Il Brasile decide di ridurre le proprie emissioni del 39% entro il 2020

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Rafforzare gli impegni assunti nel COP15 all’inizio di questo mese. E’ questo ciò che il Presidente brasiliano Lula ha deciso tramite un decreto legge che richiede alla sua nazione di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra del 39% entro il 2020. Nonostante l’azione coraggiosa fatta dal Brasile per ridurre le emissioni, che è tra le più ambiziose, tre importanti disposizioni del progetto di legge non hanno fatto piacere ai gruppi ambientalisti. Ma a differenza dei risultati del COP15, la nuova legge brasiliana offre un esempio da seguire per le altre nazioni.

Il disegno di legge, che è stato approvato dal Senato, conteneva regole rigorose in materia di industrie per garantire la riduzione delle emissioni entro l’obiettivo, ivi compreso l’obbligo che i combustibili fossili fossero gradualmente abbandonati, sostituiti da altre fonti di energia. Nel firmare il disegno di legge in legge, Lula ha posto il veto su tre delle disposizioni più avanzate al suo interno, una delle quali era la graduale eliminazione dei combustibili fossili.

Recupero CO2 possibile grazie all’agricoltura biologica

agricoltura biologica

Si può anche non essere dei fan del biologico, ma certo è che l’agricoltura può dare una grossa mano per combattere i cambiamenti climatici. I britannici della Soil Association sono stati un sostenitori instancabili dell’energia sostenibile, e così ora, per cercare di tirare l’acqua al proprio mulino, stanno sostenendo che la conversione del Regno Unito all’agricoltura biologica potrebbe comportare tagli massicci del carbonio atmosferico.

Appena prima del summmit di Copenaghen, l’organizzazione ha pubblicato una nuova relazione che descrive come l’agricoltura biologica sia “l’anello mancante” al COP15. La relazione sostiene che fino all’86% del potenziale agricolo possa mitigare il cambiamento climatico grazie al recupero del carbonio nel suolo. Le fattorie biologiche possono recuperare dal 20 al 28% in più di carbonio nel suolo, rispetto a quelle non-biologiche, e una conversione globale all’agricoltura biologica potrebbe erecuperare fino all’11% delle emissioni globali di gas a effetto serra.

10 punti da tenere a mente in vista di Copenaghen

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Con tutti i contrastanti e mutevoli impegni nazionali sul tavolo per il COP15, l’accordo che si spera di trovare a Copenaghen, è molto facile per chi non segue con attenzione questo evento perdere di vista ciò che deve realmente accadere. Per chi fosse interessato, il WWF ha proposto una rapida panoramica di 10 punti che vale la pena prendere in considerazione:

1. Il quadro è giuridicamente vincolante. Ognuno deve accettare di essere legalmente vincolato ad un trattato globale sul clima con una modifica del protocollo di Kyoto ed un nuovo protocollo di Copenaghen, che “assicuri la sopravvivenza di Paesi, culture ed ecosistemi” e aiuti a preparare il terreno per una futura economia con basse emissioni di carbonio.

2. Il picco delle emissioni di carbonio deve arrivare prima del 2017. Se siamo in grado di fare questo abbiamo una migliore possibilità di mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2 °C, e di avere il tempo per prendere provvedimenti. Più avanti arriverà il picco, minori saranno le possibilità di salvezza.