Nucleare: Comuni aprono alle centrali, ma solo di terza generazione

L’Italia ha fatto un ulteriore passo in avanti verso il nucleare. Mentre fino a poco tempo fa la maggior parte delle Regioni si erano dette contrarie agli impianti nucleari e quelle che non l’avevano fatto, di certo non si erano espresse per il sì ma erano rimaste in bilico, oggi arrivano le delibere sul nuovo documento presentato dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) che ha indicato essenzialmente in 12 Regioni quelle che hanno le caratteristiche ottimali per ospitare una centrale.

Di queste, ben 8 si sono opposte (Emilia Romagna, Basilicata, Toscana, Sardegna, Umbria, Puglia, Liguria e Sicilia) e solo 4 hanno dato la loro disponibilità (Lombardia, Veneto, Piemonte e Campania). Ma anche se c’è apertura al nucleare, non è detto che questa sia senza condizioni. Anzi, la condizione principale è che se nucleare dev’essere, almeno sia di terza generazione, perché considerato meno costoso e più sicuro di quello di quarta generazione, che in realtà non è mai stato attuato in nessuna parte del mondo.

Nucleare di terza generazione

Nucleare di terza generazione

Le tecniche di progettazione delle centrali nucleari possono essere divise in generazioni. La prima generazione è stata sviluppata nel secolo scorso, più precisamente tra gli anni ’50 e ’60 e questo tipo di centrali elettriche non è più in uso. Le centrali nucleari di seconda generazione hanno iniziato la loro “vita” negli anni ’70 e la grande maggioranza delle centrali nucleari oggi funzionanti sono state costruite su questi principi, con gli opportuni aggiustamenti.

La terza generazione dei reattori nucleari nasce invece sul finire degli anni ’90. Il primo reattore di questo tipo è stato costruito in Giappone nel 1996 ed il suo design è stato approvato anche per l’Europa. La tecnologia è migliorata rispetto alla seconda generazione, e più precisamente i miglioramenti riguardano il carburante, la superiore efficienza termica, i sistemi di sicurezza passiva, la progettazione standardizzata per la manutenzione ridotta e minori costi. Inoltre i miglioramenti nella tecnologia dei reattori hanno portato ad una durata più lunga di funzionamento (60 anni di attività, estensibili fino ad oltre 120 anni di funzionamento prima di rendere la sostituzione un processo necessario). Molto più dei reattori di seconda generazione che duravano 40 anni estendibili ad 80. La sicurezza di questi reattori è molto maggiore rispetto ai loro predecessori tanto che si calcola una riduzione di circa 20 volte del rischio di incidenti gravi.

Ecco come si schierano i candidati alle europee sul ritorno al nucleare

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Mancano ormai pochi giorni alle elezioni europee, e questo è il momento in cui i politici sono più “sensibili” alle problematiche sociali. In questi casi diventa molto facile porgli domande ed ottenere risposte, ed una delle risposte che, in ambito ambientale, gli italiani aspettano con più ansia è quella sul nucleare.

Da tempo Greenpeace ha sposato la posizione antinuclearista, e qualche settimana fa ha inviato una lettera ai maggiori esponenti delle prossime elezioni, facendo due domande molto semplici: in che modo si schieravano nei confronti del ritorno al nucleare in Italia, e se erano d’accordo alla costruzione degli Epr, i reattori nucleari di nuova generazione, che il Governo italiano sta cercando di reintrodurre nel nostro Paese. I partiti interpellati sono stati PD, IDV, PDL, SL, UDC e Lega Nord, a cui si dovrebbe aggiungere anche Rifondazione-PDCI che però si era già schierata in precedenza contro il ritorno al nucleare.

Impianti nucleari: quelli che verranno costruiti in Italia sono più costosi del previsto e nemmeno molto sicuri

Come tutti ormai sappiamo, in Italia è stato approvato il progetto per la costruzione delle famose quattro centrali nucleari che dovrebbero renderci indipendenti energeticamente dall’estero, facendoci risparmiare tanti soldi sulla bolletta. Ora, tralasciando le polemiche sul dove costruirle, sulla volontà degli italiani e sulla effettiva produzione di elettricità, tutte tematiche già trattate in passato su queste pagine, oggi si vengono ad aggiungere due nuove problematiche: il costo e la sicurezza.

Ciò è scaturito da una diatriba nata in Finlandia tra le due società appaltatrici del famoso Epr, e cioè la Areva e la TVO. Questa è una problematica che ci riguarda molto da vicino, visto che l’Epr è anche la stessa centrale che dovrà essere costruita in Italia, e che stiamo sperimentando proprio con l’esperienza scandinava. Se in Finlandia, dove i lavori sono molto più efficienti che da noi, stanno avendo dei problemi enormi nel costruirne una sola, figuriamoci cosa accadrà da noi costruendo quattro centrali nucleari. Dopo il salto spieghiamo in cosa consistono queste problematiche.

Il simbolo della politica nucleare francese sulla Torre Eiffel

Secondo il più recente dei rapporti sulle risorse nucleari realizzato dalla Ianea-Nea l’uranio rimanente ammonterebbe a 3,3 milioni di tonnellate.
Il consumo attuale assorbito dalle centrali di tutto il mondo è oggi di circa 70 mila tonnellate.
Risultato: con questo andamento le riserve si esauriranno in molto meno di settant’anni.

Un problemino semplice semplice che potrebbe risolvere persino un bambino delle scuole elementari e che invece proprio non riescono a risolvere i cari grandi (di che?) otto della Terra, che hanno deciso che è giusto costruirne altri mille di reattori nucleari. Forse per accelerare la fine delle provviste, in previsione di un lungo lunghissimo inverno terrestre senza energia alcuna?

Greenpeace blocca l’EPR, il nuovo cantiere nucleare in Francia: non è sicuro

Il principale problema quando si parla di nucleare è quello della sicurezza delle centrali.
Gli impianti di nuova generazione non presentano particolari rischi, se, e ribadiamo se, tutte le norme venissero rispettate.
La polemica che oggi sorge intorno all’atomo deriva proprio da questo: nessuno è contro questo tipo di energia a priori, ma in molti sono consapevoli degli interessi economici che stanno dietro alla costruzione delle centrali.

Un esempio: le barre per lo spegnimento di Chernobyl erano state costruite in grafite e mancavano inoltre i coperchi (canali di contenimento), malgrado si sapesse il pericolo di una simile mancanza. Tutto per un risparmio del 30% sui costi. Si, ma quanta gente è morta e continua a morire? Risparmiare sul denaro e pagare con la vita degli innocenti, questo è l’uomo.
Anzi, se questo è un uomo, come diceva Primo Levi.
A proposito di sicurezza delle centrali nucleari, gli attivisti di Greenpeace stanno attuando una protesta in Francia, bloccando il neo-cantiere dell’EPR (European Pressured Reactor) di Flamanville, dal momento che non sarebbe affatto a norma.