potesse svolgere un ruolo più importante tra le priorità dei provvedimenti governativi, gruppi di ecologisti di tutto il mondo stanno già parlando di una “occasione perduta” per affrontare il cambiamento climatico in maniera significativa.

Il G-20 si è concluso con un comunicato in cui si parlava di uno stanziamento di mille miliardi di euro (di cui 750 miliardi andranno al Fondo monetario internazionale, e 250 per l’aiuto al commercio e per regole più severe, soprattutto per quanto riguarda le banche). Ma per quanto riguarda l’ambiente? Bè, il problema è stato lì, ma non esattamente in prima linea. Gordon Brown ha discusso la necessità di costruire una economia verde. Ha infatti dichiarato al Los Angeles Times:

Stiamo avviando un accordo senza precedenti sull’espansione fiscale, che farà risparmiare e creare milioni di posti di lavoro che altrimenti sarebbero stati distrutti. Entro la fine del prossimo anno, l’importo di 5 mila miliardi di dollari aumenterà la produzione del 4%, e accelererà la transizione verso una economia verde.

La rivoluzione ecologica si fa gratis per sette milioni di case inglesi

Per la serie le iniziative che ci piacciono, il governo britannico ha appena annunciato che offrirà ai suoi cittadini la possibilità di ristrutturare le loro abitazioni in maniera ecologica gratuitamente.
Chance che verrà messa su un piatto d’argento ad oltre il 25% dei suoi abitanti (circa 7 milioni di case e appartamenti), come un modo per ridurre le emissioni di carbonio e contribuire a coprire i costi dell’approvvigionamento energetico.

La coibentazione (l’isolamento termico) verrà potenziata e migliorata e i proprietari di immobili saranno incoraggiati e incentivati a dotarsi in massa di pannelli solari e/o stufe a legna, secondo quanto riportato sul noto quotidiano britannico The Guardian. Le stime parlano della possibilità sempre più concreta, grazie a questi provvedimenti, di decurtare di circa 1/3 le emissioni di gas serra del Paese.

Ecco come risponde il mondo alla rivoluzione ecologica di Obama

Il suo insediamento avverrà tra soli 4 giorni, ma i suoi programmi sono già molto chiari: si uscirà dalla crisi principalmente grazie all’ecologia. Tra i provvedimenti che il neopresidente degli Stati Uniti Barack Obama ha intenzione di intraprendere, ci sarà una manovra da 150 miliardi di dollari (sul totale dei 770 di cui avrà bisogno), da investire nell’ambito ecologico. Dove esattamente si conosceva da tempo: solare, eolico e industrie con basse emissioni di carbonio.

Tutto questo significherebbe in prima istanza l’indipendenza quasi totale degli Stati Uniti dalle fonti energetiche straniere, ma anche (ed è questo il punto fondamentale) la nascita di milioni di posti di lavoro che riassorbirebbero tutti quei dipendenti che hanno perso il posto durante questi mesi di crisi economica. Sono stimati in circa 5 milioni i posti di lavoro disponibili nell’ambito ecologico. Altri provvedimenti saranno intrapresi per l’industria dell’auto, dato che pare essere proprio l’auto ecologica il mezzo del futuro, l’unico in grado di far uscire dalla crisi l’industria automobilistica. Siamo ancora a livello progettuale, ma già in giro per il mondo ci sono molte nazioni che stanno prendendo ad esempio le parole di Obama e si stanno attrezzando per imitarlo, dalla Gran Bretagna al Giappone, fino addirittura alla Corea del Sud.