Da alcuni giorni l’italiana Eni ha iniziato la commercializzazione di un nuovo carburante denominato Eni Diesel + e caratterizzato dal 15% di componente rinnovabile. Questo prodotto ha ridestato anche in Italia l’attenzione attorno ai biocarburanti grazie ad una serie di innovazioni che hanno permesso di aumentare la componente biologica rispetto al biodiesel tradizionale senza ereditarne le limitazioni tecniche.
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Ecomondo 2015, riciclo incentivante degli oli: il progetto di Eurven
A Ecomondo 2015, l’azienda Eurven ha presentato un doppio progetto tutto votato alla ecosostenibilità: riciclo incentivante degli oli e il 2Pay ovvero un sistema di incentivo che va ad affiancarsi a quello classico soprannominato a coupon.
Hong Kong, l’olio da cucina esausto diventa biodiesel
Annunciato un impianto di grandi dimensioni denominato Asb Biodiesel nel lato est di Hong Kong, a Kwan Tsuang O, il suo scopo la trasformazione dell‘olio da cucina esausto, ormai da buttare, in carburante biodiesel.
Biodiesel dalle alghe. La ricetta Made in Italy
Le alghe sono un’ottima materia prima per produrre biocarburante: si moltiplicano velocemente, sono praticamente a costo zero, la loro coltura non toglie terreno all’agricoltura o al pascolo, assorbono grandi quantità di CO2 e sono di elevata qualità per produrre biodiesel. La novità che andiamo a darvi è nel fatto che un’industria italiana, la T.M. di Modena, ha acquisito una nuova tecnologia per produrre biocarburante dalle alghe attraverso una collaborazione con la società di ingegneria ES Consultants Ltd di Hong Kong e con l’Università di Verona che sta aprendo al mercato asiatico.
Uova alla diossina in Germania, rischi per l’Italia minimi per Fazio
Diossina, torna l’allarme. La notizia della recente chiusura di ben 4700 allevamenti animali in Germania, la maggior parte dei quali localizzati nella Bassa Sassonia, ha scatenato il panico in tutta Europa, Italia inclusa. La contaminazione delle uova, in misura esorbitante visto che si tratta di quantitativi tossici fino a 77 volte superiori al livello consentito, sarebbe dovuta all’impiego nei mangimi di residui di biodiesel, un combustibile tossico se immesso nella catena di produzione alimentare.
E sarebbero tremila le tonnellate di grassi alimentari contenenti diossina, giunte agli allevatori, tramite 25 diversi fornitori. Sotto accusa lo stabilimento di produzione Hales e Jentzsch, che si trova nello stato federale di Sleswig Holstein, nella Germania settentrionale. E’ stata aperta un’inchiesta dalla magistratura tedesca contro l’azienda, imputata di comportamento criminale.
Ed il pericolo si fa concreto non solo per i consumatori tedeschi, ma anche per i Paesi che hanno importato prodotti a base di uova ed uova contaminate.
Si è infatti già appreso che sia in Olanda che in Gran Bretagna sarebbero state distribuite sia uova che mangimi contaminati dalla diossina.
Biodiesel, il più grande impianto al mondo è a Singapore
Appartiene a Singapore il primato di ospitare il più grande impianto al mondo di biodiesel, con una capacità produttiva pari a ben 800.000 tonnellate di combustibile all’anno. La centrale, che è gestita dalla Neste Oil, produce carburante da oli vegetali e da grassi animali provenienti dai rifiuti generati dall’industria alimentare. La compagnia finlandese sostiene che il combustibile prodotto presso l’impianto garantisce dal 40% all’80% di riduzione delle emissioni di gas serra rispetto agli impianti basati sui combustibili fossili.
Siamo molto orgogliosi del nuovo impianto e della tecnologia NExBTL, un’importante innovazione finlandese in materia di carburanti rinnovabili che crediamo abbia un ottimo potenziale nel mercato globale,
spiega Matti Lievonen, CEO dell’azienda.
Biodiesel
Biodiesel
Il biodiesel è un biocombustibile ottenuto da fonti rinnovabili, che può essere prodotto da oli vegetali e grassi animali, utilizzabile come carburante e come combustibile nel riscaldamento. E’ simile al diesel fossile convenzionale e nei motori diesel viene utilizzato sia puro che miscelato con il normale gasolio.
Il processo di conversione degli oli in biodiesel prende il nome di transesterificazione. Si tratta di una reazione chimica che prevede la trasformazione di un estere in un altro estere per reazione con un alcol. I componenti alcolici d’origine, glicerolo, vengono sostituiti da alcool metilico, metanolo. Il sottoprodotto della transesterificazione è la glicerina, riutilizzabile per molteplici scopi.
Biodiesel, scoperta nuova fonte: il burro da cucina
La ricerca di nuove materie prime per la produzione di carburante biodiesel ha portato gli scienziati ad un prodotto di facile accesso in tutte le case, e di conseguenza a basso costo: il burro. In un nuovo studio pubblicato su ACS, il bi-settimanale del Journal of Agricultural and Food Chemistry, si segnala che il burro potrebbe essere utilizzato come materia prima eco-compatibile, o materia grezza, per produrre del gasolio pulito.
