Si è chiusa definitivamente la diciottesima conferenza sul clima di Doha con qualche risultato in più di quanto ci si attendeva alla vigilia. I Paesi poveri, che per qualcuno erano “il diavolo” nel senso del maggiore inquinamento emesso, legato all’utilizzo del carbone, hanno ottenuto lo status di Paesi “svantaggiati”, con tutti i bonus del caso. Confermato quindi il famoso fondo da 100 miliardi di dollari da destinare entro la fine del decennio a queste nazioni, che alcuni Stati avevano messo in dubbio, ma che ora invece è stato istituito con formula piena.
Conferenza di Doha
Conferenza di Doha, trovato l’accordo al ribasso
La buona notizia è che alla conferenza di Doha un minimo di accordo si è trovato. La cattiva è che (per ora) non è sufficiente. Certo, sempre meglio di niente, ma gli effetti del riscaldamento globale si faranno sentire ugualmente. Sì perché di fronte al rifiuto dei Paesi che non hanno ratificato il primo Protocollo di Kyoto e allo “sfilarsi” di altri come il Canada, la Russia ed il Giappone, i Paesi restanti non si sono fatti scoraggiare ma hanno deciso di ratificare il Kyoto 2 tra di loro.
Conferenza di Doha, ecco le proposte dell’Unep
Limitare i danni del riscaldamento globale è ancora possibile. A dirlo non è un ambientalista dell’ultima ora ma l’Unep, Programma Ambientale delle Nazioni Unite, che ha presentato i suoi calcoli ieri alla conferenza sul clima di Doha che sta ormai volgendo al termine. Stando a quanto dichiarato dal segretario dell’Unep Achim Steiner, anche se è molto difficile, ancora è possibile rimanere al di sotto della soglia fatidica dell’incremento delle temperature di 2 gradi. Si ma come?
Conferenza di Doha, Cina e Stati Uniti disponibili a dare il proprio contributo
Sarà stato il richiamo all’ordine del segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon a rimettere tutti in riga, ma fatto sta che improvvisamente ieri si è registrato uno strano buonismo nelle parole dei delegati più attesi, quelli cioè di Cina e Stati Uniti. Ha lasciato sorpresi (positivamente) il delegato cinese Xie Zhenhua che aveva esordito con il solito ritornello “i Paesi industrializzati devono fare di più”, per poi aggiungere però “anche noi siamo disponibili a fare la nostra parte”.
Green Economy, 6 milioni di posti di lavoro nel taglio delle emissioni
Cosa farebbe qualsiasi politico del mondo per poter creare 6 milioni di posti di lavoro nel suo Paese in meno di 10 anni? Probabilmente venderebbe l’anima al diavolo. Per fortuna non ce n’è bisogno: basta puntare sulla green economy. E’ quanto deriva da uno studio, presentato ieri a Doha, in Qatar, dove si sta svolgendo la Conferenza sul Clima COP18, in cui si dimostra come sia possibile associare alla tutela dell’ambiente lo sviluppo lavorativo.
Conferenza di Doha, Italia promossa
Gli sforzi italiani sull’ambiente? Promossi, per ora. E’ quanto deriva da un rapporto del Germanwatch presentato ieri a Doha, in Qatar, dove si sta tenendo la conferenza sul clima. La relazione, stilata periodicamente, ci vedeva nel 2007 appena al 48° posto tra le nazioni che più si erano impegnate sui temi ambientali. Oggi abbiamo risalito ben 27 posizioni attestandoci al 21°. Certo, c’è ancora tanto da fare, ma è un buon punto di partenza.
Conferenza di Doha, è il carbon credit il nuovo terreno di scontro
Finora non è che si siano fatti grossissimi passi in avanti alla conferenza di Doha (per non dire che non ne sono stati fatti proprio), ma questo potrebbe farcene fare qualcuno indietro. Secondo i delegati del Brasile le nuove regole sul carbon credits potrebbero far “deragliare” la negoziazione. Ma di cosa si tratta nel dettaglio?
Consumo di suolo, l’allarme degli scienziati alla conferenza di Doha
Immaginatevi nel piatto 29 kg di terra, innaffiati da 2,2 tonnellate di acqua, e per digestivo 4,1 litri di gasolio. Immaginate ora di consumare questo “pasto” ogni giorno. Decisamente abbondante, diciamo anche da indigestione. Eppure, anche senza saperlo, è quello che consumiamo tutti i giorni. E’ quanto deriva dal calcolo dello scienziato ambientale Julian Cribb, presentato in occasione della conferenza dell’Accademia australiana di scienze a Canberra, e che è anche sottostimato visto che calcola il consumo di tutte queste risorse diviso per 7 miliardi. Ciò significa che siccome molte popolazioni del Terzo Mondo consumano molto meno degli Occidentali, noi sprechiamo molto più di quelle quantità sopra indicate.
Conferenza di Doha, cosa si evince dai primi dibattiti
La 18ma conferenza mondiale sui cambiamenti climatici che si sta tenendo a Doha, vede svilupparsi il dibattito tra le oltre 190 nazioni coinvolte nei negoziati. Ma cosa si evince dai primi dibattiti? Anzitutto i paesi del blocco Basic (Brasile e Cina in primis) ribadiscono che la responsabilità del successo o fallimento dei negoziati è in mano ai paesi ricchi, e l’UE, la Svizzera e l’Australia si dichiarano pronte a firmare la seconda parte del protocollo di Kyoto.
Doha 2012, iniziata la 18ma conferenza ONU sui mutamenti climatici
È iniziato ieri l’importante summit di Doha 2012, la 18ma conferenza ONU sui mutamenti climatici, per la prima volta organizzata in Medio Oriente, a Doha, nel Qatar. La conferenza vede più di 17 mila tra rappresentanti ed esperti di 194 paesi differenti coinvolti nella delineazione delle strategie future che il mondo dovrà mettere in atto per contrastare i cambiamenti climatici. Vedremo decisioni forti, questa volta?
Conferenza di Doha, le posizioni di Europa e Stati Uniti
La prossima settimana, nel disinteresse della gran parte dei media, si apre la cruciale conferenza di Doha. Si tratta del tradizionale meeting dei rappresentanti di tutto il mondo che, come in passato accaduto per Copenhagen, Cancun e gli altri appuntamenti, mira a trovare una soluzione al cambiamento climatico. Come abbiamo visto, ora finalmente il mondo si è accorto che questo fenomeno è reale ed è tra noi, ma nonostante ciò ancora sono in pochi quelli che vogliono reagire.
Conferenza di Doha, si va verso l’ennesimo rinvio
La Conferenza di Doha sui cambiamenti climatici non è ancora cominciata (inizierà il prossimo 26 novembre), eppure sembra proprio che non ci sia nemmeno bisogno di andarci. Alcuni degli uomini chiave di questo incontro, come il rappresentante brasiliano Luiz Alberto Figueiredo, vi arrivano con un’idea ben chiara in testa: rinviare ogni discussione. Non sono bastate le manifestazioni del riscaldamento globale che stanno distruggendo mezzo mondo, ancora non ci sono le condizioni per discutere di strategie serie.