Stop al land grabbing, l’appello di Oxfam ai leader del G8

land grabbingFermate il land grabbing: questo l’accorato appello di Oxfam ai leader del G8 che si riuniranno il prossimo 17 e 18 giugno in Irlanda. Il fenomeno del land grabbing ha effetti devastanti sulle economie locali, sugli ecosistemi locali, è caratterizzato da forte opacità e da una forte logica approfittatrice (qualcuno potrebbe anche leggerla come una forma di neocolonialismo).

Piano ecologico della Gran Bretagna: 34% di riduzione emissioni entro il 2020

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Immediatamente dopo il g8, non si è mosso molto tra i vari Governi del mondo a proposito dei problemi ambientali. Ma dopo un primo momento in cui al centro dell’attenzione c’è stata la crisi economica, ecco che qualcuno comincia a farsi vivo per porre gli obiettivi intermedi per raggiugere quello principale a lunga scadenza.

Ci prova così la Gran Bretagna, che ha annunciato, per bocca del Segretario sull’Energia e i Cambiamenti Climatici Ed Miliband, il nuovo piano di transizione verso le basse emissioni di carbonio. Il piano ha come obiettivo quello di ridurre le emissioni di gas serra nel Regno Unito del 34% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020. Tenendo presente che la Gran Bretagna è uno dei Paesi al mondo che si è maggiormente impegnato per raggiungere tale obiettivo, e che le emissioni sono già scese del 22% sulla base dei dati forniti dal Governo, si capisce che la situazione è migliore del previsto. Inoltre attualmente circa il 5% del suo fabbisogno energetico è coperto dalle fonti rinnovabili. Il piano si prevede che sia fatto in questo modo:

La maggior parte delle riduzioni delle emissioni proverrà dall’elettricità verde. Nel complesso, circa il 50% della riduzione delle emissioni tra oggi e il 2020 ci si aspetta provengano da un maggiore utilizzo di energia pulita per fornire elettricità.

Ad ogni Paese il suo, ecco gli obiettivi climatici dei grandi della Terra

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Questa settimana abbiamo visto le nazioni del G8 impegnarsi a ridurre le emissioni di anidride carbonica dell’80% entro il 2050, il che significa che i Paesi più ricchi del mondo hanno fissato alcuni obiettivi climatici piuttosto rigidi. In teoria, almeno. Le azioni, naturalmente, sono più eloquenti delle parole. Quindi diamo un’occhiata proprio a queste azioni, quelle reali, che inquadrano i veri obiettivi delle più grandi economie del mondo, non soltanto quelle del g8.

Stati Uniti d’America: obiettivi climatici dubbi. Negli Usa attualmente, tutti hanno avuto modo di notare un controsenso. Di recente è passata la legge Waxman-Markey, la quale mira a ridurre le emissioni del 17% entro il 2020, per ritornare all’incirca ai livelli del 2005. La norma internazionale ampiamente accettata è che la riduzione miri a raggiungere i livelli del 1990. L’obiettivo è buono, ma difficile da raggiungere perché la riduzione delle emissioni dovrebbe come minimo raddoppiare per poter almeno avvicinarsi al limite finale dell’80%.

Ora è ufficiale, l’Italia torna al nucleare e scatta la protesta

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Il Governo ha ottenuto quello che voleva: far tornare l’Italia indietro di 30 anni. E dire che il provvedimento con cui lo fa è soprannominato “ddl sviluppo“. Un po’ come la maggior parte dei provvedimenti presi dal Governo Berlusconi, è una serie di nonsense e controsensi che hanno fatto svegliare addirittura i Governi regionali, di solito occupati dai giochi di potere per protestare con quello nazionale, i quali si sono adirati non poco per essere stati letteralmente “scavalcati” da questa legge.

Il testo passato ieri al senato sancisce in breve pochi punti: in Italia verranno costruite delle centrali nucleari (non si sa ancora se saranno 4 o 5), la locazione sarà decisa dal Cipe e i siti saranno considerati punti di interesse strategico nazionale, che tradotto significa che sarà posto l’esercito a guardia dei siti in costruzione e nessuno potrà avvicinarsi, altrimenti rischia la galera.

Un provvedimento pieno di controsensi dicevamo, ed è complicato spiegarli perché non si sa da dove cominciare. Partiamo con il più evidente. Proprio in questi giorni Berlusconi sta mostrando il suo sorriso a 32 denti a tutti i grandi della Terra, parlando al g8 di energie rinnovabili. Dietro di lui però i suoi collaboratori fanno passare il ritorno al nucleare. Si sa infatti che, prima di tutto, il nucleare non è assolutamente un’energia rinnovabile. L’uranio è in via d’estinzione, e poi la tecnologia non è nemmeno pulita perché le scorie sono le più pericolose al mondo, dato che rimangono attive per milioni di anni. E poi con il ritorno al nucleare potremo dire addio agli investimenti sulle rinnovabili: non ce ne sarà bisogno perché la sufficienza energetica sarà raggiunta, ma poi tra l’altro mancheranno anche i soldi per costruire centrali eoliche e solari.

