Stop al nucleare italiano: quelli che frenano, quelli che tamponano, quelli che non si fermano

Nucleare italiano, la storia infinita già finita? Ai posteri l’ardua sentenza, certo è che ad aprire i giornali oggi, all’indomani di quello che potremmo definire un pit stop del Governo, ti stropicci gli occhi più di una volta perché leggi azioni improbabili vedi promuovere le rinnovabili, cambiare rotta sull’atomo, associati a nomi ancora più improbabili. Che sta succedendo a quelli che cambiare idea dopo Fukushima era inimmaginabile?

C’è chi grida alla truffa, vedi IDV, perché il Governo è indubbiamente spaventato dai recenti sondaggi che vogliono oltre il 50% degli italiani incamminarsi a votare di pancia, post indigestione di radiazioni giapponesi, un popolo pericolosamente in marcia verso le urne, cosciente della sua forza democratica che avrebbe messo pure una bella croce sopra al legittimo impedimento. E lasciamo stare l’acqua che in questa vicenda è la più dimenticata, ma non certo la meno vitale.

Nucleare, stop del Governo alle centrali per evitare il referendum

Finalmente, dopo mesi, per non dire anni, di battaglie, arriva una bella notizia: il Governo ha deciso di ritirarsi sul nucleare, l’atomo non tornerà in Italia né ora né mai. La decisione, inserita nel decreto legge omnibus, torna indietro sulle decisioni che hanno fatto arrabbiare milioni di italiani che vedevano la politica andare contro la volontà dei votanti del referendum del 1987, riprendendo il programma nucleare dopo oltre 20 anni.

La decisione è venuta ovviamente in seguito al disastro nucleare giapponese, dato che ancora ad oltre un mese di distanza non si riesce a trovare il bandolo della matassa, e due incidenti nucleari gravissimi a distanza di 25 anni, dopo quello di Chernobyl, sono davvero troppi. Anche quei pochi italiani che potevano essere a favore del nucleare avevano cominciato a cambiare idea, e dopo la moratoria di un anno voluta pochi giorni dopo il terremoto/tsunami, ci si è resi conto che non ne valeva la pena.

Nucleare, D’Alema: un affarone… per la Francia

Interviene sul ritorno al nucleare italiano, Massimo D’Alema. Nell’ambito della tre giorni conclusasi oggi a Perugia e dedicata alle Energie positive, promossa dalla Fondazioneitaliaieuropei di cui il politico è presidente, tanti i dubbi sollevati sulla rivoluzione energetica in chiave atomica avviata dal Governo: D’Alema preferisce le rinnovabili, intese come un’occasione che il Paese deve perseguire, rifuggendo da quello che altro non è se non un affarone per la Francia, che riceverà ricche commesse mentre l’Italia non trarrà granché vantaggio dalla costruzione di centrali nucleari sul suo territorio.

E a dirlo, badate bene, è uno che votò pro atomo nel tanto famoso referendum, lo rivela lui stesso, ma che oggi non esita a manifestare le sue perplessità sullo buttarsi a capofitto in tecnologie da cui saremo dipendenti.

Il nucleare è un grande affare per i francesi e non per gli italiani ed è difficilmente gestibile. Porterà grandi commesse alla Francia, e forse anche agli Stati Uniti, ma é più un’idea propagandistica che di politica industriale. E’ difficile recuperare 25 anni di ritardo se non con costi altissimi.