I cinghiali radioattivi rinvenuti in Valsesia tempo addietro non sono gli unici: agli esemplari rinvenuti dopo in Val D’Ossola si aggiungono ora i cinghiali radioattivi al cesio 137 rinvenuti in Austria, nel Tirolo. L’ipotesi principale è collegata all’ingestione di alimenti contaminati dopo l’incidente di Chernobyl.
Chernobyl
Fukushima 2 anni dopo assomiglia a Chernobyl
Abbiamo visto spesso le immagini in tv di Chernobyl, la città fantasma in cui esplose una centrale nucleare nel 1986 e da allora è diventata inabitabile. Speravamo di non vedere più altre immagini al di fuori di quella, ma l’illusione è durata poco. Fukushima oggi è molto simile a quella Chernobyl. Un reportage del Guardian ci porta in un’area da fine del mondo dove sembra di essere sul set di un film catastrofico piuttosto che nel tecnologico ed affollatissimo Giappone.
Fukushima: radiazioni rilevate nell’Oceano Pacifico e Atlantico
Quando il mese scorso gli esperti hanno dichiarato che il disastro di Fukushima era stato peggiore di quello di Chernobyl, non l’hanno detto a caso. Come non è stato un caso che i funzionari giapponesi abbiano aumentato la gravità dell’incidente alla centrale nucleare al livello 7, il livello più alto della scala internazionale. I radionuclidi diffusi nell’acqua del mare nipponico infatti non sono rimasti soltanto intorno alla centrale di Fukushima, ma sin dai primi giorni erano stati rilevati a cinque e dieci chilometri a Sud della centrale, e ad oltre 30 chilometri in mare aperto.
Ken Buesseler, oceanografo chimico del Woods Hole Oceanographic Institution, ed Henrieta Dulaiova, oceanografo chimico dell’Università delle Hawaii, hanno ora scoperto che le concentrazioni di radionuclidi sono arrivate non solo nel vicino oceano Pacifico, ma addirittura nell’Atlantico.
Nucleare, Fukushima: per Schneider impatto peggiore di Chernobyl
Nucleare: il futuro dell’atomo alla luce di Fukushima, tema che anima il dibattito energetico mondiale in queste ultime settimane e che fa emergere posizioni contrapposte di personaggi della scena politica, culturale, scientifica e sociale. Oggi, in due diverse tappe, presenteremo rispettivamente l’opinione a riguardo dell’autore di Scram ovvero la fine del nucleare, lo studioso francese Mycle Schneider, consulente di diversi Governi, e gli scenari decisamente più rosei prospettati dallo svedese Hans Blix, ex direttore generale dell’Aiea, l’Agenzia atomica internazionale.
Partiamo da quanto affermato da Schneider, autore di un paragone da brividi sul disastro nucleare giapponese:
L’11 marzo, ha spiegato l’esperto, sarà ricordato come l’11 settembre per l’industria nucleare, un settore che è sempre stato consapevole di non potersi permettere una nuova Chernobyl e che invece deve affrontare una crisi a Fukushima che avrà un impatto anche peggiore del disastro del 1986.
Anniversario Chernobyl, scatti dall’inferno: l’ingegnere nucleare Mario Pillon ricorda
26 aprile 1986-26 aprile 2011, 25 anni dopo Chernobyl il mondo si ferma e ricorda. Greenpeace Italia, come abbiamo visto, ha piantato duemila croci al Circo Massimo, a Roma, per ricordare le vittime e la data del referendum italiano. Tanti i manifestanti scesi in strada in Francia, in Germania, così come tante sono le testimonianze, video e foto, pervenute sul sito dedicato creato da Greenpeace, Generazione Cernobyl.
Ci inviano e pubblichiamo volentieri un altro brano tratto dal libro di Massimiliano Squillace Scatti dall’inferno. E’ il ricordo di Chernobyl a firma di Mario Pillon, ingegnere nucleare: Quando Chernobyl si materializzò ad Ostia.
Chernobyl, Greenpeace pianta duemila croci al Circo Massimo per ricordare le vittime
L’anniversario, il venticinquesimo, del disastro nucleare di Chernobyl è iniziato all’alba per gli attivisti di Greenpeace Italia, intenti a piantare centinaia di croci al Circo Massimo a Roma. Duemila per l’esattezza. Un memoriale a cielo aperto, un modo per ricordare le vittime e per mettere i paletti su un concetto tanto evidente quanto spesso trascurato dai pro-atomo: il nucleare è energia sì ma è anche morte, distruzione, cancro, leucemia, contaminazione dura a morire, infanzie spezzate, catena alimentare insozzata da veleno, aria irrespirabile, rischio, pericolo.
