Nel nuovo rapporto Ispra sui dati ambientali si tirano le somme su diverse problematiche in Italia, e i numeri per lo più non sono buoni. Riportiamo qui i dati riguardanti le spiagge (600 mila mq andati persi) il consumo del suolo, le temperature in aumento che rendono le notti estive sempre più calde.
consumo di suolo
Ambiente, Wwf presenta “riutilizziAMO l’Italia”
Non serve un altro territorio da consumare, serve un grande progetto di riqualificazione per scoprire un’altra Italia. Pensa insediamenti industriali non più utilizzati e immagina strutture di utilità sociale. Trova zone commerciali sovradimensionate e semivuote e crea nuove destinazioni d’uso a misura d’uomo. Individua aree e infrastrutture inutili e progetta zone pedonali, aree verdi e parchi giochi.
Ambiente, nove regole per salvare il Pianeta
Nove strategie o regole per salvare il mondo sono state ideate dalla Royal Society britannica per ottenere una stabilizzazione della popolazione mondiale, per ridistribuire i consumi energetici e alimentari tra Nord e Sud del Pianeta. Come si legge nello studio, entro il 2050 la popolazione mondiale avrà superato i 9 miliardi di persone, questo vuol dire una nuova distribuzione delle ricchezze, dell’acqua, dei generi alimentari. Per evitare la catastrofe è necessario che le nascite e i consumi vengano pianificati nei programmi politici nazionali e internazionali, ma non solo.
Consumo di suolo, il vero dramma dell’ambiente italiano
L’ambiente italiano è in crisi. Le cause sono tante, ma la maggiore è senza dubbio il consumo di suolo. Almeno secondo un recente studio effettuato presso l’Università de L’Aquila che ha calcolato un incremento della cementificazione selvaggia negli ultimi 50 anni che mette in pericolo interi ecosistemi. Il problema è che l’urbanizzazione è fatta senza regole, con centri urbani che spuntano come funghi senza tutele per il territorio e che hanno bisogno di infrastrutture, che si mangiano altro suolo, per essere collegati tra di loro.
Territorio: il WWF propone la pianificazione a “consumo zero”
Il WWF di Teramo è intervenuto nei giorni scorsi sulle polemiche che ha scatenato la scelta del comune di Atri di investire nella valorizzazione del territorio con piani di sviluppo sostenibile che mirino a diminuire il consumo di suolo. L’APTA era intervenuta infatti in merito a questo piano criticando quello che vede come un freno allo sviluppo, che poi è la critica che viene mossa più spesso non solo ad Atri ma a tutti quei Comuni che allentano il consumo e la cementificazione selvaggia.
Consumo di suolo, il cemento divora l’Italia
Consumo di suolo e cementificazione selvaggia: è un’Italia divorata dal grigiume quella che emerge dal Rapporto 2011 sul consumo di suolo (INU edizioni), presentato oggi a Milano da Legambiente. Un fenomeno che ci sottrae la ricchezza territoriale, il terreno sotto i piedi ad una velocità impressionante che non coincide con uno sviluppo regolato ed armonico. Pensate che dagli ultimi dati emersi si evince che ogni anno svaniscono, seppelliti dal cemento, ben 10mila ettari di territorio nelle sole Lombardia, Sardegna, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.
Una superficie, per darvi un’idea, equivalente a due volte la città di Brescia in estensione e che comprende 5mila ettari di natura incontaminata, ovvero coperta da vegetazione spontanea. In Sardegna va perso un immenso patrimonio di vegetazione mediterranea ogni anno, in Lombardia foreste collinari preziose per la tutela dell’ecosistema si dileguano nel nulla.
Consumo di suolo, Legambiente: in Italia perdiamo 500 km quadrati all’anno
Ogni anno un’area ampia quanto il comune di Milano viene persa in Italia, a causa del degrado ambientale. E’ quanto emerge dal rapporto Ambiente Italia 2011, redatto da Legambiente, dove si nota ciò che non va, ma si sottolineano anche le politiche virtuose, che caratterizzano il nostro Paese.
Il problema del suolo deriva molto spesso dall’urbanizzazione selvaggia di vaste aree che distruggono complessivamente una superficie di 500 chilometri quadrati, sottratti ad aree protette, coste, ecc., portando al paradosso dell’abbandono di intere zone una volta popolate per andare ad occupare zone naturali, molto spesso abusivamente.