Siti di stoccaggio delle scorie radioattive: il Governo agisce nell’ombra e le regioni non ci stanno

fusto radioattivo

Lo sapete dove verranno stoccate le scorie radioattive che arriveranno una volta ultimate le centrali nucleari? Certo che no, perché nessuna fonte istituzionale annuncia quali cittadini il Governo ha scelto di far morire di cancro. Un’idea ci viene dal Quotidiano della Calabria, il quale ha reso noto che quella regione, insieme alla Liguria, potrebbe essere tra le scelte del Governo.

Solo che i governi regionali non ci stanno. L’assessore all’Ambiente della Regione Calabria, Silvio Greco, ha annunciato ieri che impugnerà davanti alla Corte Costituzionale la legge 99 del 23 luglio 2009, la quale impone i siti dove stoccare i rifiuti radioattivi. La Calabria infatti ha già tanti problemi con i rifiuti, specialmente quelli tossici, visto che nei giorni scorsi sono state rilevate più navi affondate vicino le coste del cosentino e del reggino, le famose “Navi dei Veleni” annunciate dal pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti. Dunque un ulteriore discarica (e chissà, forse più di una) contribuirebbe ad affondare ancora di più una popolazione che sta presentando un numero sempre maggiore di casi di cancro, apparentemente inspiegabili.

Emissioni: 20 mila morti all’anno causate dall’inquinamento

emissioni auto

Più di 20.000 vite all’anno potrebbero essere salvate se le grandi regioni industriali tagliassero le loro emissioni di gas di solo un quinto. E il mondo intero ne trarrebbe vantaggio: molte vittime dell’inquinamento da ozono devono la loro morte all’inquinamento “straniero”.

Anche se un alto contenuto di ozono nell’atmosfera è di vitale importanza per la nostra sopravvivenza, la protezione dalle radiazioni UV dannose, a livello del suolo, è molto dannosa ed è stata legata a problemi respiratori, attacchi di cuore e perfino al cancro. Per esaminare il suo effetto sulla salute umana, Susan Anenberg della University of North Carolina, a Chapel Hill, e i suoi colleghi hanno utilizzato simulazioni al computer per stimare la quantità di ozono che ogni persona respira in Nord America, nell’Unione Europea, e nel Sud-Est asiatico, e per capire cosa accadrebbe se ogni regione riducesse le sue emissioni di un quinto.

Chernobyl, suolo svedese ancora contaminato

Quando il reattore della centrale nucleare di Chernobyl esplose nel 1986 in quella che era allora la repubblica sovietica dell’Ucraina, elementi radioattivi furono liberati in aria e dispersi oltre l’Unione sovietica, in altre aree dell’Europa orientale e addirittura in alcune zone del Nord America.
A distanza di più di vent’anni da quei tragici eventi, un team di ricercatori della Case Western Reserve University, ha ripercorso il territorio contaminato della Svezia e della Polonia, per studiare la migrazione attraverso il suolo, verso le profondità della terra dei radionuclidi scaturiti dall’incidente di Chernobyl.

Tra i risultati dello studio, uno particolarmente allarmante è costituito dal fatto che nel suolo svedese è stata trovata un’ingente quantità di plutonio ad una profondità che corrispondeva con l’esplosione nucleare, diversamente da quanto registrato in Polonia.
I radionuclidi si trovano nel suolo sia a causa di processi naturali sia come conseguenza di esperimenti o incidenti nucleari.

Buco dell’ozono aumenta rischi da raggi UV

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La pelle produce vitamina D in risposta all’esposizione al sole che può essere un beneficio per coloro che sono carenti di tale vitamina. Con l’avvicinarsi dell’estate, tutto l’anno passato in ufficio, e poi, con le sospirate ferie, una ‘full immersion’ di sole, nella convinzione che bastino pochi giorni da ‘lucertola’ per avere una bella pelle ramata. E spesso qualcuno si dimentica le dovute preacauzioni. Negli ultimi dieci anni i melanomi, i tumori cutanei a piu’ alta malignita’, sono raddoppiati. E’ l’allarme lanciato da Sergio Chimenti, direttore della Clinica Dermatologica dell’Universita’di Tor Vergata. Il buco dell’ozono ha fatto anche qui la sua cattiva parte.