Una svolta nelle trattative di Durban potrebbe essere stata impressa nelle ultime 24 ore. Anche se siamo ancora lontani dal trovare un accordo reale, due eventi hanno cambiato la storia del meeting. Prima di tutto c’è stata una presa di posizione dell’Unione Europea che, attraverso Joanna Mackowiak-Pandera, sottosegretario all’Ambiente della Polonia che ha parlato a nome dell’Ue, ha preso una posizione netta e autoritaria sul problema delle emissioni. E poi c’è stata una sorta di “minaccia” nei confronti di Obama da parte della sua stessa parte politica che gli ha fatto intendere che rischia la rielezione se tornerà dal Sudafrica ancora a mani vuote.
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Inquinamento, Hedegaard: “italiani inquinano quanto i cinesi”
Le parole del commissario Ue sul clima Connie Hedegaard, in un primo momento, potrebbero essere accolte con orrore. Considerando che la Cina è il Paese che più inquina al mondo, sentir dire che gli italiani inquinano quanto i cinesi fa pensare che anche il nostro Paese inquina tantissimo. Ed invece sono positive. Il motivo è semplice. Saranno anche i più inquinanti al mondo, ma suddividendo la quantità di CO2 emessa per un miliardo e mezzo circa di persone, si calcola che le emissioni pro capite dei cinesi equivalgono a 6,8 tonnellate annue. Quanto quelle degli italiani, certo, ma di molto sotto la media europea che è di 8,1.
Inquinamento, Apple nel mirino degli ambientalisti a causa dei fornitori cinesi
Inquinamento: la Apple è stata accusata da un gruppo di ong cinesi di rifornirsi in aziende che producono i componenti della mela con sistemi di produzione fortemente inquinanti. Finora, bisogna dirlo, la coscienza del colosso della telefonia e dell’informatica, si era mantenuta di un verde quasi illibato, vedi nuovo quartiere generale ecologico o grandi gesta green di Steve Jobs. Ora, però, una tinta fosca aleggia sull’immagine del brand. Il report in cui si muovono le accuse di inquinamento ai fornitori dell’azienda in Cina si intitola Bad Apple ed è stato curato dall’Istituto degli affari pubblici e ambientali e da membri afferenti all’organizzazione denominata Alleanza verde.
Pannelli fotovoltaici, la Sicilia fa concorrenza alla Cina
La Cappello Alluminio di Ragusa si è appena conquistata il marchio Made in Europe. Ha infatti ottenuto, prima azienda del Sud Italia a riuscirci e tra le prime in Europa, la certificazione Factory Inspection, emessa dal TUV Intercert, un documento che attesta una produzione interamente europea per i pannelli fotovoltaici della serie Micron. Cosa ha a vedere tutto questo con la Cina? Beh, premesso che l’Italia, dopo la Germania, rappresenta il secondo mercato mondiale dei pannelli solari, lo stesso non vale per i componenti dei prodotti finiti che escono dalle aziende italiane, dal momento che in questo ambito a dominare, arrivando, pensate un po’, fino a coprire l’80% dei “pezzi”, sono i mercati asiatici.
Nucleare: aperta in Cina la prima centrale di quarta generazione
Con un anticipo di diversi anni la Cina ha annunciato l’apertura della prima centrale di quarta generazione del mondo. Si prospettavano tempi lunghi per questa tecnologia completamente innovativa per l’atomo, che rendeva la nuova generazione non un leggero miglioramento di quella vecchia (come avvenuto per la terza), ma una vera e propria rivoluzione. L’annuncio è stato dato questa mattina dall’Istituto cinese dell’energia atomica dopo che il reattore è stato collegato alla rete elettrica nazionale.
Cani tinti da tigri e panda, succede in Cina
I cani in Cina non si portano quasi più in tavola ma di certo il rispetto per gli animali dagli occidentali considerati domestici non ha certamente compiuto grandi passi in avanti. Lo dimostra l’ennesima tendenza shock che, dopo la a dir poco sconcertante moda dei portachiavi con gli animali murati vivi, testimonia ancora una volta fino a che punto altri esseri viventi, e non certo per sopravvivenza, vengano considerati dall’uomo alla stregua di giocattoli inanimati, da modificare, tagliuzzare e plasmare ad uso e consumo della bieca industria dell’intrattenimento umano. Parliamo di cani di diverse razze che vengono dipinti da altri animali: i domestici diventano selvatici. Un cane si trasforma in un panda oppure in in una tigre e così via discorrendo.
In Cina esplodono i cocomeri, troppi additivi chimici?
In Cina esplodono i cocomeri. Non è una bufala: la notizia, riportata dall’agenzia Nuova Cina e ripresa in Italia dall’Ansa, in Inghilterra dal Guardian, è purtroppo vera. Lo strano fenomeno degli scoppi delle angurie è imputabile ad un altrettanto inspiegabile mistero non naturale stavolta ma tutto umano: la fretta di veder crescere i prodotti ortofrutticoli, senza alcun rispetto per il ciclo naturale, la stagionalità, le caratteristiche biologiche e territoriali.
Laddove sole, acqua e stagioni sono troppo lente per un mercato ansioso di produrre e cestinare alla velocità della luce, intervengono gli additivi chimici più aggressivi, usati in quantità talmente astronomiche da esplodere e vanificare il raccolto che sarà anche venuto su in fretta ma poi è esploso e che se ne faranno ora di una megafrittata di angurie?