Ed oggi il nucleare è soprattutto ricordo, un ricordo di cui parlavamo ieri che dovrebbe assumere, ora più che mai, il valore di monito e di insegnamento. Sulle croci l’associazione ambientalista, non a caso, ha riportato anche un’altra data, oltre a quella del 26 aprile, ricorrenza dell’anniversario di Chernobyl: la data dei referendum per scongiurare, perché di questo si tratta, il ritorno al nucleare italiano, 12 e 13 giugno 2011.
Chernobyl, 25 anni dopo il potere di un ricordo
Anniversario Chernobyl
26 aprile 1986-26 aprile 2011. Ricorre domani il venticinquesimo anniversario del disastro nucleare di Chernobyl, un incidente che sconvolse per sempre l’Ucraina e il mondo. L’esplosione del reattore 4 della centrale procurò delle vittime nell’immediato, con conseguenze fatali per la popolazione, la flora e la fauna a breve, a medio ed a lungo termine. Ancora oggi si contano i danni, a distanza di decenni. Il rischio di tumore alla tiroide per i bambini delle vaste aree raggiunte dalla contaminazione radioattiva resta tutt’oggi altissimo e gli esperti sostengono che di Chernobyl chissà quante persone devono ancora morire. Molte sono già morte, nel peggiore dei modi possibili, vedi i liquidatori.
Il ricordo di quelle vittime ha una valenza morale oltre che storica perché va oltre il mero dato, il ricordo è partecipato dal sentimento di chi c’era e ha provato qualcosa: paura, dolore, rabbia, sgomento… di chi non c’era o era troppo piccolo ma è rimasto turbato da quello stesso racconto, dalle immagini, dalle testimonianze e vuole che Chernobyl resti solo un ricordo, che tragedie simili non abbiano più a ripetersi.
Nucleare, un nuovo sarcofago per Chernobyl
L’incidente alla centrale ucraina di Chernobyl del 1986 ci ha lasciato un conto ancora aperto da pagare. I costi per la messa in sicurezza lievitano di anno in anno e, a conti fatti, davanti a certe cifre e a certi disastri, vedi anche Fukushima, la favoletta del nucleare come l’energia del risparmio non termina certamente con un lieto fine.
Che poi fosse possibile metterla la parola fine quando si parla di nucleare. Il presidente ucraino Viktor Yanukovic ha annunciato, nell’ambito della conferenza dei donatori, che il mondo ha stanziato 550 milioni di euro dei 740 chiesti da Kiev, per finanziare un nuovo sarcofago per la centrale di Chernobyl, destinato a sigillare il materiale radioattivo. Nuovo sarcofago che dovrà rimpiazzare quello costruito dopo l’esplosione del reattore quattro dell’impianto, ormai considerato non più ermetico.
Fukushima: la radioattività continua a salire, messa in sicurezza solo tra 9 mesi
Secondo la Tepco, in una dichiarazione di ieri, le radiazioni all’esterno della centrale di Fukushima erano in aumento tanto che ci vorranno dai 6 ai 9 mesi per stabilizzarle. Oggi, a seguito di una lunga serie di proteste e polemiche per l’ampio lasso di tempo dichiarato, l’azienda, che è sull’orlo del fallimento, ammette che forse ne basteranno solo tre almeno per raffreddare i reattori. Il mistero di Fukushima continua a rimanere fitto.
Al momento avvicinarsi ai reattori equivale ad una condanna a morte (anche se gli operai che ci stanno lavorando sanno che rischiano davvero grosso), e così si sono potuti inviare solo dei robot, i quali hanno attestato un livello di radiazioni nel reattore 1 tra 10 e 49 millisievert l’ora, nel reattore 3 tra 28 e 57. Numeri altissimi se pensiamo che appena il giorno prima la differenza di misurazione non superava i 4 millisievert all’ora.
Fukushima inabitabile per 20 anni…soltanto?
Dopo aver dichiarato il livello 7 per quanto riguarda la pericolosità delle radiazioni all’esterno della centrale di Fukushima, in Giappone, la Tepco, l’azienda responsabile della struttura, ha ammesso che i livelli di radioattività sono talmente elevati che l’area attualmente evacuata, un raggio di 30 km, sarà inabitabile per almeno 20 anni.
