bombe usa barriera corallina

Ambiente, la Marina USA lascia bombe inesplose sulla barriera corallina australiana

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Due caccia della Flotta USA hanno lasciato il loro carico di bombe inesplose nel parco patrimonio dell’Umanità della Grande Barriera Corallina australiana perché avevano poco carburante per raggiungere l’isola poligono di Townshend. Se le bombe esplodessero la catastrofe ambientale sarebbe tra le più importanti della storia. Perché e chi ha autorizzato l’operazione?

coralli gallery

Barriere coralline e coralli dal mondo (gallery)

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Gli Antozoi, più noti con il nome di coralli, sono degli animali degli Cnidaria e più esattamente dei piccoli polipi che vivono in colonie numerose, come le barriere coralline tropicali. Questi piccoli polipi producono carbonato di calcio e danno vita al tipico scheletro calcareo che conosciamo come corallo. Utilizzato per fare gioielli e come ricordo di vacanza nei Paesi tropicali, il corallo rischia l’estinzione a causa anche dei cambiamenti climatici, del surriscaldamento terrestre e dell’inquinamento. Nel mondo esistono diverse varietà di corallo, differente per colore, dimensione e forma. Cerchiamo di scoprirne un po’ di più con la gallry di oggi.

Acidificazione degli oceani, alcuni coralli potrebbero adattarsi

Buone notizie per la fauna marina: non tutti i coralli rischiano la distruzione. L’allarme, lanciato qualche tempo fa dai biologi marini, riguardava l’acidificazione degli oceani che avrebbe portato i coralli a sbiancarsi, anticamera della distruzione totale. Questo avrebbe poi comportato una serie di conseguenze, tra cui la messa a rischio di molte specie che proprio nei coralli trovavano riparo. Ora però una nuova ricerca smentisce questo scenario catastrofico ed apre a nuove possibilità di sopravvivenza.

Marea nera in Nuova Zelanda, a rischio coralli e pinguini blu

Marea nera in Nuova Zelanda: le ultime notizie che ci arrivano dalle autorità locali non sono affatto confortanti purtroppo. La portacontainer Rena, della greca Costamare Inc, incagliatasi una settimana fa a causa di un errore umano del capitano, a 22 chilometri dalle coste di Tauranga, lungo le spiagge della Bay of Plenty, presenta una crepa nello scafo che si fa sempre più profonda ed è ormai scontato che non reggerà ancora a lungo. Dalla nave sono già fuoriuscite centinaia di tonnellate di greggio, circa 350 si stima, un primo bilancio di quello che si prefigura come il disastro ambientale più grave mai avvenuto in acque neozelandesi. Le operazioni di soccorso coinvolgono oltre 500 persone e proseguono incessantemente in un ultimo disperato sforzo di pompare il petrolio che rimane a bordo, circa 1300 tonnellate, in altre imbarcazioni prima che la nave coli a picco. Steve Jones, portavoce della  Maritime New Zealand, spiega che ormai la portacontainer è tenuta unita solo dai suoi componenti interni.

Acidificazione degli oceani

Con acidificazione degli oceani si indica la decrescita del pH delle acque oceaniche provocato dall’assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera. L’anidride carbonica a contatto con l’acqua si scioglie producendo acido carbonico, H2CO3: maggiori saranno le concentrazioni di CO2 più aumenterà l’acidità degli oceani.

Gli oceani hanno ridotto gli effetti del riscaldamento globale per migliaia di anni assorbendo anidride carbonica. Ora la chimica di base degli oceani sta cambiando anche a causa della nostra attività, con conseguenze devastanti per la vita marina.
Una delle cause principali del riscaldamento globale è l’aumento di gas serra, tra cui figura l’anidride carbonica, generata principalmente attraverso la combustione di combustibili fossili e nel ciclo di respirazione della vegetazione. Nel corso del tempo, gli oceani hanno contribuito a limitare questo problema attraverso l’assorbimento dell’anidride carbonica in eccesso. Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration, NOAA, gli oceani hanno assorbito quasi la metà delle emissioni di combustibili fossili che abbiamo generato nel corso degli ultimi 200 anni.

Le barriere coralline sono destinate a scomparire?

coralliLe barriere coralline sono destinate alla scomparsa? Questo il titolo di un convegno che si è svolto presso l’American Association for the Advancement of Science (AAAS), nel corso della conferenza annuale tenutasi a San Diego, in California. E, stando a quanto è emerso nel corso del dibattito, si tratta di un argomento che non dovrebbe essere preso tanto alla leggera.

