Marea nera, 10 mesi dopo la situazione non è cambiata molto

Stiamo quasi per “festeggiare” (si fa per dire) il primo anniversario della tragica esplosione dell’impianto petrolifero di BP Deepwater Horizon, uno dei più grandi disastri ambientali della storia del mondo. Ad oggi la tragedia è ancora una realtà in quell’area, anche se non se ne parla più. Proprio ieri mattina sono arrivati dei resoconti per fare il punto della situazione a distanza di ben 10 mesi da quando la crisi è iniziata, e l’aspetto più inquietante è che nuovo petrolio continua ad arrivare sulle rive di tutto il Golfo.

E’ una prova ulteriore che, anche se la maggior parte delle telecamere hanno lasciato l’area, la tragedia continua ad essere presente per la popolazione. L’ecosistema della regione e la salute di coloro che vivono lì vicino sono ancora in pericolo.

Marea nera, nuova esplosione nel Golfo del Messico

Una piattaforma petrolifera è esplosa a seguito di un incendio nel Golfo del Messico ieri mattina (circa le 17:00 in Italia), costringendo i 13 lavoratori al momento presenti a tuffarsi in mare per salvarsi la vita. Ironia della sorte, si trattava della stessa area colpita appena qualche mese fa dalla famosa marea nera causata dalla BP, a 100 miglia di distanza dalla costa della Louisiana, una zona in cui, dicono gli esperti, si sono già verificati altri 3 disastri negli ultimi 10 anni. La Guardia Costiera ha subito sottolineato che non vi era alcun segno di perdita di petrolio nei pressi della piattaforma danneggiata in serata, ma purtroppo sono stati smentiti solo poche ore più tardi.

Secondo l’Associated Press, nonostante ciò che riferivano le fonti ufficiali, alcune macchie scure sono state avvistate intorno all’area. La società proprietaria della piattaforma, la Mariner Energy, ha detto che la struttura non era in attività al momento dell’incidente, e per questo non poteva esserci alcun tipo di fuoriuscita, ma intanto i dubbi restano.

Marea nera, Obama propone autotassazione

animali nel petrolio

A 3 settimane dalla tragedia del Golfo del Messico, con l’esplosione della piattaforma petrolifera della BP e la morte di 11 persone, è arrivata la prima mossa politica. Siccome negli Stati Uniti le regole sulla sicurezza di tali impianti sono molto meno rigide che altrove, Barack Obama ha deciso di cambiare rotta e porre delle regole più ferree.

Il presidente statunitense ha proposto di tassare le compagnie petrolifere che agiscono nell’area degli Stati Uniti con un centesimo a barile estratto. In questo modo la tassa non peserà tanto sulle aziende, visto che ogni barile è poi rivenduto a 70-80 dollari, ma in questo modo si otterrano circa 118 milioni di dollari l’anno da investire nella sicurezza delle piattaforme.