Ora, considerando che il livello 7 è lo stesso di Chernobyl, e che i tecnici hanno ammesso appena ieri di non riuscire a ridurre l’incremento di radioattività, i conti non tornano. Le radiazioni all’esterno di Chernobyl le conosciamo, sono passati 25 anni dalla catastrofe e ancora l’area circostante è disabitata, e lo sarà ancora per diversi decenni. Come si può pensare che, con un tasso di radioattività potenzialmente maggiore, appena nel 2031 si potrà tornare a vivere a Fukushima?
Livello sette a Fukushima, una nuova Chernobyl. Greenpeace: “A sette già da tre settimane”
Livello sette a Fukushima, Fukushima come Chernobyl. La notizia dell’innalzamento della classificazione del rischio deciso dall’Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, è giunta nelle ultime ore in via ufficiale. Lo conferma la Tepco. Eppure a livello sette il disastro nucleare giapponese c’è probabilmente già da tre settimane.
A dirlo è uno studio del Dr. Helmut Hirsch, esperto di sicurezza nucleare, commissionato da Greenpeace Germania. Quasi un mese fa, dunque, si sapeva che il livello di radioattività rilasciato dall‘incidente era di una portata tale da giustificare un innalzamento della soglia del pericolo, in base ai parametri stabiliti dall’International Nuclear Event Scale (INES).
Nucleare, Fukushima come Chernobyl: alzato pericolo a livello 7
Meglio tardi che mai. Ciò che da settimane chiedevano in molti, e cioè l’innalzamento del livello di gravità dell’incidente di Fukushima al livello 7, lo stesso dell’incidente di Chernobyl nel 1986, è stato rinviato per un mese, nella speranza che si riuscissero ad arginare le radiazioni. Ma visto che, esattamente un mese dopo, la situazione è ancora critica, dopo il tentativo della scorsa settimana di scendere da 6 a 5, ora il livello è stato nuovamente riportato in su, toccando quel fatidico livello 7.
Secondo le rilevazioni effettuate dalla Tepco, che vanno prese sempre con le pinze visto che più volte si sono rivelate errate, le radiazioni all’esterno della centrale giapponese sono “appena” (si fa per dire) il 10% di quelle all’esterno di Chernobyl. Ma il problema è che sono in aumento e loro non sono in grado di fermarle. Per questo il pericolo è che in breve tempo raggiungano quelle del distrastro nucleare più grave della storia.
Chernobyl, scatti dall’inferno
Chernobyl, scatti dall’inferno, di Massimiliano Squillace (Infinito Edizioni), foto e testi per riflettere sui rischi dell’energia nucleare, la pesante eredità dell’atomo, le conseguenze catastrofiche di un incidente nucleare della portata di Chernobyl, lontano nel tempo ma tremendamente attuale, o vicino, terribilmente vicino come Fukushima che è insieme evento del presente ma già insidia il nostro futuro. Disastri, scorie e contaminazione, eco di distruzione e morte radioattiva che si insedia come un cancro nei decenni a venire.
Riceviamo e pubblichiamo volentieri il testo scritto dal leader dei Tete de Bois, e pediatra Andrea Satta per il libro di Massimiliano Squillace.
Chernobyl
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La centrale nucleare
La centrale nucleare di Chernobyl era una centrale che oggi chiameremmo di prima generazione, cioè fa parte delle prime centrali nucleari costruite nel dopoguerra. Situata a 18 km dalla città di Chernobyl, dista appena 110 km da Kyev, capitale dell’Ucraina, e a 16 km dal confine con la Bielorussia. L’impianto constava di 4 reattori, i quali producevano 1 GW di energia elettrica a testa, il 10% dell’intero fabbisogno del Paese all’epoca. Nata negli anni ’70, la centrale di Chernobyl ha visto crescere i suoi reattori rispettivamente nel ’77, ’78, ’81 e ’83, e al momento dell’esplosione, avvenuta nell’86, erano in costruzione anche i reattori 5 e 6.
La tipologia di reattori presenti nella centrale era RBMK-1000, cioè reattore a canali, moderato a grafite e refrigerato ad acqua. Ma la centrale non veniva usata solo per scopi civili, dato che lì veniva anche lavorato il plutonio per la costruzione della bomba atomica. Vista l’importanza strategica di questa centrale si pensò di “forzare la mano” aumentando l’efficienza, anche al rischio di rendere il processo di lavorazione più instabile. Un eccesso che portò al disastro nucleare più grande della storia.