sostituire carbone gas naturale riscaldamento globale

Sostituire il carbone con il gas naturale riduce il riscaldamento globale

sostituire carbone gas naturale riscaldamento globaleSappiamo che, almeno per i prossimi cento anni e oltre, dire addio ai combustibili fossili sarà impossibile. Il nostro sogno è che il carbone, il fossile più inquinante che esista, venga sostituito dalle rinnovabili, ma siccome appunto si tratta di un’utopia, forse saremmo più realisti se pensassimo che fosse sostituito dal “meno peggio”, cioè da un altro combustibile fossile meno inquinante. L’identikit perfetto corrisponde al gas naturale, come dimostra un recente studio pubblicato su Geochemistry Geophysics Geosystems.

Auto a gas naturale, non sono così ecologiche

auto gas naturale non ecologicheIn principio era la benzina, poi arrivò il diesel che era un po’ meno inquinante, e poi infine il gas naturale. Ad oggi risulta evidente che questa sia la scelta più ecologica rispetto alle altre due, ma non la più ecologica in assoluto visto che di emissioni ce ne sono molte meno se si acquista un’auto ibrida o elettrica. Ma quanta CO2 si risparmia con un’auto a gas? Secondo una recente valutazione congiunta di diversi istituti di ricerca americani, non è poi una scelta così green.

Marea nera BP: i numeri definitivi

Ad oltre un anno della marea nera capitata nel Golfo del Messico in seguito all’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della BP, finalmente possiamo dire di avere in mano i dati definitivi del disastro. E già questo, il fatto di averci messo più di un anno per calcolarli, fa capire l’entità di ciò che è accaduto. A portare a termine quest’improba missione ci hanno pensato i ricercatori del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI).

Gas naturale e carbone, emissioni a confronto

Quante emissioni di gas serra producono, nell’intero ciclo produttivo e di vita, rispettivamente il gas naturale ed il carbone? Una risposta chiara a questo quesito ce la fornisce il Worldwatch Institute che ci ha appena inviato i dati di un recente studio condotto su questo confronto. Nonostante l’EPA avesse valutato maggiori le emissioni di metano dai sistemi di gas naturale, una recente ricerca del WI, condotta in collaborazione con Deutsche Bank Climate Change Advisors, rivela che durante l’intero ciclo di produzione, distribuzione e utilizzo, il gas naturale emette poco più della metà delle emissioni di gas serra rispetto a quelle di cui si macchia il carbone per la produzione della stessa quantità di energia.

Enel Green Power sigla accordo spartizione EUFER

500 MW di potenza installata, cui va ad aggiungersi una pipeline di progetti avente una potenza pari all’incirca ad 800 MW. Questo è quanto la controllata di Enel Green Power, la Enel Green Power Espana SL, ha ottenuto nell’ambito di un accordo per la suddivisione degli asset detenuti da EUFER, Enel Union Fenosa Renovables, SA.

A darne notizia in data odierna, lunedì 30 maggio 2011, è stata proprio Enel Green Power nel far presente come l’operazione di spartizione degli asset, di break up come si dice in gergo, sia avvenuta nell’ambito di un accordo che EGP ed Enel Green Power Espana SL hanno stipulato con Gas Natural SDG, SA. Il break up è avvenuto siddividendo le attività al 50% e attuando un bilanciamento non solo in termini di valore degli asset, ma anche in funzione della redditività, della capacità installata e del mix tra la tecnologia ed il rischio.

Inquinamento: il gas sprecato emette quanto 77 milioni di automobili

Con la crisi del petrolio libico e quella del nucleare del Giappone, sono in molti a chiedere di affidarsi alle energie rinnovabili. Chi non lo fa spesso chiede di fare addidamento sul gas naturale, le cui stime sulle riserve sono più abbondanti del petrolio, ed è distribuito in modo più “democratico” in tutto il mondo. Ma tutte queste persone si sono mai chieste quanto inquina il gas naturale?

Il suo consumo, a livello mondiale, è enorme. Nel 2007 si è registrato il picco storico, il quale è stato di 108 mila miliardi di metri cubi, secondo l’USEIA (l’agenzia energetica americana). Bruciarlo nelle centrali elettriche e nei sistemi di riscaldamento è già abbastanza inquinante perché rilascia CO2 nell’atmosfera (anche se meno rispetto al carbone), ma un sacco di gas naturale è anche volutamente bruciato senza dare alcun beneficio. E’ il fenomeno del “flaring“, il quale significa che il gas è semplicemente bruciato in loco piuttosto che essere trasportato altrove per essere usato per qualcosa di produttivo.

La fonte energetica più pericolosa? Non è il nucleare

Dopo tutto quello a cui stiamo assistendo in questi giorni proveniente dal Giappone, nessuno più si permette di dire (se non i più testardi) che il nucleare è sicuro. Ma per essere onesti, bisogna anche ammettere che il nucleare non è la forma energetica più pericolosa di tutte.

Bisogna partire da un assioma, e cioè che ogni centrale può esplodere, solo che quando accade ad una nucleare, i tassi di mortalità risultanti, per non considerare il terrore generato, sono di gran lunga superiori a tutte le altre fonti messe insieme. Ma se volessimo contare i morti che provoca ogni fonte energetica, considerando anche quando funziona normalmente, scopriremmo che il carbone è più pericoloso persino di una bomba atomica.

