Acidificazione degli oceani

Con acidificazione degli oceani si indica la decrescita del pH delle acque oceaniche provocato dall’assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera. L’anidride carbonica a contatto con l’acqua si scioglie producendo acido carbonico, H2CO3: maggiori saranno le concentrazioni di CO2 più aumenterà l’acidità degli oceani.

Gli oceani hanno ridotto gli effetti del riscaldamento globale per migliaia di anni assorbendo anidride carbonica. Ora la chimica di base degli oceani sta cambiando anche a causa della nostra attività, con conseguenze devastanti per la vita marina.
Una delle cause principali del riscaldamento globale è l’aumento di gas serra, tra cui figura l’anidride carbonica, generata principalmente attraverso la combustione di combustibili fossili e nel ciclo di respirazione della vegetazione. Nel corso del tempo, gli oceani hanno contribuito a limitare questo problema attraverso l’assorbimento dell’anidride carbonica in eccesso. Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration, NOAA, gli oceani hanno assorbito quasi la metà delle emissioni di combustibili fossili che abbiamo generato nel corso degli ultimi 200 anni.

Acidificazione degli oceani mette a rischio i molluschi

L’acidificazione degli oceani potrebbe causare un declino su scala globale dei molluschi. A supporlo un recente studio effettuato da due scienzati della Stony Brook University, pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, PNAS.
Stando a quanto affermano i due studiosi, a causa dei livelli crescenti di anidride carbonica (CO2), potrebbe verificarsi una diminuzione globale di vongole, capesante e altri frutti di mare, andando ad interferire con lo sviluppo delle larve dei crostacei.

Il professor Christopher J. Gobler e Stefano C. Talmage della School of Marine and Atmospheric Sciences della Stony Brook hanno condotto degli esperimenti per valutare l’impatto, presente, passato, e futuro, dell’acidificazione degli oceani sulle larve di due crostacei: il mollusco duro (Quahog del Nord), e il canestrello dell’Atlantico. La capacità di entrambi di produrre gusci dipende in parte dal pH delle acque oceaniche. Studi precedenti hanno mostrato che gli incrementi nei livelli di CO2 nell’atmosfera possono abbassare il livello di pH degli oceani, rendendolo più acido.

L’acidificazione degli oceani potrebbe avere gravi effetti sugli ecosistemi marini

Le preoccupazioni per l’aumentata acidificazione degli oceani si sono spesso focalizzate sui potenziali effetti del fenomeno sulla barriera corallina, ma una più ampia interruzione dei processi biologici nei mari e negli oceani può avere ripercussioni ancora più profonde sugli ecosistemi marini. E’ quanto afferma Donald Potts, professore di ecologia e biologia evolutiva presso l’Università di California Santa Cruz, nonchè profondo conoscitore della barriera corallina e della biodiversità marina.

Potts ha discusso sul tema “Geobiological Responses to Ocean Acidification” nel corso del Fall Meeting of the American Geophysical Union (AGU) svoltosi a San Francisco il 17 dicembre scorso.
L’acidificazione degli oceani è uno degli effetti collaterali della crescente concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera terrestre a causa della combustione di combustibili fossili.