Rifiuti, nel 2020 saranno 558 kg pro capite

Ogni cittadino produrrà 558 kg di rifiuti nel 2020. La previsione è stata lanciata dall’agenzia dell’Unione europea per l’Ambiente non senza timore. Dagli studi effettuati risulta che ogni anno in Europa cresce il quantitativo di rifiuti prodotto da ogni singolo abitante: se nel 1995 la spazzatura annua pro capite era di circa 468 kg, nel 2008 è salita fino a 524 e nel 2020 sarà di 558 kg se non si interviene. I danni non si prospettano solo per l’ambiente, ma anche per il quantitativo di emissioni di CO2 prodotti nelle discariche.

Patate dai rifiuti, arrivano le riciclelle

La Cia (Confederazione italiana agricoltori) e l’Università di Salerno hanno messo in campo, nel vero senso della parola, delle patate di qualità cresciute con il compost derivato dai rifiuti domestici. Il nome delle patate ecosostenibili sarà riciclelle, perché ottenute dal riciclo della spazzatura.

La sperimentazione dei tuberi ricavati dal compostaggio dei rifiuti è stata sostenuta dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, che non hanno avuto dubbi sull’esito della sperimentazione dei tuberi ottenuti dalla spazzatura, dopo il successo della “insalata riciclata“.

L’Italia sfrutta i rifiuti meglio della media europea

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Il problema rifiuti in Italia è sempre presente, ma a vedere gli ultimi dati, sembra che ce la caviamo meglio rispetto alla media europea. Certo, in questa media rientrano anche diversi Paesi dell’Est che, essendo molto indietro in quanto a tecnologia ed organizzazione, abbassano di molto la media. Ma la situazione appare meno grave di quanto si percepisca.

Il modo per smaltire i rifiuti è riciclari, compostarli, incenerirli o lasciarli marcire in discarica. Considerando i due metodi migliori, quelli cioè da cui si può trarre vantaggio dai rifiuti, il riciclo ed il compostaggio, la media europea arriva al 40%, mentre quella italiana è al 45.

Sacchetti di plastica biodegradabili da biomasse lignocellulosiche

buste plasticaGli imballaggi per alimenti e altri articoli monouso in plastica potrebbero presto essere compostati a casa insieme agli altri rifiuti organici, grazie ad un nuovo polimero composto da zuccheri.
Il polimero degradabile è costituito da zuccheri noti come biomasse lignocellulosiche, che provengono da colture non alimentari come alberi a crescita rapida ed erbe, o da fonti rinnovabili prodotte da biomasse agricole o da rifiuti alimentari.
È stato sviluppato presso l’Imperial College di Londra da un team di scienziati che fa parte dell’Engineering and Physical Sciences Research Council, guidato da Charlotte Williams. La ricerca di materie plastiche verdi, in particolare per gli oggetti monouso, come gli imballaggi alimentari, è oggetto di importanti ricerche in tutto il mondo.

“Questo campo di ricerca è stimolato non solo da un punto di vista ambientale, ma anche per ragioni economiche e di approvvigionamento” spiega la dottoressa Williams.

Compostaggio e biodegradabile, quando le parole ci fanno sentire un falso senso della responsabilità

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Stanno diventando sempre più diffuse, e se passate da un ristorante all’altro ve ne accorgereste. Si tratta dei contenitori con la scritta “biodegradabile”, bicchieri di plastica e di cibo usa e getta. Ma quanto c’è di veramente ecologico in loro? Perché dovremmo essere contro lo spreco di plastica usa e getta un po’ più verde? Perché se queste materie plastiche biodegradabili non sono accompagnate dalla possibilità di recuperarle, stiamo rafforzando un falso senso di responsabilità, facendoci credere che stiamo facendo del bene all’ambiente mentre in realtà non è così.

Se l’infrastruttura di compostaggio non è nel posto dove si recuperano i bio-materiali, in pratica non si ha alcuna differenza con la plastica classica onnipresente e non biodegradabile. Ad esempio, la maggior parte dei bicchieri biodegradabili sono fatti di PLA (acido polilattico) in plastica. PLA è un polimero a base di alti livelli di molecole di acido polilattico. Per decomporsi, è necessario spezzare il polimero con l’aggiunta di acqua (un processo noto come idrolizzazione). Il calore e l’umidità sono necessari perché l’idrolizzazione si verifichi. Quindi, se si butta un bicchiere PLA o una forchetta nella spazzatura, dove non sarà esposto al calore e all’umidità necessaria per la biodegradazione, esso potrebbe rimanere lì per decenni o secoli, proprio come una normale tazza di plastica o una forchetta.

Riciclaggio, energie pulite e non solo: cominciano gli US Open di tennis

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L’US Open è sicuramente uno degli eventi sportivi più importanti dell’anno. Oltre 700.000 persone partecipano alle oltre due settimane del torneo di tennis al Billie Jean King National Tennis Center di Queens, New York. Così le organizzazioni hanno intensificato i loro sforzi ecologici e hanno colto al volo l’occasione. Nel complesso è stato uno sforzo davvero impressionante tra riciclaggio, compostaggio, recupero delle energie rinnovabili, trasporti, servizi di ristorazione e merchandising. Ecco i dettagli:

Riciclaggio: il 100% dello spazio della struttura è coperta dal materiale per il riciclaggio. Per raggiungere questo obiettivo sono stati spesi 200.000 $ per garantire che ovunque ci sia un bidone della spazzatura e un contenitore per il riciclaggio al suo fianco. Per quanto riguarda la quantità di rifiuti effettivamente prodotta, questa non sarà effettivamente conosciuta in dettaglio fino a dopo che il torneo sarà finito. Vengono riciclate anche le palline da tennis. In media una delle palline gialle è composta da una custodia di plastica, un anello in metallo ed una copertura in plastica. Nel corso delle qualificazioni per gli US Open sono state utilizzate 17-20.000 lattine di palle da tennis (per un totale di circa 60 mila palline).

Capelli umani e compost come fertilizzanti per le piante

I rifiuti prodotti ogni giorno da parrucchieri e barbieri di tutto il mondo, peli della barba, capelli, potrebbero presto trovare un possibile reimpiego come fertilizzante per le piante uniti a compost.
E’ quanto afferma una recente ricerca condotta da un team di studiosi della Mississippi State University, coordinato da Vlatcho D. Zheljazkov, con la partecipazione di Juan L. Silva, Mandar Patel, Jelena Stojanovic, Youkai. Lu, Taejo Kim, e Thomas Horgan.

Lo studio intitolato Human Hair as a Nutrient Source for Horticultural Crops è stato pubblicato su HortTechnology ed apre una nuova strada ecologica nel campo dei concimi naturali.
La produzione agricola vegetale si basa ora sull’utilizzo di materiali provenienti dal compostaggio dei rifiuti e di sottoprodotti come rifiuti solidi urbani, letame, il tutto serve a fornire alla piante le sostanze nutritive necessarie alla loro crescita e sostentamento.