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Festa della mamma, bouquet o fiori di carta?

fioriAuguri a tutte le mamme del mondo, e alle future mamme, alle neomamme e a tutte le donne che amano e accudiscono i bambini! Nonostante l’allegra premessa oggi vogliamo parlare di come la festa della mamma, da occasione di incontro e di riunione con i cari e i familiari, sia diventata una festa commerciale e poco sostenibile. In particolare l’articolo di oggi vuole sensibilizzare sull’impatto che la commercializzazione dei fiori per i bouquet della festa della mamma ha sull’ambiente; fiori che nella maggior parte dei casi provengono da Paesi lontani: Colombia, Ecuador, Kenya e Paesi Bassi.

Accumulare meno per vivere meglio e ridurre l’impatto ambientale

La ricchezza di una persona si misura in base alle cose di cui riesce a fare a meno. Se questo Natale vi siete concessi poche spese per risparmiare, per principio o per mancanza di fondi, forse avete comunque parecchie cose di cui essere felici. Un articolo apparso su Mother Nature Network mi ha offerto lo spunto per una riflessione che mi piacerebbe condividere con voi e che spero possa essere d’aiuto per orientare le nostre scelte nell’anno che sta per iniziare.

Durante le feste si torna a parlare di consumismo e di quanto spesso ci si circondi di oggetti inutili e costosi, o si butti via il vecchio più per un gesto simbolico che ha a che vedere con un cambiamento di vita che perché ormai è inutilizzabile. Un tema, quello dell’accumulo di beni, caro alla sostenibilità ambientale. Pensiamo a tutti i rifiuti che vengono prodotti dagli sprechi, dal comprare e cucinare cibo in eccesso, dal consumo non equo di risorse che fa pendere la bilancia dalla nostra parte, privando i Paesi del Sud del mondo persino dei beni di prima necessità.

(In)sostenibilità: l’umanità sta consumando il mondo

Un gran numero di ricerche effettuate sia sulle impronte ecologiche personali che nazionali hanno dimostrato che stiamo utilizzando le risorse della Terra a tassi insostenibili, e che le stiamo esaurendo più velocemente di quanto possano essere rigenerate. Ora, alcuni nuovi lavori dalla NASA scavano un po’ più a fondo, esaminando come il consumo di vegetali sia in crescita con l’aumentare della popolazione e dei livelli di consumismo.

Un aggiornamento al primo lavoro svolto nel 2004, mostra infatti che, tra il 1995 e il 2005, il consumo umano delle piante terrestri è passato dal 20 al 25% della produzione totale delle piante presenti sul pianeta ogni anno, e così sia il consumo totale mondiale che quello pro capite sono in aumento e continuano ad aumentare. Dopo il salto gli altri risultati.

I rifiuti degli americani potrebbero risolvere la fame nel mondo

poveri in discarica

Se pensiamo al consumismo, la prima cosa che ci viene in mente è lo stile di vita “all’americana”. Uno stile basato sullo spendere-spendere-spendere, e che comporta non solo ricchezza, ma purtroppo anche tanto spreco. E dunque il passaggio dal consumo al rifiuto è breve, tanto da far diventare gli Stati Uniti il Paese più sprecone al mondo.

Una recente ricerca effettuata da Kevin Hall del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases di Bethesda, nel Maryland, pubblicata sulla rivista PLoS ONE, ha reso noto che, considerando soltanto gli scarti alimentari, dunque tralasciando la ricchezza che si potrebbe creare in termini economici, i rifiuti commestibili degli americani potrebbero sfamare buona parte della popolazione africana.