Cap and trade: utile ma sbagliato

cappa di inquinamento

Tutti sanno che l’anidride carbonica è il principale gas a effetto serra che determina il cambiamento climatico. E tutti sanno che è un problema globale. Ora uno studio della Stanford University ha dimostrato che è anche un problema locale, dato che danneggia la salute degli abitanti delle città “molto più degli abitanti delle zone rurali”, a causa dell’effetto “cappa” del biossido di carbonio che si sviluppa sulle aree urbane.

Tale constatazione, ha detto il ricercatore Mark Z. Jacobson, espone una grave mancanza del cap-and-trade per la riduzione delle emissioni di gas che trattengono il calore, dato che non fanno distinzione sui diversi punti inquinanti d’origine. La scoperta fornisce anche la prima base scientifica per il controllo delle emissioni di biossido di carbonio locali in base al loro impatto sulla salute.

Il carbon trading può essere uno strumento efficace, ma dannoso nelle mani sbagliate

inquinamento

Il carbon-trading (la commercializzazione dei diritti alle emissioni di carbonio) con il suo mix di principi di libero mercato e di auto-regolamentazione, sostiene l’appello di livello mondiale per ridurre le emissioni delle imprese. Ma la mancanza di un mercato mondiale per il commercio del carbonio e le problematiche sulla sorveglianza e contabilità per gli offset di inquinamento solleva interrogativi sulla sua redditività.

I fattori che complicano la situazione iniziano con la negoziazione del “prodotto”, in questo caso la mancanza di un gas invisibile. A questo si aggiunge l’intangibilità dell’accredito delle imprese per la riduzione prevista delle emissioni di gas a effetto serra.

Sono una bestia difficile; un bene ambientale non è un bene privato naturale, come un tubetto di dentifricio o un taglio di capelli. Si può guardare lo specchio per capire se un taglio di capelli è un buon prodotto […] nel commercio di carbonio è solo un pezzo di carta, un record in un database, ed è la fiducia che in realtà non rappresenta una contabilità veritiera delle emissioni

ha spiegato Michael Gillenwater, decano della Greenhouse Gas Management Institute, in un’intervista alla Cnn. La commercializzazione del carbonio utilizza il bastone e la carota per ridurre i gas che causano il riscaldamento globale. Il bastone: tetto di emissioni totali ai Governi che richiedono permessi costosi e pesanti multe per le emissioni. La carota: l’industria trova il modo di ridurre le emissioni per diminuire i costi e con questi avanzi acquista assegnazioni inquinanti da vendere al miglior offerente sul mercato aperto.

L’Ue ha deciso: 100 miliardi all’anno per sostenere i Paesi poveri nella lotta ai cambiamenti climatici

parlamento europeo

Una prima risposta alle richieste dei Paesi poveri nel tentativo di adeguarsi alla lotta contro i cambiamenti climatici è arrivata questa notte a Bruxelles. Dopo una serata di dibattiti, l’Unione Europea ha deciso che si presenterà a Copenaghen con la proposta del sostegno fissata a 100 miliardi di euro all’anno fino al 2020.

Un impegno preciso e pesante, come chiedevano i Paesi cosiddetti del Terzo Mondo, i quali sono i più colpiti da questa fase di transizione, in quanto pagano il maggior prezzo in termini di cambiamenti climatici (vedi le Maldive che rischiano di sparire nell’arco di un secolo, o i Paesi del Sud-Est asiatico che perdono ogni anno pezzi di terreno), ma d’altra parte non riescono a stare al passo con i grandi Paesi Occidentali in quanto non sono in grado di adeguarsi alle nuove tecnologie pulite, ma quella povera economia che ancora hanno è basata quasi esclusivamente sul carbone. Naturalmente però non sono mancate le polemiche.

Negoziati di Copenaghen: l’Ue approva il testo da discutere col resto del mondo

parlamento europeo lussemburgo

Gli allarmismi di scienziati ed esperti sono stati ascoltati. Chi temeva che l’Unione Europea, divisa tra scettici e realisti, potesse prendere sottogamba il prossimo incontro di Copenaghen, promosso dall’Onu, in cui si discuterà del futuro delle politiche mondiali sull’ecologia, può tirare un sospiro di sollievo.

L’Unione Europea ha approvato il testo di partenza, che anche se non è completamente rivoluzionario, è meglio (molto meglio) di quanto ci si poteva aspettare all’inizio. Tempo fa infatti il Parlamento europeo aveva ratificato l’accordo famoso del 20-20-20, il quale prevedeva una diminuzione delle emissioni del 20% entro il 2020. A tale risoluzione si opposero numerosi Paesi, tra i quali l’Italia, che avevano chiesto una soglia più bassa, intorno al 13%. Non solo le richieste dell’Italia non sono state accolte, ma la soglia è stata alzata fino al 30%. Un buon passo in avanti, anche se alcuni Paesi non europei hanno stabilito che per il 2020 tenteranno di arrivare quanto più possibile vicino al 100%.

