La biodegradazione degli shopper additivati non regge ai test di CHELAB commissionati da Assobioplastiche. Dopo un anno il massimo livello di biodegradabilità dei sacchetti monouso in polietilene additivati è pari solo al 10%, contro il 90% entro 6 mesi raggiunto dagli eco-sacchetti biodegradabili e compostabili.
buste biodegradabili
Sacchetti di plastica: ora finalmente al bando quelli non biodegradabili
I sacchetti di plastica non biodegradabili non saranno più messi in circolazione. Lo ha deciso tramite decreto il Governo, sotto la pressione del Ministro per l’Ambiente Corrado Clini che ha messo in pratica l’impegno preso dall’Italia nel 2007. Per bloccare l’inquinamento dovuto alla plastica dei sacchetti usa e getta, ormai 5 anni fa il nostro Paese prese un impegno a livello europeo: eliminare gradualmente queste buste. Ora lo ha completato.
12 settembre: giornata senza buste di plastica
Il mondo ci chiede di non inquinare; tra le altre cose, l’Unione Europea ordina ai suoi Stati membri di bandire le buste di plastica, l’Italia rinvia e tentenna. Noi restiamo a guardare? Certo che no. Per questo un movimento proveniente dall’Inghilterra sbarcherà presto anche nel nostro Paese, il Plasticbag Free Cities, le città senza buste di plastica, che dalle nostre parti sarà tradotto come “Porta la Sporta“.
In Italia è stata introdotta dall’associazione dei Comuni virtuosi, che sull’esempio della Marine Conservation Society (MCS) ha deciso di far partire questo movimento di eliminazione delle sporte inquinanti dal basso. Se la comunità europea ha posto il limite al 2010 nella produzione delle plastic bags, e l’Italia ha spostato questa scadenza 12 mesi dopo, non è detto che noi dobbiamo rimanere ad aspettare, ma possiamo già cominciare a fare qualcosa, nel nostro piccolo.
Le Coop sorpassano il Governo e mettono al bando le buste di plastica
Se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto, dicono gli islamici. Ed in effetti è proprio così che va in Italia nella lotta all’inquinamento. Come vi avevamo già riportato due settimane fa, il Governo italiano aveva fatto un passo indietro nel tentativo di ripulire l’ambiente, eliminando l’obbligo di mettere al bando le buste di plastica per favorire quelle biodegradabili, e di fatto contribuendo ad aggravare il già terribile bilancio che possiamo “vantare” nel nostro sistema rifiuti.
Per questo alcune grandi società che gestiscono le catene di supermercati, i principali consumatori delle famose “shoppers“, si sono dati da fare, e visto che il Governo non le aiutava, si sono autoregolate e hanno adottato la politica delle buste biologiche.
Altro passo indietro del Governo nell’ecologia sulle buste di plastica
Il tanto vituperato Governo Prodi, quello che si dice non abbia fatto nulla, abbiamo visto che almeno in campo ambientale, si è dato molto da fare. Nella finanziaria 2007, poco prima della sua caduta, era stata prevista una norma che avrebbe disincentivato l’uso dei sacchetti di plastica nei supermercati, le buste della spesa più inquinanti, per sostituirli fino a metterli al bando dal 2010.
Lo chiedeva una direttiva comunitaria (EN 13432) e lo chiedevano anche gli ambientalisti, visto che pare ci vogliano circa 200 anni per smaltire un sacchetto di plastica. Inoltre l’Italia è la prima consumatrice in Europa di tali sacchetti, consumandone da sola un quarto dell’intero Continente. Bisognava trovare una soluzione, e questa sarebbe stata il continuo disincentivo (come la tassa posta negli anni ’80, ma poi subito ritirata) e il contemporaneo ritiro dal mercato, fino alla completa sparizione dopo i festeggiamenti del capodanno 2010. Ed invece questa norma è stata completamente ignorata dal nuovo Governo e, a 7 mesi dalla scadenza, le cosiddette “shopper” sono ancora lì, intatte, senza concorrenza.