Ciclo di coltivazione delle piante e cambiamenti climatici: l’apoteosi del disastro

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Il terzo millennio è iniziato all’insegna dei cambiamenti globali del pianeta, provocati dall’uomo, nello sfruttamento sconsiderato delle risorse, nell’ignoranza completa di qualsiasi norma di rispetto della natura e dell’ambiente.
Conseguenza più evidente delle innaturali modifiche apportate dalla civiltà umana, il fenomeno dell’effetto serra, e i conseguenti mutamenti climatici che ne sono l’effetto immediato.

L’uso dei combustibili fossili ha alterato la composizione dell’atmosfera ed il ciclo naturale del carbonio. Attraverso il meccanismo della fotosintesi, l’anidride carbonica viene fissata dalle piante e ritorna in circolazione tramite processi di decomposizione; la combustione di petrolio, carbone e gas immette nell’atmosfera una quantità eccessiva di anidride carbonica accumulata in tempi geologici nel sottosuolo in miliardi di anni.

Le conseguenze della deforestazione nell’isola di Sumatra

Secondo uno studio realizzato dal WWF in una delle province di Sumatra, esiste uno stretto rapporto tra il fenomeno della deforestazione, i cambiamenti climatici e l’estinzione di specie rare come la tigre di Sumatra.
Più di 4 milioni di ettari di foresta tropicale sono stati distrutti negli ultimi 25 anni, e i dati si riferiscono alla sola provincia di Riau!
Il nostro Paese è, purtroppo, uno tra i principali importatori di legname.

Il disboscamento provoca un’alta immissione di CO2 nell’atmosfera, con gravi conseguenze per il clima dovute all’effetto serra.
La distruzione delle foreste comporta la scomparsa degli habitat di alcuni animali, seriamente a rischio estinzione.
Riau ha perso il 65% del totale delle sue foreste e di conseguenza l’84% degli elefanti e il 70% delle tigri.
Attualmente a Riau ci sono soltanto 210 esemplari di elefanti e 192 tigri.

Dall’Amazzonia dipende il nostro futuro

L’Amazzonia è qualcosa di più di un ecosistema, di una grande foresta, di un immenso paese da proteggere: l’Amazzonia è il nostro futuro. Questo l’appello-monito di Greenpeace per il più grande polmone verde della Terra. Solo poco più di un quinto delle foreste originarie del pianeta è rimasto preservato, di quelle che restano almeno la metà è seriamente minacciata dalle attività minerarie ed agricole dell’uomo, ma soprattutto dallo sfruttamento ai fini dell’estrazione commerciale del legname.

Con i suoi 370 milioni di ettari l’Amazzonia brasiliana rappresenta la più grande estensione al mondo di foresta primaria, un terzo delle foreste totali di tutto il pianeta. Le multinazionali del legname oggi stanno mettendo a repentaglio l’integrità di questo patrimonio naturale. Dopo aver devastato le risorse forestali del Sud Est asiatico e dell’Africa Centrale, le grandi compagnie del legname asiatiche, nordamericane ed europee si stanno ora spostando sull’Amazzonia brasiliana.
Si tratta di compagnie che hanno una pessima fama per i loro abusi sociali ed ambientali.