Riscaldamento globale, NASA riconsidera il ruolo delle piante nel raffreddamento

Mentre a Cancun la conferenza ONU è ormai agli sgoccioli e si attendono risultati, se non perfetti, almeno incoraggianti per quanto riguarda la riduzione delle emissioni globali e gli altri temi in gioco, la NASA spiega che, in un mondo con livelli atmosferici di CO2 raddoppiati, si potrebbe ottenere un effetto di raffreddamento incrementando considerevolmente il numero di piante ed alberi. Una misura concreta per porre un freno e limitare i danni del riscaldamento globale.

Secondo il modello climatico elaborato dall’Agenzia spaziale USA l‘effetto di raffreddamento sarebbe pari a -0,3 gradi centigradi (C) (-0,5 Fahrenheit (F) a livello globale e -0,6° C (-1,1 F) nelle aree interessate dall’incremento di vegetazione.
Lahouari Bounoua, del Goddard Space Flight Center di Greenbelt, è l’autore principale dello studio pubblicato il 7 dicembre scorso sulla rivista di divulgazione scientifica Geophysical Research Letters.

CO2 (anidride carbonica)

CO2

La CO2, o anidride carbonica, è un composto chimico formato da due atomi di ossigeno ed uno di carbonio. Chiamato anche biossido (o diossido) di carbonio, viene emesso tramite respirazione dalle piante, dagli animali e dagli esseri umani, o con altre forme di inquinamento, alcune legate alle attività umane, altre a processi naturali. Si tratta di un gas a temperatura e pressione standard ed è presente nell’atmosfera terrestre di cui compone lo 0,039% o 388 ppm (parti per milione).

Tutte le forme di vita che respirano, prendono Ossigeno (O) ed espirano anidride carbonica (CO2). Le piante assorbono la CO2 e la utilizzano nel processo di fotosintesi, emettendo a loro volta ossigeno. Mentre l’ossigeno è usato nella respirazione cellulare, l’anidride carbonica è il suo prodotto di scarto. Il biossido di carbonio e l’ossigeno si muovono attraverso l’ecosistema nel percorso chiamato Ciclo carbonio-ossigeno.

Global warming

Global warming

Il termine derivato dalla letteratura scientifica inglese significa letteralmente riscaldamento globale ma si traduce in italiano in surriscaldamento globale. L’espressione riscaldamento globale, nella letteratura scientifica nazionale, si riferisce al lessico climatologico e designa tutte le fasi di innalzamento della temperatura media terrestre imputabili ad eventi naturali, che appartengono ai normali corsi e ricorsi della storia climatica del pianeta.

Il termine  global warming fa riferimento alla teoria che vede nel fattore antropico la causa dell’innalzamento della temperatura media dell’atmosfera attualmente in corso e lo sfociare di questa in entità in esiti imprevedibili. Esso consta nell’incremento della temperatura superficiale globale del pianeta di 0,74 ± 0,18 °C durante gli ultimi 100-150 anni.

Acidificazione degli oceani mette a rischio i molluschi

L’acidificazione degli oceani potrebbe causare un declino su scala globale dei molluschi. A supporlo un recente studio effettuato da due scienzati della Stony Brook University, pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, PNAS.
Stando a quanto affermano i due studiosi, a causa dei livelli crescenti di anidride carbonica (CO2), potrebbe verificarsi una diminuzione globale di vongole, capesante e altri frutti di mare, andando ad interferire con lo sviluppo delle larve dei crostacei.

Il professor Christopher J. Gobler e Stefano C. Talmage della School of Marine and Atmospheric Sciences della Stony Brook hanno condotto degli esperimenti per valutare l’impatto, presente, passato, e futuro, dell’acidificazione degli oceani sulle larve di due crostacei: il mollusco duro (Quahog del Nord), e il canestrello dell’Atlantico. La capacità di entrambi di produrre gusci dipende in parte dal pH delle acque oceaniche. Studi precedenti hanno mostrato che gli incrementi nei livelli di CO2 nell’atmosfera possono abbassare il livello di pH degli oceani, rendendolo più acido.