Nucleare, niente più centrali in Usa perché troppo costose

Secondo il nostro Premier Silvio Berlusconi, il futuro dell’energia italiana è il nucleare perché non emette CO2 ed è efficiente. Così la pensavano anche negli Usa dove la Nuclear Regulatory Commission (la commissione che prendeva decisioni sulle centrali nucleari) aveva chiesto di costruire 28 nuovi reattori. Ma la crisi economica, la mancanza di fondi, e probabilmente anche la presenza più massiccia rispetto al passato delle energie rinnovabili, hanno ribaltato questa visione ed il Congresso ha detto no: le nuove centrali nucleari non le vogliamo.

Il Dipartimento per l’Energia ha sostenuto che il progetto è talmente rischioso che le società coinvolte saranno costrette a pagare una tassa troppo elevata o fornire altre assicurazioni di rimborso se vogliono ottenere i permessi per la costruzione. Constellation Energy, la società a cui fanno capo alcuni degli investitori, ha affemato che la richiesta del Governo è stata “eccessivamente onerosa”.

Gassificazione dell’idrogeno: lo sviluppo va a rilento

gassificatoreLe tecnologie dedicate al processo di gassificazione della biomassa sono attualmente in fase di sviluppo in molti Paesi, in vista di una futura produzione di biocarburanti liquidi di seconda generazione che possano sostituire quelli inquinanti di oggi, prima di tutto quelli provenienti dal petrolio. Sia la gassificazione a letto fluido che i sistemi speciali di trasporto di flusso sono in fase di sviluppo intensivo.

Queste tecnologie possono essere utilizzate anche per la produzione di idrogeno, che può diventare un’alternativa interessante in sostituzione di parte del contributo dei combustibili fossili nelle raffinerie di petrolio e nelle industrie chimiche. Inoltre, la tecnologia delle celle a combustibile è stata sviluppata proprio per i gas ricchi di idrogeno. Nuovi e rivoluzionari metodi di produzione, in grado di sostituire il processo di rotta classica, ma non possono tuttavia essere previsti per emergere nel medio termine. Anche le nuove tecnologie di separazione dell’idrogeno, attualmente in fase di sviluppo, sembrano avere solo un limitato potenziale nel ridurre il costo di produzione dell’idrogeno, rispetto alle tecnologie oggi disponibili in commercio.

La Spagna riesce a garantire la metà del suo fabbisogno energetico solo con l’eolico

parco eolico spagnolo

Tra i grandi Paesi industrializzati la Spagna è senza dubbio quella che sta facendo crescere la quota “verde” maggiormente negli ultimi anni. Questo nuovo record energetico del vento spagnolo potrebbe essere come la ciliegina su una torta che rende la penisola iberica una delle più ecologiche al mondo.

E’ piuttosto impressionante sapere che, mentre in Italia gli impianti eolici non sono per nulla favoriti ed anzi, in alcuni casi anche ostacolati, la spagnola Wind Power Association (AEE) ha annunciato che la scorsa domenica, 8 novembre, ha registrato un record importante: l’energia eolica ha fornito il 50% della domanda per l’intero periodo di tempo, con un picco del 53%.

Il metano sottovalutato potrebbe aumentare di 20 volte l’effetto serra

ghiaccio artico

Una nuova ricerca dell’MIT condotta da Denise Brehm del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, ha notato il potenziale peso del riscaldamento delle temperature globali sul livello di metano che viene rilasciato dalle spaccature oceaniche.

La premessa è che l’innalzamento delle temperature globali potrebbe essere accompagnata dallo scioglimento del permafrost nelle regioni artiche e che questo potrebbe avviare il rilascio di metano nell’atmosfera. Una volta rilasciato, il gas metano potrebbe accelerare il riscaldamento globale intrappolando le radiazioni di calore della Terra circa 20 volte in più di quanto non faccia il più noto gas a effetto serra, l’anidride carbonica. Il documento è stato pubblicato sul Journal of Geophysical Research.

La svolta ecologica turca da cui tutti dovremmo imparare

La cosiddetta “Guerra del gas“, come è stata soprannominata la disputa tra Russa e Ucraina, sta facendo vittime un pò in tutta Europa. Sono decine le persone che tra Ucraina e Bulgaria hanno perso la vita per il freddo nel periodo in cui la Russia ha chiuso i rubinetti del gas, mentre molti disagi sono occorsi nel resto del Continente, e che pare non debbano finire per adesso.

In tutta Europa però, a parte questi due Paesi, ce n’è uno in particolare che dipende nella quasi totalità proprio dalla Russia, e cioè la Turchia. Il 65% del gas naturale utilizzato nello Stato a cavallo tra Europa e Asia proviene dai giacimenti russi, e la maggior parte dell’economia di quelle zone risente molto di questa “guerra”. Per tentare di avere meno problemi, al Primo Ministro turco, Tayyip Erdogan,  era stato proposto di costruire delle centrali nucleari. La sua risposta è stata: “Non se ne parla proprio. Puntiamo sulle rinnovabili”.

Il Teleriscaldamento si diffonde anche in Italia

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Finora abbiamo trattato in questo blog di energia fotovoltaica, di eolico e di nucleare pulito. Ora facciamo la conoscenza di un nuovo sistema di produzione energetica alternativa. E’ un sistema di cui se ne parla ancora poco, ma alcuni comuni italiani se ne sono già attrezzati. Stiamo parlando del “Teleriscaldamento“.

Questo nuovo metodo di produzione energetica prevede che, al livello comunale, venga costruito un impianto centralizzato il quale, attraverso tubature speciali, faccia passare acqua calda o energia elettrica direttamente nel sottosuolo, fino a farla arrivare nelle case. In senso pratico questo significherebbe un grosso risparmio energetico a livello individuale, in quanto arrivando già l’acqua calda, si risparmierebbe sulle caldaie, che producono una quantità molto elevata di CO2. Ma anche energia elettrica per i frigoriferi o gas che va ad alimentare i termosifoni.