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Marea nera, Obama chiede 16 miliardi di risarcimento alla BP

marea nera obama risarcimento bpIl 20 aprile 2010 nel Golfo del Messico c’è stato il più grande disastro ambientale della storia. Oggi il presidente Obama ha chiesto ai responsabili del disatro il più grande risarcimento mai visto: 16 miliardi di dollari. L’azienda malcapitata è la BP, divenuta da allora il simbolo delle multinazionali che ammazzano il pianeta, la quale continua ancora oggi, quasi tre anni dopo, a professarsi innocente.

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Marea nera, finalmente la BP paga: 4,5 miliardi di dollari di multa

marea nera bp multaDa quando è scoppiata l’emergenza della marea nera la BP, tra scarichi di responsabilità e peripezie legali, se l’è sempre cavata, pagando risarcimenti danni di qualche centinaia di milione di dollari che per una compagnia petrolifera rappresentano pochi spiccioli. Ora però la musica è cambiata. Ora che le indagini sono terminate e tutti i rilevamenti sono completi, finalmente le autorità giudiziarie americane hanno potuto emettere la sentenza definitiva: 4,5 miliardi di dollari.

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Ambiente, avvistato petrolio nel Golfo del Messico

Bp golfo messico petrolioDopo il disastro ambientale del 20 aprile 2010 la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon torna a far parlare di sè, ma sempre portando cattive notizie per l’ambiente e l’ecosistema di quell’area del Golfo del Messico già fortemente compromessa dalla violenta esplosione di 2 anni fa: una nuova chiazza di petrolio è stata avvistata dalla Guardia Costiera americana. Interpellata per far luce sull’accaduto, la Bp non ha rilasciato dichiarazioni.

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Marea nera, il costo del disastro sale ad 38 miliardi di dollari

marea nera costo disastroOttocentoquarantasette milioni di dollari. Seicentottantanove milioni di euro. Numeri difficili da scrivere ma molto pesanti, specialmente se a pagarli è un’azienda soltanto. E’ quanto ha stanziato la BP soltanto negli ultimi 3 mesi stando alla stima del danno della marea nera all’ambiente e alle popolazioni locali, arrivata a questa cifra, in seguito all’esplosione e alla fuoriuscita di petrolio derivante dall’incidente sulla piattaforma Deepwater Horizon di due anni fa nel Golfo del Messico.

BP risarcita per 4 miliardi di dollari per marea nera nel Golfo del Messico

La BP riceverà 4 miliardi di dollari in contanti dal socio Anadarko come risarcimento per i costi legati alla merea nera nel Golgo del Messico. Il denaro stanziato per le vittime del disastro ambientale e per le opere di bonifica sale in questo modo a 24 miliardi di dollari. Bob Dudley, ceo di BP, ha commentato

Questo accordo rappresenta una soluzione positiva, elimina l’incertezza e risolve i problemi tra tutti i proprietari del pozzo di Macondo.

La BP tornerà a trivellare nel Golfo del Messico

In una sorta di gioco macabro, in cui l’assassino una volta libero torna sul luogo del delitto, ad accertarsi se c’è rimasto ancora qualcosa di vivo da finire, la BP potrebbe fare  nuovamente capolino nel Golfo del Messico, armata di trivelle e munita, ce lo auguriamo, di piani per usarle nel migliore dei modi. La notizia che la compagnia petrolifera, rea della marea nera, parteciperà alla gara per aggiudicarsi i diritti di trivellazione in quell’area, arriva dal Bureau of Safety and Environmental EnforcementMichael Bromwich, a capo dell’organo, motiva questa decisione con una dichiarazione che ha fatto inorridire gli ambientalisti, e rabbrividire il resto dell’opinione pubblica americana:

Non si concede la pena di morte sulla base di un solo incidente.

Marea nera BP: i numeri definitivi

Ad oltre un anno della marea nera capitata nel Golfo del Messico in seguito all’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della BP, finalmente possiamo dire di avere in mano i dati definitivi del disastro. E già questo, il fatto di averci messo più di un anno per calcolarli, fa capire l’entità di ciò che è accaduto. A portare a termine quest’improba missione ci hanno pensato i ricercatori del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI).

