Rifiuti, a Napoli 6500 tonnellate di spazzatura riverse in strada

Prosegue l’emergenza rifiuti a Napoli. Sarebbero 6.500 le tonnellate di spazzatura riverse per le strade della città e nei territori della provincia. Rispettivamente si parla di 3.00o tonnellate solo nel capoluogo e di altre 3.500 sparse nell’hinterland. Il miracolo dei tre giorni non è avvenuto. La raccolta è ferma. I camion hanno sversato 718 tonnellate nella discarica di Chiaiano, l’unica attualmente attiva nel napoletano. Ma gli autocompattatori sono colmi e non possono raccogliere altri rifiuti dalle strade, malgrado l’ufficio flussi abbia autorizzato gli sversamenti negli stir di Tufino, Battipaglia e Caivano.

Le cifre a dir poco esorbitanti sulla quantità di spazzatura accatastata sono state confermate oggi dall’assessore all’Igiene del Comune di Napoli Paolo Giacomelli. E’ lo stesso Giacomelli a riferirsi al problema dei rifiuti a Napoli definendo la situazione drammatica. Drammatica soprattutto perché al momento non si intravedono soluzioni valide per uscirne.

Le altre province non vogliono i rifiuti, ha spiegato Giacomelli, ma conferiscono nel termovalorizzatore di Acerra la loro frazione secca. Forse una soluzione da adottare sarebbe quella di bloccare il conferimento, presso l’impianto di Acerra, dei rifiuti provenienti dalle città delle altre province.

Rifiuti: Lombardia, esempio per l’Italia grazie al recupero energetico

In piena emergenza rifiuti in Campania non bisogna semplicemente limitarsi all’area di Terzigno e dintorni, ma per analizzare il problema bisogna avere uno sguardo più ampio per cercare di capire come viene affrontato nel resto d’Italia. E’ quello che ha fatto Federambiente in collaborazione con l’Osservatorio nazionale sui rifiuti.

Secondo la loro fotografia del Paese, la situazione non è molto positiva, specialmente al Sud, ma ci sono molti margini di miglioramento se si osservano le eccellenze nel trattamento dei rifiuti, come quello che sta avvenendo in Lombardia. L’aspetto più interessante infatti è vedere l’incidenza della raccolta differenziata, ormai diventata più comune del gettare i rifiuti nei bidoni dell’immondizia generici, segno di una coscienza verde molto positiva.

Rifiuti, a Napoli l’emergenza torna evidente

Diciamo la verità, nessuno aveva mai creduto davvero alle parole di Berlusconi il quale affermava che l’emergenza rifiuti a Napoli era stata risolta. Ora però negare l’evidenza non è più possibile. Finora infatti il Governo se l’era cavata togliendo le telecamere dalle periferie, dove i rifiuti sono rimasti intatti come dei monumenti almeno dal 2006, ed eliminando l’immondizia solo dal centro, dove le telecamere non potevano essere tolte.

Ma ora anche lì, davanti alle scuole, ai negozi e ai locali chic, la puzza comincia a diventare insopportabile. Il nuovo anno scolastico in quel di Napoli (ma non solo lì) è a rischio, visto che ormai negli istituti non si può più entrare. Il motivo? I cumuli d’immondizia sono talmente tanti che hanno addirittura bloccato gli ingressi e le finestre delle scuole.

Palermo: è emergenza rifiuti, ma nessuno ne parla

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La situazione della città di Palermo, ma in generale quella di tutta la Sicilia, è molto preoccupante, e forse anche più grave di quella di Napoli di qualche anno fa. Ma la differenza con la situazione campana è che la Sicilia è governata da 7 anni dalla destra, e per questo i giornali, e soprattutto le telecamere delle televisioni, fanno finta che tutto va bene.

E’ questo, in sintesi, il grido d’allarme di Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, il quale a sua volta riprende l’allarme lanciato dall’Amia, l’azienda che si occupa della gestione dei rifiuti a Palermo, e che ormai è vicina al collasso. La situazione più critica è quella della discarica di Bellolampo, dove sono stoccate ad oggi circa 100 mila tonnellate di percolato, una sostanza altamente nociva, nota per la sua forte capacità di inquinare le falde acquifere.

Prestigiacomo: “Problema rifiuti è colpa delle Regioni”

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Lo sport nazionale dell’Italia, non è più il calcio, ma lo scarica barile. Quando bisogna trovare il responsabile di qualche danno, si susseguono dita puntate e accuse che non stanno in piedi; quando invece un problema si risolve, c’è la corsa a salire sul carro dei vincitori.