Tira una brutta aria nelle scuole italiane, polveri sottili e CO2 oltre i limiti

Aria nera nelle scuole europee, in primis quelle italiane e danesi. A dirlo è lo studio pilota Hese, Effetti dell’ambiente scolastico sulla salute, un progetto dell’Unione Europea, coordinato da Piersante Sestini dell’Università di Siena, e che ha visto la partecipazione, per l’Italia, dell’istituto Ifc-Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche).
Negli istituti scolastici presi in esame, un campione di scuole di Siena, Udine, Aarhus (Danimarca), Reims (Francia), Oslo (Norvegia) e Uppsala (Svezia), il livello di esposizione degli alunni (600 bambini con età media di 10 anni) alle PM10 e alla CO2 è risultato in gran parte, per la precisione in 2/3 delle aule prese in esame, superiore agli standard. Si salvano solo Svezia e Norvegia, unici Paesi che garantiscono sistemi di ventilazione meccanici.

L’aria viziata che si crea dall’eccessiva concentrazione di PM10 e CO2 nelle aule espone i bambini ad un rischio maggiore di problemi respiratori. Giovanni Viegi, direttore dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare (Ibim) del Cnr di Palermo, ci illustra i parametri presi in esame dai ricercatori, che hanno preso in considerazione

fattori come la temperatura, l’umidità relativa, le polveri respirabili, l’anidride carbonica, il biossido d’azoto, composti organici volatili, ozono, allergeni, muffe, focalizzandosi sulla concentrazione, nelle aule, di un inquinante (PM10, polveri respirabili con diametro fino a dieci micron) e di un indicatore di scarsa qualità dell’aria da affollamento in ambienti poco ventilati (anidride carbonica).

Voli aerei: come compensare le emissioni di CO2

Myclimate.org, goclimate.org e atmosfair.de. Sono queste, secondo un’indagine effettuata dalla Federazione dei Centri di Tutela dei Consumatori della Germania, la Bundesverband der Verbraucherzentralen, le sole tre Agenzie che, in materia di compensazione delle emissioni di anidride carbonica (CO2), sono state giudicate come “raccomandabili senza riserve alcune“.

A metterlo in risalto è stato il CTCU, il Centro Tutela Consumatori Utenti, nel sottolineare come l’anidride carbonica (CO2), quando non la si può risparmiare evitando di emetterla in atmosfera, quantomeno la si può andare a compensare; basti pensare alle emissioni inquinanti associate ad un volo aereo che potrebbero essere compensate andando a mettere in atto progetti di qualsiasi tipo e comunque finalizzati al risparmio di anidride carbonica (CO2). Ma quanto costa la compensazione delle emissioni generate da un volo aereo?

CO2 Expo 2010 alla Fiera di Roma, tutto sull’anidride carbonica e sui cambiamenti climatici

CO2 Expo è un altro importantissimo e interessante Salone internazionale allestito in occasione di ZeroEmission 2010, la Fiera di Roma sull’ambiente e l’energia.
Nelle giornate dell’8-10 settembre si parlerà di inquinamento, di come abbattere le emissioni di CO2 e di cambiamenti climatici, vediamo quali sono le novità e soprattutto quali i rimedi.

Uno degli argomenti più attesi di CO2 Expo è relativo ai mercati di credito di carbonio, o mercato delle emissioni. Si tratta di uno strumento amministrativo di controllo per monitorare le emissioni di anidride carbonica, di gas inquinanti e di gas serra dei singoli Paesi, attraverso la quotazione monetaria delle emissioni e la vendita delle quote di gas inquinanti tra i diversi Stati. Il mercato delle quote di carbonio ha un impatto significativo sull’economia italiana ed europea dal 1997 con l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto e della successiva Direttiva eurpea 2003/87/CE del 2003. Il mercato dei crediti influisce anche sui progetti di forestazione e riforestazione.

Anidride carbonica in aumento, lo rivela Envisat

satellite ambientale Envisat

I dati raccolti dal satellite europeo Envisat dimostrano un costante aumento della quantità dei gas che provocano l’effetto serra sul nostro Pianeta. Il dato più allarmante riguarda la concentrazione di anidride carbonica, il cui incremento è salito di circa 2 parti per milione (ppm) dall’anno 2003 al 2009. Questo vuol dire che 1 milione di molecole d’aria contiene 386 molecole di CO2.

