In Israele il 70% dell’acqua potabile arriva direttamente dal mare: sembra strano eppure è davvero così, grazie a un processo di desalinizzazione a osmosi inversa che consente di raggiungere ottimi risultati. E così si scopre che dalla spiaggia di Palmachim, la più conosciuta della costa israeliana, ogni giorno vengono sfruttati 624,000 metri cubi di acqua che attraverso lunghi tubi vengono trasportati e trasformati in acqua potabile.
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Desalinizzazione, nuova tecnologia incrementa efficienza impianti
A causa della forte siccità degli ultimi anni, e di quella ancora maggiore che si prospetta per il futuro, la soluzione più ovvia per risolvere la scarsità idrica è la desalinizzazione delle acque marine. Ma siccome la pratica è molto dispendiosa, sia in termini energetici che monetari, si sono cercate sempre strade diverse. Ora la General Electric sembra aver migliorato la tecnica, incrementando notevolmente l’efficienza degli impianti forniti dal suo nuovo strumento.
Acqua potabile, arriva Ecoloblue il generatore da atmosfera
EcoloBlue è un generatore di acqua potabile messo a punto da una società di San Diego, capace di condensare l’aria presente in atmosfera. Il prodotto è stato lanciato sul mercato in due serie, una per uso domestico e una per uso industriale. Per le nostre case si possono acquistare due diversi modelli di EcoloBlue, uno da 26 litri di acqua al giorno e uno in grado di produrre fino a 30 litri. Il generatore per uso industriale produce invece fino a 200 litri di acqua potabile al giorno. EcoloBlue è un prodotto green che può essere alimentato a pannelli fotovoltaici da circa 300 watt.
Siccità, un nuovo sistema di desalinizzazione potrebbe debellarla
Oltre un terzo della popolazione mondiale vive in aree in cui la domanda di acqua dolce fa fatica ad essere soddisfatta. Entro il 2025, questo numero sarà quasi il doppio. Alcuni Paesi hanno risolto il problema sfruttando fonti naturali di acqua dolce, ma in molti casi la siccità, l’inquinamento o altri problemi, come ad esempio la crisi idrica del fiume Giordano, hanno dimostrato come molte di queste pratiche siano tutt’altro che sostenibili. Per questo è importante trovare una soluzione al più presto.
Basta petrolio, l’Arabia si converte al solare
Si potrebbe immaginare che un Paese desertico come l’Arabia Saudita dovrebbe poter contare molto sulla dissalazione per una buona parte delle acque dolci che utilizza. Ed infatti, ad esempio, nel regno Saudita c’è il più grande impianto di dissalazione al mondo, quello nella Al Jubail Industrial Zone, sulle rive del Golfo Persico.
Fino ad ora, gli impianti di dissalazione sono più di 28 sparsi in tutto il regno, e hanno dovuto fare affidamento sui combustibili fossili, in particolare olio combustibile, per fornire la potenza necessaria per far funzionare le apparecchiature utilizzate per l’estrazione del sale e altri minerali dall’acqua di mare.
Gran parte di questo può cambiare, tuttavia, visto che l’Arabia Saudita è ora interessata ad utilizzare l’energia solare per fornire la potenza necessaria, al posto del petrolio. Secondo un articolo pubblicato sulla UAE Top Media News, il regno sta ora progettando la costruzione di impianti di desalinizzazione alimentati ad energia solare, al fine di risparmiare sui costi energetici, ma anche per essere in sintonia con le nuove politiche ambientali. Questo potrebbe essere per garantire l’iscrizione della nazionale all’International Renewable Energy Agency, altrimenti nota come IRENA.
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