Karl Rove: “non c’è più nulla da fare per il clima”

Il giorno delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti, lo stratega repubblicano Karl Rove potrebbe essersi lasciato sfuggire la verità più di quanto non abbia mai fatto il suo partito negli ultimi anni. In una conferenza tenuta in favore delle società di perforazione del suolo alla ricerca del gas, ha pronunciato un discorso su come con l’arrivo del nuovo Congresso, il quale ha sottratto dei deputati ad Obama, sarà “sicuro come la morte” che non verrà approvata una legge che limita le emissioni di gas ad effetto serra. “Il clima è andato” ha detto, che in slang americano (Climate is gone) suona meglio come “ormai non c’è più nulla da fare per il clima”. Finalmente il partito Repubblicano è uscito allo scoperto ed ha annunciato cosa ne pensa del problema ambientale.

Rove in quel momento si stava riferendo all’American Clean Energy and Security Act, approvato alla Camera dei Rappresentanti, ma poi interrotto al Senato. Egli intende agire in modo che gli sforzi per porre un limite alla quantità di emissioni di gas serra per le aziende, per cui anche Obama si è molto battuto, siano resi vani. Ci vorranno anni prima che la riforma sul clima e sull’energia pulita possa essere di nuovo sul tavolo.

CO2 diminuirà grazie al calo della popolazione mondiale

I cambiamenti conseguenti all’invecchiamento della popolazione e all’urbanizzazione potrebbero influenzare significativamente le emissioni globali di anidride carbonica nei prossimi 40 anni, secondo un nuovo studio pubblicato sui  Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), condotto dai ricercatori del National Center for Atmospheric Research (NCAR), l’Istituto Internazionale per l’Analisi dei Sistemi Applicati (IIASA), e dalla National Oceanographic and Atmospheric Administration.

A metà del secolo si stima che la popolazione mondiale potrebbe aumentare di oltre tre miliardi di persone, con la maggior parte di questo aumento che si verificherà nelle aree urbane. Lo studio ha mostrato che un rallentamento della crescita della popolazione potrebbe contribuire a ridurre significativamente le emissioni di gas ad effetto serra. Entro il 2050, i ricercatori hanno scoperto che se la popolazione seguirà uno dei percorsi di crescita più lenta previsti dai demografi delle Nazioni Unite, potrebbero ridursi del 16-29% le emissioni. Una quantità probabilmente sufficiente per mantenere le temperature globali sotto controllo. L’effetto della crescita demografica più lenta sulle emissioni di gas ad effetto serra potrebbe essere ancora più grande per la fine del secolo.

Il riscaldamento globale porterà temperature troppo alte per la sopravvivenza umana

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Gli scenari ragionevolmente peggiori sul riscaldamento globale potrebbero portare a temperature mortali per l’uomo nei secoli a venire, secondo i risultati della ricerca effettuata presso la Purdue University e la University of New South Wales, Australia. I ricercatori per la prima volta hanno calcolato la temperatura di bulbo bagnato massima tollerabile, ed hanno scoperto che essa potrebbe essere superata per la prima volta nella storia umana negli scenari climatici futuri, se le emissioni di gas ad effetto serra continueranno al loro ritmo attuale.

La temperatura cosidetta “di bulbo bagnato” è equivalente a ciò che si sente quando la pelle bagnata è esposta al movimento dell’aria. Comprende la temperatura e l’umidità atmosferica e viene misurata mediante la copertura di un termometro standard con un panno bagnato e ventilandolo continuamente.

I ricercatori hanno calcolato che gli esseri umani e molti mammiferi, la cui temperatura interna del corpo vicino a 36,6 gradi Celsius, sarà interessata da un livello potenzialmente letale di stress da calore di bulbo bagnato a causa di una temperatura superiore a 35 gradi per sei ore o più al giorno, ha spiegato Matthew Huber, docente di scienze atmosferiche e della Terra alla Purdue e co-autore del documento che sarà pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.

Usa-Cina: intesa firmata sulla ricerca verso un futuro rinnovabile

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Le due maggiori responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra al mondo hanno appena ratificato un innovativo accordo di cooperazione sullo sviluppo di tecnologie energetiche pulite. Un centro di ricerca da 15 milioni di dollari avrà sedi sia negli Stati Uniti che in Cina, e segna un passo in avanti verso il miglioramento dei rapporti tra i due Paesi che hanno idee molto diverse sul cambiamento climatico. Forse è ancora più importante sottolineare che questo potrebbe accelerare il processo di sviluppo di tecnologie energetiche più pulite utilizzabili in tutto il mondo.

Il settore delle energie rinnovabili cinese è in aumento. Il Paese è già diventato il più grande produttore di pannelli solari, e i suoi 6 progetti eolici genereranno una quantità di energia senza precedenti: tra i 10.000 e i 20,000 megawatt ciascuno. Ma il centro di ricerca è impostato per concentrarsi su alcuni settori specifici. Secondo l’Associated Press:

il centro si concentrerà sul carbone pulito e su edifici e veicoli, ha detto il Segretario all’Energia degli Stati Uniti Steven Chu. Esso mette in evidenza il potenziale di cooperazione USA-Cina in un settore che Washington dice potrebbe creare migliaia di posti di lavoro.