I valori, raccolti dal satellite, in particolare dal sensore Sciamacgy, sono stati presentati oggi al Convegno sull’Osservazione della Terra promosso dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) nella città di Bergen, in Norvegia.

Emissioni CO2, KO grazie alle videoconferenze

video conferenza emissioni CO2Un nuovo rapporto diffuso dal Carbon Disclosure Project (CDP) e sponsorizzato da AT & T ha rivelato che la videoconferenza può significare un risparmio enorme per le imprese, sia in denaro che in impronta di carbonio. Secondo il rapporto, sostituire i viaggi tra Stati Uniti e Gran Bretagna con una “telepresenza” può significare

tagliare le emissioni di CO2 di circa 5,5 milioni di tonnellate in totale … e ottenere dei benefici per l’economia finanziaria di quasi 19 miliardi dollari, entro il 2020.

Poiché le imprese sono costrette a tagliare drasticamente i costi per sopravvivere alla recente crisi economica e prepararsi per una regolamentazione più severa delle emissioni di gas serra, possiamo così notare come l’uso delle telecomunicazioni al posto del classico “faccia a faccia” sia la soluzione migliore per tutti.

Prestigiacomo: riduzione CO2 del 30% entro il 2020? Nel libro dei sogni

riduzione emissioni co2 Stefania PrestigiacomoSi lascia andare a dichiarazioni poco incoraggianti, il ministro dell’Ambiente italiano Stefania Prestigiacomo. In occasione di una riunione a Lussemburgo con i suoi colleghi europei, svoltasi l’undici giugno scorso, dichiara infatti che:

innalzare gli obiettivi di riduzione della CO2 dal 20% al 30% entro il 2020 è fattibile solo nel libro dei sogni.

Si erano invece espressi a favore i ministri dell’Ambiente di Francia e Germania. Il francese Jean-Louis Borloo, in particolare, aveva auspicato

un’accelerazione nello studio dettagliato sulle opzioni possibili per passare al più presto al 30%.

Dietro la proposta di innalzare al 30% gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2020 non solo la preoccupazione per l’ambiente e l’inquinamento, che mina la qualità della vita della popolazione europea, ma anche un ritorno economico. Stando ad un recente studio, commissionato proprio dalla Commissione europea, i costi per il passaggio dal 20 al 30% sono inferiori rispetto a due anni fa. La crisi economica, infatti, avrebbe avuto come effetto secondario proprio la diminuzione delle emissioni.

Il rilascio di Co2 dal suolo aumenta con l’alta temperatura

respirazione del suolo CO2Venti anni di studi sul campo sono serviti ad un gruppo di scienzati per dimostrare che, con la Terra più calda, le piante ed i microbi presenti nel suolo hanno rilasciato una maggior quantità di anidride carbonica. Dal 1989 ad oggi, si stima che il suolo abbia aumentato ogni anno dell’1% la quantità di Co2 liberata. I dati sono riportati in un’analisi su studi precedenti pubblicata dalla rivista Nature.

Gli scienziati hanno anche calcolato che la quantità totale di anidride carbonica derivante dal suolo è oggi di circa il 10-15 per cento superiore a quella delle misurazioni precedenti. Questo numero – circa 98 miliardi di tonnellate l’anno- aiuterà gli scienziati a costruire un modello d’insieme di come il carbonio, nelle sue molteplici forme, compia il suo ciclo sulla terra.

Ridurre le emissioni di gas serra tramite incendi controllati

co2 incendiChi lo ha detto che il fuoco deve essere necessariamente un nemico per l’ambiente? Un recente studio ha scoperto infatti che gli incendi controllati sono utili a ridurre le emissioni di carbonio.

Per incendi controllati si intendono quelli utilizzati dai forestali per ridurre il sottobosco e proteggere in tal modo gli alberi più grandi. In questo tipo di incendio il rilascio delle emissioni di biossido di carbonio è risultato notevolmente inferiore rispetto ad incendi incontrollati delle stesse dimensioni.