Greenpeace: quinta centrale occupata per protestare contro il g8

greenpeace-porto-tolleContinua la protesta di Greenpeace, la quale anziché scemare dopo mesi di attivismo, si rinforza ulteriormente in occasione del g8. Ieri sera un gruppo di ambientalisti si è letteralmente “impossessato” della centrale a carbone di Torre Valdaliga Nord, a Civitavecchia, per mettere pressione ai leader del summit i quali, a detta degli organizzatori, parlano tanto ma concludono poco, e non riusciranno a prendere seri provvedimenti.

Giunti in cima alla centrale, i dimostranti hanno srotolato uno striscione con la scritta “g8: ferma questo“, inteso come il camino della centrale a carbone, uno dei tanti responsabili dell’inquinamento atmosferico non solo dell’Italia, ma anche di tutti i Paesi che vedono i loro leader seduti ad un tavolo a discutere di argomenti di cui conoscono poco.

Secondo Greenpeace l’accordo che riguarderebbe l’ambiente di questo summit, cioè quello per limitare a due gradi Celsius l’innalzamento della temperatura globale è buono solo sulla carta, ma gli 8 leaders non hanno fatto un piano serio, non c’è una strategia comune e, in definitiva, ogni Paese continua ad agire autonomamente come se tutti gli incontri che si sono tenuti negli ultimi anni non fossero serviti a niente.

WWF: critiche ai Paesi del g8 sugli impegni per l’ambiente

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Tra una settimana a L’Aquila si riuniranno i cosiddetti 8 “grandi” della Terra per discutere di economia, pace, sviluppo, ma anche di ambiente. Finché si tratta di materie economiche, nulla da obiettare. Si sa che questi 8 Paesi si danno molto da fare in questo ambito, e sono i più avanzati al mondo. Ma quando si comincerà a parlare d’ambiente, molti di essi farebbero bene ad alzarsi e ad uscire dalla sala, magari lasciando spazio a chi per l’ambiente sta facendo qualcosa di concreto (come Sudafrica, Cina e India).

Stiamo parlando in special modo dei tre Paesi più grandi che partecipano al Congresso, Canada, Stati Uniti e Russia, i quali sono troppo indietro rispetto agli accordi presi sul protocollo di Kyoto e sulle politiche ambientali. Queste nazioni sono state capaci di fare tante promesse senza quasi mai mantenerle, anche se un minimo di speranza ora per gli States c’è, visto che, con l’insediamento di Barack Obama, qualcosa si è mosso, tanto da far scollare il suo Paese dall’ultimo posto, e fargli guadagnare una posizione.

Tra gli 8 grandi, fanno sapere dal WWF, sono solo tre quelli che, seppur non con meriti eccezionali, sono riusciti a mantenersi almeno al passo con le promesse, raggiungendo i propri obiettivi: Germania, Regno Unito e Francia. L’Italia invece si ritrova, insieme al Giappone, ai piedi del podio, ma senza grandi risultati. Quello che mantiene in una posizione elevata l’Italia, come al solito, non è il Governo, ma gli italiani stessi.

Il g8 accelera i piani ecologici americani, Al Gore convocato al senato

Il dibattito sul “cap-and-trade“, all’esame del Parlamento americano, si sta in qualche modo intensificando oggi, vedendo gli sforzi che anche il resto del mondo mette in atto con il g8. L’ex vice presidente democratico Al Gore è stato chiamato ad esporre la sua relazione in merito alla legislazione.

Gore ha iniziato le sue osservazioni confrontando gli sforzi in materia di cambiamento climatico dal 1960, e si è reso conto di quanto importante sia per la politica oggi legiferare in questo senso. Il cap-and-trade potrebbe essere il metodo più intelligente per lo sviluppo della rete di ricerca sulle tecnologie di cattura del carbonio.

I grandi della Terra promettono di dimezzare le emissioni entro il 2050

Il G8 è cominciato da due giorni, e già si hanno i primi risultati, molto incoraggianti. Ieri i presidenti dei paesi più industrializzati del mondo hanno deciso di dimezzare le loro emissioni di gas serra entro il 2050. Apparentemente non è un gran risultato, ma entrando nel merito si vede che è un buon proposito da non far passare inosservato.

Prima di tutto perchè tra gli 8 paesi che hanno firmato l’accordo compare anche gli Stati Uniti, che non avevano ratificato il protocollo di Kyoto, ma che adesso si accorgono che il problema del riscaldamento globale è più serio del previsto. E poi perchè nell’accordo si parla di dimezzare la produzione, e non solo di diminuirla, il che comporta uno sforzo notevole da parte di tutte le nazioni, che anche se non dovessero riuscire ad ottenere il risultato, avrebbero comunque fatto un grosso passo in avanti verso la salvaguardia del pianeta.