E’ un Corrado Clini raggiante quello che commenta i risultati del congresso di Durban, i cui risultati, a suo dire, sono molto positivi per l’Italia. Secondo il Ministro dell’Ambiente, che già ieri era tornato sull’argomento affermando che bisogna puntare sull’economia locale per rilanciare gli obiettivi ambientali. Nella stessa giornata, intervistato da Radio 3, ha parlato di successo perché per la prima si è riusciti a mettere d’accordo dei grandi emettitori come Cina, India, Brasile ed Europa, ed in parte anche gli Usa che non avevano ratificato il protocollo di Kyoto e non sembravano disposti a ratificare nemmeno altri trattati, e che ora sono rimasti clamorosamente indietro su queste tecnologie.
congresso di Durban
L’accordo di Durban non salverà il pianeta
Il mondo ha salutato quasi con un applauso la notizia che a Durban era stato trovato un accordo sul clima, ma purtroppo questo clamore poteva far felice soltanto chi di ambiente e di ecologia capisce poco o nulla perché si informa solo al tg o sui grandi giornali che, con tutto il rispetto, non seguono tutti i giorni questi argomenti. Come affermato anche su queste pagine diversi giorni fa, l’idea di far iniziare qualsiasi tipo di restrizione dopo il 2020 equivaleva ad un suicidio perché per allora sarà troppo tardi, ed infatti oggi arriva la conferma da parte di diversi scienziati e ambientalisti che non si dicono affatto contenti dell’accordo.
Congresso di Durban: nei tempi supplementari gli Usa firmano il rinvio, e si scoprono persino i sabotatori
Che qualcuno remasse contro i negoziati sul clima, già lo si sospettava. Ma che queste persone lavorassero alla luce del sole, bè questo è davvero incredibile. Fatto sta che sabato sera è stato reso noto che tra i banchi dei delegati delle varie nazioni è stata fatta circolare una bozza di trattato a firma Europa, Messico, Brasile, Sudafrica, Cina e India, secondo cui i trattati si sarebbero dovuti iniziare già a metà 2012 e concludersi entro il 2020. Per fortuna che i delegati di questi sei Paesi se ne sono accorti in tempo (peraltro la data era sbagliata ed il carattere usato non era quello corretto) ed hanno sconfessato tale testo in quanto, nella delicata partita sul clima, sarebbe bastato questo per far saltare il tavolo.
Congresso di Durban: il testo c’è, ma manca l’accordo
La conferenza sul clima di Durban è terminata ieri sera con una notizia buona ed una cattiva. La buona è che l’Europa ha redatto il testo definitivo su cui, bene o male, tutti concordano. La cattiva è che ancora nessuno lo ha firmato, rinviando ogni discorso, come lo ha definito il Guardian, ai “tempi supplementari”. Questa mattina infatti i colloqui continueranno fuori programma, anche se non ci si attendono grosse novità.
Congresso di Durban: si va verso il rinvio dei trattati
Siamo ormai a poche ore dalla chiusura del congresso di Durban, ed a meno che questa sera non accada qualcosa di eccezionale, verranno confermate le predizioni fatte su queste pagine sin da prima dell’inizio della conferenza. Siamo molto vicini ad un accordo, ma molto probabilmente questo non si farà e tutto verrà rimandato al Rio +20 di giugno o forse anche oltre. Ieri un altro passo in avanti è stato compiuto dai Paesi più recalcitranti: Brasile, Canada, Giappone e l’Unione Africana hanno deciso di unirsi all’Europa, e gli Stati Uniti hanno ammorbidito la propria posizione.
Congresso di Durban: Europa e Cina sempre più vicine, e parte la proposta di smettere di finanziare chi inquina
Luci ed ombre si susseguono nelle ultime convulse giornate della conferenza sul clima di Durban dove, come sempre, si è arrivati agli sgoccioli per rendersi conto che non si è concluso granché. A differenza dei precedenti incontri però, un risultato si è ottenuto: alcuni Paesi sono più vicini almeno negli intenti. Se per un accordo globale bisognerà attendere forse altri 3-4 anni, negli ultimi giorni si è avuto un risultato molto importante: la Cina si è avvicinata alle posizioni europee ed ora gran parte delle nazioni potrebbero cominciare a trattare per uno stesso obiettivo.