Ambiente e inflazione al centro dell’economia cinese
Il premier cinese Wen Jabao ha annunciato che l’economia del suo Paese crescerà di 7 punti percentuali ogni anno fino al 2015, con un’inflazione sotto controllo che consentirà maggiori investimenti
Danni disastri naturali, Cina e Usa in testa alla classifica
Cina e Stati Uniti, Paesi molto estesi, densamente popolati, altamente industrializzati: forse anche per questo risultano tra i più inquinanti ed inquinati e, dato recente, ai primi due posti di una classifica a dir poco nera relativa ai disastri naturali.
Se ne parla in questi giorni a Venezia in un convegno dedicato organizzato dal Centro Euro-Mediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc), facendo luce su quello che è un numero crescente e preoccupante di eventi con la loro scia di impatti altrettanto disastrosi sull’economia.
Gli esperti sottolineano che, se riguardo al numero di calamità naturali Nord e Sud del mondo non presentano differenze sostanziali, è sui danni che si apre un profondo baratro.
La Cina diventa il maggior produttore di energia eolica al mondo, Italia sesta
Fino al 2010 la Cina era il più grande produttore al mondo di energia solare. Adesso secondo un rapporto stilato da American Superconductor, un produttore di turbine eoliche, il Paese ha raggiunto il record anche in quest’altro settore, installando la più ampia capacità eolica mondiale, e superando anche gli Stati Uniti. L’installazione delle turbine eoliche è stata incrementata lo scorso anno, portando il colosso asiatico ad una base stimata di 40.000 MW di potenza eolica installata.
Gli Stati Uniti, che sono stati la nazione leader per decenni, hanno chiuso l’anno con un risultato di poco inferiore. E’ vero che lo scarto è minimo, ma visto il sorpasso e l’accelerazione della Cina, anche su altre fonti rinnovabili, si prospetta una forbice che si aprirà sempre di più tra il Paese più grande del mondo e gli altri Stati che non potranno più tenerne il passo.
Sacchetti di plastica, la Cina ha risparmiato 100 miliardi di buste con una legge
È così semplice che non si capisce come mai nessun’altro ci riesca. Nel 2008 la Cina ha introdotto una legge che rendeva illegale per i negozi regalare i sacchetti di plastica in cui mettere la spesa. Non tutti i negozianti si sono adeguati, e così alcuni hanno fatto pagare le buste ai clienti, ottenendo dei profitti da un lato e la diminuzione dell’utilizzo dei sacchetti dall’altro, altri no. I risultati? Dopo due anni, la legge (applicata male) è riuscita a ridurre il consumo dei sacchetti di plastica del 50%, evitando così che circa 100 miliardi di buste finissero in discarica.
E’ una bella dimostrazione di come una semplice mossa politica possa ottenere grandi risultati, pur mantenendo tutti (tranne forse i produttori dei sacchetti di plastica) felici. I proprietari delle piccole imprese ottengono un piccolo guadagno supplementare, i consumatori imparano a riutilizzare i sacchetti, e l’ambiente ottiene i maggiori vantaggi, dato che le discariche sono meno piene.
Inquinamento, la Cina fa il mea culpa: “siamo i più grandi emettitori mondiali di gas serra”
Sì lo sappiamo, sembra un po’ la scoperta dell’acqua calda: la Cina è il più grande emettitore di gas ad effetto serra. Da anni gli scienziati di tutto il mondo concordano sul fatto che il colosso cinese abbia superato anche le emissioni di quello che è stato il Paese più inquinante al mondo per anni, gli Stati Uniti. Ma la notizia si fa più interessante quando si scopre che finalmente anche il Governo cinese, in genere molto riservato sui problemi interni, compreso l’inquinamento e gli impatti sul clima, ha apertamente ammesso le proprie colpe.
Ora siamo il numero uno mondiale in volume di emissioni.
Questo è quello che il capo negoziatore sul clima della Cina, Xie Zhenhua, ha detto in una conferenza stampa a Pechino, pochi giorni prima che gli emissari intraprendessero il viaggio verso Cancun, dove si terranno i colloqui internazionali sul riscaldamento globale.
Ambiente, la Cina è tra i Paesi leader nell’energia pulita
La Cina è il Paese che più influisce sull’ambiente per la quantità di emissioni inquinanti prodotte dalle sue fabbriche e dalle oltre 200 milioni di automobili, ma è anche tra
Eolico coprirà 22% domanda globale entro 2030
Ancora sulle rinnovabili. Incoraggianti i dati in prospettiva 2030 pubblicati da un recente rapporto diffuso nei giorni scorsi da Greenpeace International e dal Global Wind Energy Council: l’energia eolica, entro quella data, potrebbe coprire ben il 22% della domanda globale di energia elettrica.
Stando a quanto riportato nel Global Wind Energy Outlook 2010 (GWEO 2010), già nel 2020 il fabbisogno mondiale coperto dall’energia pulita del vento potrà toccare quota 12%. Poco male in termine di riduzione delle emissioni: pensate che verranno risparmiati oltre 1,5 miliardi di tonnellate di CO2 grazie ai mille GW di nuova potenza previsti per il 2020, mentre nel 2030 i miliardi risparmiati saranno 34 con i 2,300 GW di nuovi impianti installati.
L’eolico potrebbe consentire ai Paesi industrializzati di raggiungere il 50-75% degli obiettivi di riduzione post-Kyoto.