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Ambiente, per salvare il mare arriva il piatto a base di medusa

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Dagli Eataly di Roma, una catena di punti vendita specializzata in generi alimentari tipici e di qualità, è partita la somministrazione di piatti mediterranei con carpaccio di medusa…lo mangereste? Forse l’idea di mangiare un piatto a base di medusa non entusiasma i molti, ma se la pietanza è preparata dallo chef Gennaro Esposito con prodotti tipici della sua terra e del Mediterraneo, e la causa è salvare la biodiversità marina…allora è tutta un’altra cosa!

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Legambiente, Goletta Verde boccia il ministro Passera e Costa Crociere

monitoraggio mare italiaE’ partita il 23 giugno la storica imbarcazione di Legambiente, la mitica Goletta Verde per difendere e monitorare il patrimonio marino e costiero nazionale dai pirati del mare, e già si rendono note le maglie nere dell’Italia: dalla strategia politica del ministro dell’Economia e dello sviluppo, Corrado Passera, al disastro ambientale della Costa Crociere. Queste e tante altre le note dolenti del Bel Paese, ma come sempre i volontari di Legambiente propongono soluzioni concrete e fattibili per migliorare la qualità delle nostre acque e degli ecosistemi marini.

Green Jobs, Termini Imerese passa dall’auto alla tutela degli oceani

Il nome Termini Imerese è strettamente legato alla Fiat. Qui una delle fabbriche della società torinese ha dato lavoro a mezzo paese per oltre trent’anni, fino a che non ha chiuso. Dal novembre scorso infatti il piccolo paesino in provincia di Palermo ha rischiato il collasso, e nell’attesa che le fantomatiche aziende rilevino la fabbrica e riassumano centinaia di operai, c’è qualcuno che si è dato da fare avviando un’attività improntata alla tutela ambientale.

Inquinamento mari e oceani, responsabili i tessuti in pile lavati in lavatrice

A mettere in allarme la salute dei nostri mari sarebbero i lavaggi in lavatrice di maglioni, sciarpe, cappellini e guanti in pile. Come? A svelarlo è una notizia apparsa sul periodico scientifico Science che ha divulgato le ricerche compiute da studiosi provenienti da ogni parte del mondo. Durante il bucato in lavatrice di un tessuto in pile si possono staccare dal capo d’abbigliamento fino a 2.000 fibre di poliestere e acrilico, tossici e dannosi per gli ecosistemi e l’ambiente marino.

Mare nostrum, salviamo il degrado col metodo Cousteau

Il mar Mediterraneo è inquinato? Sei in vacanza e mentre fai il bagno ci sono mozziconi di sigaretta, buste di plastica e alghe in acqua? Hai esplorato i fondali marini e trovato spazzatura invece che Posidonia? Ogni tua segnalazione, ogni scatto fotografico e ogni descrizione sarà utile per monitorare la salute dei nostri mari e per salvarli dal degrado. Tutto questo è il metodo Cousteau, messo in piedi da Pierre Yves Cousteaun, figlio del più celebre Jacques Yves, esploratore, oceanografo e navigatore francese, morto nel 1997 con un team di scienziati provenienti dalle università più prestigiose e dall’Unione mondiale per la conservazione della natura.

Ecosistemi a rischio: individuate 13 aree nell’Artico

Le 13 aree più a rischio per la biodiversità e il patrimonio naturalistico si trovano nell’Artico, tra esse lo Stretto di Bering e la costa del Mare di Barents. Nel circolo polare artico l’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) ha individuato 77 aree da tutelare.

Nel rapporto annuale, pubblicato oggi, si evince che gli ecosistemi marini più ricchi del Polo Nord sono a rischio a causa del riscaldamento globale del Pianeta che favorisce lo scioglimento dei ghiacciai marini e l’acidificazione degli oceani. A queste cause si aggiungono ora anche attività umane prima non presenti nell’area e in grande espansione, come la pesca e i trasporti marittimi, l’esplorazione per cercare gas e petrolio nei fondali artici. Tra gli effetti più imminenti ci sarà la perdita della fauna selvatica dell’artico: orsi polari, balene, trichechi, foche ed uccelli.

Ostriche a rischio estinzione

Le ostriche rischiano l’estinzione, come i coralli stanno scomparendo a causa dello sfruttamento intensivo e della degradazione delle coste. A lanciare l’allarme è la rivista Bioscence in cui è stato pubblicato il risultato di una recente ricerca compiuta dall’American Institute of Biological Science dell’Università della California.

