Non tutte le meraviglie che l’Italia racchiude sono visibili dalla superficie. Anzi in alcuni casi è strettamente necessario scendere nel sottosuolo per scoprire ambienti tanto straordinari quanto unici. Le grotte sono parte del patrimonio ambientale italiano ed in molti casi abbinano l’importanza speleologica con la bellezza naturalistica. Sono però purtroppo numerosi anche i casi in cui grotte e cavità vengono sfruttate come discariche abusive secondo la discutibile convinzione che cioè che non è in vista non può nuocere. Le realtà è ben diversa e l’accumulo di rifiuti nel sottosuolo rappresenta un pericolo per l’ambiente e per la saluta umana. Di questi temi si occupa la campagna di sensibilizzazione ‘Puliamo il buio‘ che torna questo fine settimana con una serie di eventi in molte località italiane.
falde acquifere
ISPRA, pesticidi nel 63,9% delle acque superficiali
Sono dati preoccupanti quelli che emergono dall’edizione 2016 del Rapporto nazionale pesticidi nelle acque pubblicato dall’ISPRA. I dati si riferiscono al biennio 2013 – 2014 e registrano una significativa crescita dei punti di controllo risultati contaminati. Tra le sostanze spesso al di sopra dei limiti figura anche il glifosato, erbicida da alcuni mesi al centro dell’attenzione anche a livello europeo. Allarmante appare anche la diffusione dei così detti ‘cocktail’, miscele di sostanza diverse i cui effetti sull’uomo sono di difficile valutazione.
Discarica di Malagrotta, una bomba ambientale inquina le falde alle porte di Roma
È allarmante il quadro che emerge dalla relazione di Arpa Lazio con i risultati del monitoraggio delle acque sotterranee della discarica di Malagrotta svolto nel periodo febbraio-maggio 2010: i nuovi campionamenti, infatti, evidenziano un peggioramento del già preoccupante stato di contaminazione del sito, sia per quel che riguarda i composti inorganici che per alcuni composti organici.
E’ il commento di Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, in relazione ai dati diffusi dall’Arpa Lazio relativi al monitoraggio dell’inquinamento delle falde acquifere della discarica di Malagrotta, alle porte di Roma.
Una bomba ambientale, così la definisce l’associazione ambientalista che si chiede se sia il caso di continuare a gettare rifiuti in quell’area, dal momento che ci si trova, evidentemente, in piena emergenza inquinamento. Nelle falde acquifere della zona, infatti, sono oltre il limite consentito dalla legge i livelli di numerose sostanze tossiche ovvero ferro, nichel, manganese, arsenico e benzene. Inoltre, si è registrata anche la presenza di N-butylbenzensolfonamide.
Cambiamenti climatici, ecco gli effetti delle precipitazioni
Non è semplice capire come i cambiamenti regionali delle precipitazioni, che dovrebbero derivare dal cambiamento climatico globale, possano incidere sugli approvvigionamenti di acqua. Ora, una nuova analisi guidata da ricercatori del MIT ha rilevato che i cambiamenti nelle acque sotterranee potrebbero in realtà essere molto maggiori rispetto alla modifiche delle precipitazioni stesse.
Ad esempio, in luoghi dove le precipitazioni annuali possono aumentare del 20% a causa dei cambiamenti climatici, le acque sotterranee potrebbero subire un incremento del 40%. Al contrario, l’analisi ha evidenziato, in alcuni casi, che ad una diminuzione del 20% delle precipitazioni potrebbe corrispondere una riduzione del 70% delle falde acquifere, un colpo potenzialmente devastante in regioni aride e semi-aride.
Tagli all’acqua, a causa del riscaldamento globale

«Con il cambiamento climatico, gli anni passati non sono necessariamente rappresentativi per il futuro», «Questo lavoro dimostra che il modo in cui sono stati condotti gli affari nel passato non funzionerà a lungo con un clima che cambia».
I risultati della ricerca si estendono dunque ben al di là dei confini statunitensi, e investono l’intero pianeta. «Storicamente, guardare alle osservazioni passate si è rivelato un buon metodo per stimare le condizioni future», interviene Christopher Milly, idrologo del Us Geological Survey. «Ma il cambiamento climatico moltiplica le possibilità che il futuro porti inondazioni mai riscontrate nelle vecchie misurazioni».
Naturalmente la situazione cambia a seconda della regione geografica: «Le nostre stime migliori attualmente ci dicono che la disponibilità d’acqua crescerà sostanzialmente nel nord dell’Euasia, in Alaska, in Canada e in alcune regioni tropicali, e decrescerà sostanzialmente in Europa, nel Medio Oriente, nel sud dell’Africa e nel Nord America sudoccidentale», dice Milly.