Grazie al padre del Cap and Trade, 103 milioni di americani respirano aria pulita

riduttore inquinamento

Una sorta di “padre” del Cap and Trade negli Stati Uniti si è rivelato un successo. Attuato nel 2003, i livelli di smog sono scesi parecchio, e oltre 100 milioni di americani oggi respirano aria più pulita. Tutto grazie a un sistema messo in atto, che ha consentito alle imprese inquinanti di trovare soluzioni basate su di un mercato per ridurre le emissioni.  In questo modo sono state drasticamente ridotte le emissioni di ossido di azoto nel corso degli ultimi cinque anni, anche se ovviamente, non sono ancora abbastanza.

Il NOx Budget Trading Program è un sistema di Cap and Trade che coinvolge 20 Stati più Washington DC. Si mette un prezzo sulle emissioni degli ossidi di azoto, e si crea un incentivo per le industrie che inquinano per indurle a ridurre tali emissioni. E pare che funzioni.

Lotta ai cambiamenti climatici: gli sforzi della California ingrossano le casse dello Stato

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Non vuol più pagare per il suo inquinamento, e allora fa pagare gli altri. Lo Stato della California ha adottato una legislazione ambiziosa in merito al cambiamento climatico nel 2006 per ridurre i gas a effetto serra del 25% entro il 2020, e ha lanciato una tassa rivolta alle sue imprese più inquinanti, che ora si vedono costrette a pagare 15 centesimi per ogni tonnellata di CO2 emessa.

La tassa è previsto che porterà circa 63 milioni dollari ogni anno per i prossimi 3 anni nelle casse statali, dopo di che scenderà a 9 centesimi a tonnellata. Le entrate saranno destinate ad aiutare lo Stato nel pagamento dei costi amministrativi di attuazione della normativa sul clima, che prevede un tetto ed un sistema commerciale per lo Stato. Il cap and trade è impostato per entrare in vigore nel 2012.

Coltivazione senza arare: la nuova tecnica per aumentare l’assorbimento del carbonio in modo naturale

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Una nuova idea potrebbe rivoluzionare il sistema dell’agricoltura, ma al tempo stesso risolvere anche il problema dei mutamenti climatici: la “no-till farming“, coltivare senza arare. Il concetto si basa sul fatto che quando le colture sono piantate senza arare, il suolo trattiene più di carbonio, il che significa meno emissioni nell’atmosfera.

Ma gli scienziati non sono del tutto sicuri che questa tecnica possa davvero recuperare carbonio meglio rispetto all’agricoltura convenzionale. Lo scienziato Michel Cavigelli del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti concorda sul fatto che la tecnica usata nelle zone rurali del Maryland può servire per contenere più carbonio nei campi arati.

Legislazione sul clima: gli americani sono con Obama

obama tra la gente

Altro che perdita di consensi. I numeri dei sondaggi su Obama parlano chiaro: se il presidente degli Stati Uniti sta lentamente scivolando sulla questione dell’assistenza sanitaria, rimane sorprendentemente ben saldo quando si tratta di questioni energetiche. Un recente sondaggio dimostra che una forte maggioranza di americani continua a sostenere la gestione del Presidente sulla politica energetica: il 55% è d’accordo con lui, solo il 30% non lo è, mentre gli indecisi restano un nutrito 15%, il che fa intendere che con qualche giusta mossa, la popolarità del presidente potrebbe balzare nuovamente come all’inizio della sua campagna elettorale.

Sorprendentemente sono proprio gli americani ad avere alcune idee “verdi”. Secondo quanto scrive il Boston:

Un nuovo sondaggio dice che la maggior parte degli americani sostiene il modo del presidente Barack Obama di occuparsi delle questioni energetiche, tra cui il suo piano per limitare i gas ad effetto serra con un limite controverso al cap-and-trade. Il Washington Post e l’ABC News hanno pubblicato venerdì scorso un sondaggio che rilevava che, mentre il supporto sta diminuendo sulla sanità, il sostegno per i cambiamenti nella politica energetica rimane forte.

Italia in ritardo con il protocollo di Kyoto? A pagare sono sempre i cittadini

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Italiani, preparatevi ad aprire ancor di più il portafoglio e a sborsare una quantità aggiuntiva e non ancora precisata di euro nelle bollette del prossimo anno. A stabilirlo è il Governo italiano, che per la solita immobilità verso le problematiche ambientali, ora sarà costretta a pagare l’acquisto di nuovi crediti di inquinamento, oppure in alternativa pagare una multa di 10 volte maggiore. E indovinate da dove prenderà questi soldi?

Ovviamente dalle tasche dei cittadini. Per farlo, non verrà introdotta una nuova tassa, la quale potrebbe affossare un Governo che ha già degli evidenti problemi, ma verranno aumentate le imposte sulle bollette elettriche. L’obiettivo è di incassare entro il prossimo anno 555 milioni di euro, che diventeranno 840 milioni entro il 2012. Questi soldi serviranno per acquistare i famosi “carbon credits“. Ma di cosa si tratta, e soprattutto come mai l’Italia si ritrova a pagare tutti questi soldi? La spiegazione dopo il salto.