Marea nera BP: aperta inchiesta sulle bugie dopo un anno

Come si suol dire, meglio tardi che mai. A quasi un anno di distanza dal giorno in cui la BP ha finalmente trovato la soluzione per risolvere la marea nera, e chiudere quella maledetta falla che ha distrutto un intero ecosistema, la giustizia americana si è svegliata ed ha aperto una nuova inchiesta. Questa volta non si indaga sulle cause, ma sulle menzogne che la compagnia petrolifera ha raccontato al mondo.

Marea nera BP: nuova perdita all’orizzonte?

Una grande patina luccicante è stata avvistata nel Golfo del Messico nelle ultime ore, e già molti stanno dando la colpa alla BP. Ancora non si sa molto né delle cause né di quanto sia estesa, ma il timore principale è che il tappo che lo scorso anno fu posto sulla perdita che causò la marea nera si sia corroso, lasciando nuovamente fuoriuscire del petrolio.

Marea nera: delfini e balene morti potrebbero essere 50 volte di più della stima ufficiale

Da tempo si vociferava di prove contro la BP sul danno potenziale della marea nera, il quale sarebbe potuto essere molto peggiore di quanto riferito in precedenza. Ora però una nuova ricerca pubblicata su Conservation Letters e riportata online su Nature.com mette tutto nero su bianco. Pare infatti che il numero di delfini e balene rimaste uccise nel Golfo del Messico a causa della fuoriuscita di petrolio di quasi un anno fa possa essere fino a 50 volte superiore rispetto ai dati ufficiali forniti dalle agenzie.

Durante quella catastrofe circa 115 tra balene e delfini sono stati dichiarati morti in via ufficiale dal US Fish & Wildlife Service. Numeri decisamente sottostimati se ancora nei mesi scorsi più di 80 delfini sono stati trovati morti sulle rive del Golfo. E’ un po’ come il numero dei morti per il disastro di Chernobyl: si conoscono le vittime immediate, ma non quelle a medio e lungo termine.

Marea nera, Greenpeace scopre petrolio nascosto sotto la sabbia

Come abbiamo potuto dimostrare già tempo fa, la BP ha mentito (ancora una volta) affermando che il petrolio disperso durante i quasi 4 mesi di apertura della falla era stato tutto ripulito. Oltre ai vari fattori già analizzati, ne andava considerato un altro, e cioè che le popolazioni che vivono lungo le coste denunciavano gli operai della compagnia petrolifera, accusati di nascondere il petrolio sotto la sabbia.

Così un gruppo di attivisti di Greenpeace è andato ad indagare, ed ha trovato una sorpresa decisamente poco piacevole. Sulle spiagge dell’isola di Horn, al largo del Mississipi, è bastato scavare piccoli buchi nella sabbia per vedere il colore della stessa cambiare dal tipico colore giallastro in uno sempre più scuro, fino al nero. Avevano trovato il petrolio.

Marea nera, ecco che fine ha fatto il petrolio disperso

Alla notizia che Static Kill stesse funzionando e la marea nera fosse definitivamente bloccata, tutto il mondo ha tirato un sospiro di sollievo. Ma poi la BP è riuscita a rovinare anche questo momento trionfale con un’altra delle sue uscite fuori luogo. Secondo i portavoce della compagnia britannica,

tutto il petrolio è scomparso.

Stephen Colbert, comico e presentatore americano, ha detto (scherzando) che l’avrebbe trovato, ma pare che sia stato anticipato. Alla domanda “dove sono finiti i 150 milioni di galloni (oltre 568 milioni di litri) di petrolio scomparsi” risponde il New York Times con un grafico molto chiaro che troverete dopo il salto.

Proteste contro la BP a Milano e Londra

La giornata di ieri è stata una delle più terribili, dal punto di vista mediatico, per la BP da quel maledetto 20 aprile scorso, quando l’incendio alla Deepwater Horizon ha fatto scattare il più grande disastro ecologico della storia americana ed uno dei peggiori al mondo.

Attivisti, ambientalisti e semplici cittadini si sono riuniti nelle città di Londra e Milano per protestare contro l’operato della compagnia petrolifera che ha recentemente annunciato trivellazioni a 500 km dalla costa siciliana, oltre ad aver fatto altre azioni disastrose come la gestione scellerata dell’emergenza, la buonuscita milionaria ad uno dei responsabili del disastro, la sottostima dei risarcimenti e per ultima, se venisse confermata, la pressione fatta sul Governo britannico per liberare un terrorista libico al fine di ottenere l’autorizzazione da Gheddafi a trivellare nel Golfo della Sirte.