Il dottor Simon Donner, ricercatore del dipartimento di geografia presso la University of British Columbia, ha ricevuto i finanziamenti per la sua ricerca sullo stato di salute dei coralli dal Natural Sciences and Engineering Research Council. Esponendo i risultati del suo studio, Donner ha parlato della vulnerabilità delle barriere coralline ai cambiamenti climatici dovuta alle temperature delle acque oceaniche in costante aumento.

Barriere coralline, le più colpite dal riscaldamento globale

coralli-riscaldamento-globaleAlcune specie, sia tra quelle animali che tra quelle vegetali, si abituano più rapidamente ai repentini cambiamenti climatici cui è sottoposto il nostro pianeta a causa del riscaldamento globale. Altre scompaiono. O sono in grave pericolo. Tra queste la barriera corallina risulta essere tra le più sensibili e tra le più colpite dai mutamenti climatici.

L’acidificazione degli oceani ne mette infatti a rischio la composizione strutturale, la violenza sempre maggiore di uragani e tempeste ne impedisce il recupero e contrasta la capacità dei coralli di ritrovare un equilibrio e di porre rimedio ai danni subiti, ricostituendosi.

La “febbre” del Mediterraneo uccide spugne e coralli

L’ennesimo conto da pagare per i danni da riscaldamento globale è la mortalità di massa di spugne e coralli del Mediterraneo. L’estate marina si è infatti allungata di circa un mese se si considerano i dati registrati nel 1974 e secondo gli ultimi rilevamenti, che risalgono al 2006, le temperature delle acque sono aumentate considerevolmente, provocando la scomparsa da molti fondali di microorganismi particolarmente esposti e sensibili ai cambiamenti climatici.

Ad appurare le conseguenze della febbre dei nostri mari è stato un recente studio spagnolo effettuato da un team di ricercatori del Consiglio Superiore di Ricerche Scientifiche (CSIC), e pubblicato sulla rinomata rivista di divulgazione scientifica Proceedings dell’Accademia nazionale di scienze statunitense.
Gli episodi di mortalità fuori dalla norma di organismi invertebrati sono stati registrati dagli studiosi nel Mar Ligure e nella gran parte del Mediterraneo nord occidentale.

Dopo 67 test atomici, l’atollo di Bikini riprende a vivere

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Era il primo luglio 1946, e gli Stati Uniti scrissero una delle pagine più nere della storia dell’umanità. Nell’atollo di Bikini si compì il primo di 67 test atomici compiuti in 12 anni in uno dei posti più caratteristici tra i paradisi tropicali del mondo.

Ai 167 abitanti dell’arcipelago fu detto che questi esperimenti servivano per evitare l’inizio di altre guerre, e con pochi dollari in tasca e tante promesse furono espropriati delle proprie terre, e trasferiti in un atollo lontano. 8 anni dopo, precisamente l’1 marzo 1954 ci fu l’esperimento più terribile, la cosiddetta “Bomba H“, o a idrogeno, oltre mille volte più potente di quella che distrusse Hiroshima.

Raja Ampat: il tesoro della Nuova Guinea

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Nell’Oceano Pacifico, si trova un Arcipelago di 600 isole in cui coesistono le specie animali e vegetali piu’ spettacolari e rare al mondo, questo paradiso si chiama Raja Ampat. Da circa due secoli centinaia di ricercatori e naturalisti sono approdati alla volta di queste meravigliose isole, scoprendo ogni volta nuove specie di animali, nuovi scorci e nuove vegetazioni. Oggi viene definita come “la culla della creazione nel mezzo dell’Oceano”, per il patrimonio di biodiversita’ che rappresenta. Una spedizione condotta nel 2001 tra le Isole Wyang e Raja Ampat, consenti’ agli scienziati di classificare circa 4000 specie di pesci ed oltre 450 di coralli, un numero di gran lunga superiore a quello presente nel Mar dei Caraibi e nella barriera corallina australiana.

La barriera corallina è praticamente intatta, tuttavia nelle zone piu’ soggette all’azione umana si è potuto osservare il fenomeno del bleaching, ossia sbiancamento, che ha causato la perdita della maggior parte della popolazione di coralli nel mondo. La bellezza del mondo sottomarino è infinita, ad esempio tra i coralli si puo’ trovare la piu’ piccola specie di cavalluccio marino, Hippocampus bargibanti, integrato alla struttura dei rami. Invece tra le alghe si mimetizza il pesce rospo (peraltro raro in queste zone), Halophryne diemensis, per nutrirsi di gamberetti, pesci piccoli e plancton.