Amazzonia, associazioni ambientaliste chiedono modifica del nuovo codice forestale
La deforestazione in Amazzonia sembra avere avuto un leggero calo negli ultimi anni, registrando nel 2011 una flessione dell’11% rispetto al 2010. Il dato, diffuso dall’Instituto Nacional de Investigaciones Espaciales, è tuttavia controverso perché negli ultimi 12 mesi sono aumentati del 20% i terreni agricoli. Come ha spiegato il ministro dell’Ambiente brasiliano Isabel Teixeira
Alcuni stati sono ancora estremamente sensibili. Dobbiamo chiarire cos’è accaduto in Rondonia
dove si stanno costruendo due dighe idroelettriche. Forse questi dati occorrevano al governo Brasiliano per approvare il nuovo codice forestale in votazione oggi pomeriggio nella Camera dei Deputati.
Congresso di Durban: rimandata ogni decisione?
Come già successo, la storia si ripete. Gli ultimi giorni del congresso sul clima sono quelli che offrono maggiori speranze, per arrivare poi in extremis a far crollare ogni costruzione. Ed è quello che potrebbe essere accaduto ieri, a tre giorni dal fischio finale. A far precipitare i trattati è nuovamente l’India, dopo una leggera apertura qualche giorno prima, la quale ha respinto categoricamente un trattato unico vincolante proposto dall’Europa.
Greenpeace, blitz a palazzo Chigi: “Il clima cambia. La politica deve cambiare”
A Durban salviamo il clima.
Il clima cambia. La politica deve cambiare.
Gli attivisti di Greenpeace dopo il blitz nelle centrali nucleari della Francia per dimostrare la mancanza di sicurezza nel sistema, irrompono oggi in palazzo Chigi per dare uno scossone alla politica, nel giorno della firma della manovra salva Italia e nel giorno di missione del ministro dell’Ambiente Corrado Clini a Durban per rappresentare l’Italia davanti alle grandi potenze della Terra.
Congresso di Durban: Cina e Brasile aprono ad un accordo ma pongono le condizioni
Buone notizie da Durban dove pare che proprio in extremis si possa trovare un accordo. Dopo che ieri l’India si era detta disponibile a trattare, oggi apre al discorso emissioni persino la Cina, l’unico Paese che finora era rimasto rigido sulle sue posizioni, tirandosi dietro il terzo Paese più inquinante tra quelli in via di sviluppo, e cioè il Brasile. Il piano al 2020 proposto dall’UE piace, anche se la Cina non può accettarlo in toto. Ed infatti per aderirvi ha posto delle condizioni.
Congresso di Durban: l’India si schiera con l’Europa
Forse siamo ad un punto di svolta nei trattati sul clima di Durban. Nella giornata di ieri il rappresentante dell’India, uno dei due Paesi che di fatto reggono i fili dell’intesa, ha deciso di schierarsi con l’Europa in favore di un accordo per ridurre le emissioni per mantenere sotto controllo l’incremento delle temperature. La decisione è maturata nella serata di domenica dopo che 42 Stati insulari e 48 Paesi sottosviluppati si erano dichiarati favorevoli alla sottoscrizione di una sorta di prolungamento del protocollo di Kyoto.
Congresso di Durban: ex ministro inglese chiede di sospendere il Protocollo di Kyoto
Come fare per salvare il protocollo di Kyoto? Basta sospenderlo. E’ questa la proposta shock di John Prescott, ex ministro laburista del Governo britannico ed uno dei fautori dell’adesione della Gran Bretagna al trattato. L’idea Prescott l’ha presentata a Durban, in occasione della conferenza sul clima COP17, e si basa su una sospensione temporanea dei termini del trattato.
Congresso di Durban: le maggiori potenze rinviano la decisione e l’Africa ne paga le conseguenze
Non è un caso che il meeting sui cambiamenti climatici si tenga a Durban, in Sudafrica. Il Continente africano infatti è quello più colpito dagli effetti del riscaldamento globale, nonostante sia anche quello meno responsabile di tale cambiamento. Sarà che forse le conseguenze sul proprio territorio non sono ancora ben visibili, ma l’impressione negli ambienti del congresso è che i Paesi maggiormente industrializzati siano tentati di rinviare ogni decisione. Come peraltro hanno sempre fatto, ma stavolta è anche peggio.
Congresso di Durban: Europa più dura del solito mentre gli Usa chiedono a Obama di fare qualcosa
Una svolta nelle trattative di Durban potrebbe essere stata impressa nelle ultime 24 ore. Anche se siamo ancora lontani dal trovare un accordo reale, due eventi hanno cambiato la storia del meeting. Prima di tutto c’è stata una presa di posizione dell’Unione Europea che, attraverso Joanna Mackowiak-Pandera, sottosegretario all’Ambiente della Polonia che ha parlato a nome dell’Ue, ha preso una posizione netta e autoritaria sul problema delle emissioni. E poi c’è stata una sorta di “minaccia” nei confronti di Obama da parte della sua stessa parte politica che gli ha fatto intendere che rischia la rielezione se tornerà dal Sudafrica ancora a mani vuote.