Gli studi hanno preso in esame lo stato di salute di 144 baie e 44 ecoregioni in tutto il mondo note per la produzione di ostriche. E’ emerso che negli ultimi dieci anni il 90% delle barriere di ostriche sono andate perse, e in gioco non sono i  piatti prelibati a base del mollusco, ma l’intero ecosistema marino.

Biotecnologie marine, l’Europa può rilanciare il settore

La biotecnologia marina, ossia l’insieme delle applicazioni tecnologiche della biologia marina ed acquatica, è una disciplina in forte aumento. I dati più recenti indicano che il mercato della Blue biotechnology ha un valore di 2,8 miliardi di euro nella sola Europa e che per i prossimi anni può crescere fino al 12% ogni anno se industria e ricerca andranno di pari passo.

Come ha affermato il Presidente della Marine Board della Fondazione europea della scienza (FES) Lars Horn, l’Europa entro il 2020 può guidare il mercato della biotecnologia marina. Negli oceani e nei mari europei le acque basse della costa, così come le profondità degli abissi sono caratterizzati da fattori molto eterogenei per temperatura, illuminazione, pressione e composizione chimica. I cambiamenti che hanno modificato gli ecosistemi marini hanno dato vita ad un archivio vivente della diversità ancora inesplorato.

Marea nera, parte la spedizione di Greenpeace, obiettivo indagare sui danni all’ecosistema

Marea nera non è più soltanto l’incubo innescato nel Golfo del Messico dall’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, quel maledetto 20 aprile scorso. Ormai è diventato un modo di dire a identificare eventi simili o anche catastrofi che non hanno a che vedere con il petrolio ma hanno la stessa portata immensa della dispersione provocata dalla BP. Gli incendi che stanno colpendo la Russia sono stati appellati la marea nera di Mosca, a testimoniare che il mondo è rimasto profondamente colpito da quella falla inarrestabile che seminava morte in streaming e che non se ne dimenticherà tanto facilmente.

Ma l’incubo nero è lontano dal considerarsi archiviato. Ce ne ricorderemo sicuramente a lungo perché se ne parlerà, anno dopo anno, testimoniando gli effetti sugli ecosistemi marini, sull’economia costiera, sulla catena alimentare, sul clima. Di sicuro non se ne dimenticherà Greenpeace che ha appena annunciato l’invio della nave rompighiaccio Arctic Sunrise, in missione, per tre mesi, nell’area del Golfo del Messico.

Alghe per produrre biocarburante, i primi risultati dalla spedizione in Antartide

Il ricercatore italiano Guido Bordignon ha annunciato i suoi primi risultati dopo la spedizione in Antardite per mettere a punto il suo progetto: produrre biocarburante dalle alghe. Come spiega lo studioso

Sono stato in Antartide dal 18 gennaio al 20 marzo, in una spedizione coordinata dallo Scripps Institute di San Diego e ho fatto una serie di campionamenti a caccia di nuove specie di fitoplancton da poter utilizzare per produrre biocarburanti.

Polo Nord in pericolo a causa dei cambiamenti climatici e della pesca a strascico

Greenpeace, spedizione nel Polo Nord

Le immagini dei fondali dell’Oceano Artico sono state rese note da poche ore da Greepeace, eppure gli scatti meravigliosi e il video della spedizione “Artic Under Pressure” su YouTube ha già ricevuto migliaia di visite!

Anemoni di mare, coralli molli, tunicati e specie spettacolari che vivono nei fondali del Polo Nord rischiano di sparire per sempre se l’uomo non interviene subito per fermare lo scempio che sta facendo del nostro Pianeta. L’aumento della temperatura globale e il conseguente ritirarsi dei ghiacci del circolo polare artico stanno favorendo la pesca industriale e le esplorazioni petrolifere in acque ancora incontaminate, mai raggiunte dall’uomo.

L’acidificazione degli oceani potrebbe avere gravi effetti sugli ecosistemi marini

Le preoccupazioni per l’aumentata acidificazione degli oceani si sono spesso focalizzate sui potenziali effetti del fenomeno sulla barriera corallina, ma una più ampia interruzione dei processi biologici nei mari e negli oceani può avere ripercussioni ancora più profonde sugli ecosistemi marini. E’ quanto afferma Donald Potts, professore di ecologia e biologia evolutiva presso l’Università di California Santa Cruz, nonchè profondo conoscitore della barriera corallina e della biodiversità marina.

Potts ha discusso sul tema “Geobiological Responses to Ocean Acidification” nel corso del Fall Meeting of the American Geophysical Union (AGU) svoltosi a San Francisco il 17 dicembre scorso.
L’acidificazione degli oceani è uno degli effetti collaterali della crescente concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera terrestre a causa della combustione di combustibili fossili.