La buona notizia: i provvedimenti sul clima in Europa funzionano

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In Europa le emissioni sono in calo di 50-100 milioni di tonnellate l’anno, o in termini percentuali del 2,5-5% all’anno, mentre il mercato del carbonio ha ora un valore di oltre 56 miliardi di dollari. Si tratta di un grande risultato per l’Europa, ma che ha anche importanti conseguenze per il resto del mondo, soprattutto per gli Stati Uniti. L’accidentata strada del sistema di scambio di emissioni (ETS) è diventata efficace, proprio come vogliono fare i politici americani tramite il cap and trade.

Ma se il nostro Continente ha così tanti problemi (ad esempio l’Europa dell’Est continua ad inquinare senza limiti), cosa fa dell’Europa l’esempio da seguire per il resto del mondo? Uno degli aspetti potrebbe essere l’introduzione dello scambio di quote di emissione, ancora non attuato in tutti i Paesi, ma che secondo i primi dati sembra funzionare. Gli altri aspetti dopo il salto.

Sarah Palin si schiera per il petrolio e contro le rinnovabili

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Due settimane fa, Sarah Palin ha reso noto il suo pensiero in materia di energia tramite la pagina editoriale del Washington Post. Nel suo articolo titolato “Il Cap and Tax, vicolo cieco”, Palin ha assicurato che i problemi energetici scomparirebbero se solo “toccassimo le risorse che Dio ha creato sotto il suolo americano.”

Stranamente, l’editoriale della Palin ha saltato tutti i problemi riguardanti il cambiamento climatico. Ora nella stessa pagine del Washington Post, i senatori Kerry e Boxer le hanno risposto con le loro idee sull’energia e il clima. Kerry e Boxer hanno mostrato più argomenti della Palin e offerto il loro punto di vista. Dopo il salto alcuni estratti.

Ad ogni Paese il suo, ecco gli obiettivi climatici dei grandi della Terra

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Questa settimana abbiamo visto le nazioni del G8 impegnarsi a ridurre le emissioni di anidride carbonica dell’80% entro il 2050, il che significa che i Paesi più ricchi del mondo hanno fissato alcuni obiettivi climatici piuttosto rigidi. In teoria, almeno. Le azioni, naturalmente, sono più eloquenti delle parole. Quindi diamo un’occhiata proprio a queste azioni, quelle reali, che inquadrano i veri obiettivi delle più grandi economie del mondo, non soltanto quelle del g8.

Stati Uniti d’America: obiettivi climatici dubbi. Negli Usa attualmente, tutti hanno avuto modo di notare un controsenso. Di recente è passata la legge Waxman-Markey, la quale mira a ridurre le emissioni del 17% entro il 2020, per ritornare all’incirca ai livelli del 2005. La norma internazionale ampiamente accettata è che la riduzione miri a raggiungere i livelli del 1990. L’obiettivo è buono, ma difficile da raggiungere perché la riduzione delle emissioni dovrebbe come minimo raddoppiare per poter almeno avvicinarsi al limite finale dell’80%.

Legislazione verde Usa: il primo passo di Obama è stato compiuto

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Obama l’aveva promesso: l’America diventerà un Paese ecologico, e così, dopo aver riunito i migliori cervelli del mondo per partorire una legislazione che raggiunga questo scopo, ha ottenuto alla prima votazione la maggioranza della Camera americana. Con 219 voti favorevoli e 212 contrari, è stata approvata la legge sul cambiamento climatico, il primo passo verso un’America (e di conseguenza dell’intero mondo) verso la sopravvivenza al riscaldamento globale.

Il punto più importante di questa legge è una scelta innovativa che mai nessun presidente Usa aveva rischiato di proporre: mettere dei limiti alle emissioni per tutte le aziende, comprese quelle più inquinanti come le raffinerie e le centrali elettriche. Il limite posto da Obama è del 17%, rispetto ai livelli del 2005, da raggiungere entro il 2020, che diventerà l’83% entro il 2050.

Krupp è ottimista: la Terra rinascerà più bella di prima

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La cosa più incredibile è stato capire che malgrado crisi e recessione oggi c’è più motivo che mai di essere ottimisti. E’ stato davvero emozionante incontrare degli innovatori come Jack Newman, il fondatore della Amyris, una società che ingegnerizza lieviti in grado di trasformare lo zucchero praticamente in qualunque cosa, dal carburante ai farmaci antimalaria. Ma non è un’eccezione: Angela Belcher al Mit di Boston sta ottenendo qualcosa di simile con i virus, facendoli diventare le batterie più efficienti mai esistite. Di persone di questo genere ne abbiamo incontrate decine, ma ce ne sono migliaia, e iniziano a raccogliere fondi per centinaia di milioni di dollari.

Queste parole sono di Fred Krupp, uno dei lobbisti dell’ambiente più influenti degli Stati Uniti (e quindi del mondo), ed in fondo il custode della vera speranza per la Terra. A differenza di molti catastrofisti, è bello vedere come una persona così addentro alla questione sia ottimista. Anzi, ottimista è dire poco. Basti vedere il suo nuovo libro Earth: The sequel, il quale punta su un concetto base molto semplice: il mondo non solo sarà distrutto, ma rinascerà più bello di prima.