E così capita che se per Napoli, ad emergenza finita (così dicono) l’attuale Governo di centrodestra decanta i propri meriti, quando invece le cose non funzionano, vedi il resto della Campania, la Sicilia e altre Regioni alle prese con i rifiuti, improvvisamente la colpa non è del Governo, ma della politica regionale. Capita così che il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, riferisca alla commissione parlamentare d’inchiesta sul problema rifiuti, ed esponga problematiche e soluzioni. Dopo il salto i casi analizzati regione per regione.

Emergenza rifiuti: la Ue condanna l’Italia

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Abbiamo risolto il problema rifiuti in Campania.

Quante volte abbiamo sentito e risentito questo proclama provenire dai rappresentanti di Governo, da pochi giorni dopo l’insediamento fino ad oggi, come se con un colpo di bacchetta magica tonnellate di rifiuti fossero immediatamente sparite. La realtà è un’altra, come documentato più volte anche su questo blog, e cioè che l’unica cosa che è effettivamente sparita sono le telecamere.

L’immondizia è tutta lì, e a conferma di questa denuncia che rimane (almeno in Italia) ancora sotto silenzio c’è la voce più autoritaria possibile, quella dell’Unione Europea. La Corte di giustizia di Lussemburgo ha accolto il ricorso presentato dalla Commissione europea, e ha deciso di condannare l’Italia perché non ha fatto abbastanza per risolvere il problema rifiuti in Campania, ma soprattutto mette in pericolo la salute umana e l’ambiente.

Palermo invasa dall’immondizia, si teme una Napoli-bis

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La città di Palermo, ma probabilmente buona parte della Regione Sicilia, rischia di passare un’estate di fuoco non soltanto a causa del calore dei mesi estivi, ma per il problema che lo scorso anno, ma in parte ancora oggi, ha vissuto la Campania: l’emergenza rifiuti.

Da una settimana infatti i lavoratori dell’Amia, agenzia municipalizzata che si occupa dello smaltimento dell’immondizia, sono in sciopero per mancanza di fondi e di attrezzature che la Regione non mette a loro disposizione. Un problema grave visto che è bastato uno stop di una settimana per far sprofondare un’intera città come quella di Palermo, una delle più grandi d’Italia, completamente nell’immondizia.

Il Sud? Solo discariche!

A quanto pare usare la parola emergenza vicino a rifiuti non ha più alcun senso. Quello dello smaltimento dei rifiuti per il nostro Paese, in particolare per il Sud, usato come discarica da tutte le altre regioni, non è un più un caso isolato che scoppia a Napoli piuttosto che a Catania, e che in pochi giorni, settimane, anche uno o due mesi viene risolto, come dovrebbe essere per le vere “emergenze”, quelle per cui i governi si mobilitano e stanziano fondi per uscirne il più velocemente possibile. Quello dei rifiuti è un vero e proprio cancro, che non basta risolvere al pronto soccorso, ma per il quale occorre una lunga degenza e se necessario ripetuti inteventi per evitare che si riformi.

Oggi un rapporto di Legambiente parla di clamoroso ritardo impiantistico del Sud, che tradotto significa che nelle regioni meridionali del nostro Paese la maggior parte della spazzatura va a finire ancora nelle discariche, ad accumularsi e ad imputridirsi, che siano abusive, legalizzate, pseudolegalizzate, improvvisate, sempre di cumuli di detriti stiamo parlando. A finire nella grande pattumiera del Sud è ben il 54% dei rifiuti.

Rifiuti: decreto-arresti esteso a tutte le regioni italiane

Chiunque in modo incontrollato o presso siti non autorizzati abbandona, scarica, deposita sul suolo o nel sottosuolo o immette nelle acque superficiali o sotterranee rifiuti pericolosi, speciali ovvero rifiuti ingombranti domestici e non, di volume pari ad almeno 0,5 metri cubi e con almeno due delle dimensioni di altezza, lunghezza o larghezza superiori a cinquanta centimetri, è punito con la reclusione fino a tre anni e sei mesi; se l’abbandono, lo sversamento, il deposito o l’immissione nelle acque superficiali o sotterranee riguarda rifiuti diversi, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da cento euro a seicento euro“. Recita cosi il testo dell’articolo 6 del decreto legge 172/2008 varato dal Consiglio dei Ministri l’8 Novembre scorso per fronteggiare l’emergenza dello smaltimento dei rifiuti nella sola regione Campania.