Michael Haas e colleghi citano l’aumento della domanda globale di biodiesel, e il desiderio di espandere la base delle materie prime, come fattori motivanti per le loro ricerche. I soli Stati Uniti si sono così impegnati a produrre 36 miliardi di galloni (136 miliardi di litri) di biocarburanti entro il 2022, un incremento significativo rispetto al livello attuale di produzione annuale di circa 11 miliardi di galloni (o circa 41 miliardi di litri). La maggior parte di questi è etanolo. Anche la produzione di biodiesel, ormai vicina al miliardo di galloni ogni anno negli Stati Uniti, è previsto che aumenti.
Biodiesel, Italia quarta per produzione in Europa
Nella produzione di biodiesel l’Italia si attesta al quarto posto in Europa. Secondo i dati diffusi dalla EBB, la European Biodiesel Board, l’Italia sta perdendo terreno, pur mantenendo una posizione
Pronto per il collaudo il primo elicottero alimentato da biocombustibile
All’inizio di quest’anno è arrivata la notizia, direttamente dall’Australia, di un progetto che intendeva impiegare il concetto di elicotteri diesel con i combustibili puliti. Ebbene, a pochi mesi di distanza dalla presentazione del progetto siamo più vicini alla sua realizzazione di quanto pensasse. La Delta Elicotteri del Queensland, in Australia, ha quasi ultimato la preparazione del suo prototipo D2, il primo biodiesel al mondo.
Si prevede che il D2 Delta sarà messo a disposizione degli agricoltori nelle cascine isolate dell’Australia, dove l’utilizzo del diesel per i loro autocarri, trattori e macchine agricole è cosa nota. Il motore è stato assemblato dalla società statunitense DeltaHawk. I progettisti sostengono che esso brucia il 40% in meno di carburante standard dei motori dell’aviazione a benzina ed il 75% in meno rispetto ai motori a turbina aeronautica.
Biodiesel a maggiore efficienza dal cartamo
Il rendimento del biodiesel prodotto da colture oleaginose come il cartamo potrebbe essere aumentato fino al 24 per cento con un nuovo processo sviluppato dai chimici della UC (University of California) Davis. Il metodo converte sia gli oli vegetali che i carboidrati in biodiesel in un unico processo, e dovrebbe anche migliorare le prestazioni del biodiesel, in particolare nella stagione fredda. Un documento che descrive il metodo, che è già stato brevettato, è on-line sulla rivista Energy & Fuels.
I metodi convenzionali di produzione del biodiesel prevedono l’estrazione di oli vegetali che vengono convertiti successivamente in esteri alchilici di acidi grassi.
Questi ultimi possono essere utilizzati per fornire energia ai motori, ha dichiarato Mark Mascal, professore di chimica alla UC Davis e co-autore dello studio, insieme al ricercatore Edward Nikitin. Questo processo esclude dalla lavorazione la porzione di carboidrati della pianta: gli zuccheri, gli amidi e la cellulosa che compongono gli steli, le foglie, le bucce, i semi e le altre strutture.
Lotta ai cambiamenti climatici: la grande mano dell’Asia povera
Chi l’ha detto che l’Asia non contribuisce alla lotta ai cambiamenti climatici? Spesso si sente parlare di impegni importanti presi dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, e solo raramente c’è qualche accenno a quanto fa (o promette di fare) la Cina. Ma in realtà, nonostante l’alto tasso di povertà, molti Paesi asiatici si stanno impegnando per non lasciar solo l’Occidente in una battaglia che interessa tutto il mondo.
Ad esempio la Corea del Sud sta tentando di recuperare le vie d’acqua antiche, sepolte nelle loro tombe di cemento. Per la prima volta dopo la guerra di Corea, le famiglie possono guardare le carpe nuotare anche nel centro di Seoul. Ma è indubbio che la maggior mano in Asia proviene dal Giappone.
Il Paese più ricco del Continente punta tutto sul risparmio energetico. Un esempio ingegnoso può essere quello di Hokkaido, una delle città in cui spesso nevica, la quale ha deciso di inviare carichi di neve nelle zone più calde, dove viene utilizzata per ridurre le temperature nelle abitazioni, senza sprecare la preziosa energia elettrica per i condizionatori. Oppure le batterie ad urina. Può sembrare un’assurdità, ma i giapponesi hanno inventato una batteria che, una volta esaurita, si ricarica semplicemente facendovi sopra la pipì. Gli ioni nelle urine provocano una reazione chimica che produce energia elettrica. Vendute in tutto il Giappone, queste batterie possono essere ricaricate fino a cinque volte e sono di sicuro funzionamento.
Biodiesel: Italia quarto produttore europeo
Chi l’ha detto che le auto pulite arriveranno tra decine di anni? Probabilmente sono più vicine di quello che ci aspettiamo. Da qualche anno è scattata in Europa una sorta di “gara” a chi produce più biodiesel, e l’Italia, di solito uno dei Paesi meno attenti all’ambiente, è sorprendentemente tra le prime posizioni.
Si sa che i biocarburanti non sempre sono eco-sostenibili. Se prodotti con materiali cosiddetti “food”, cioè quelli che si mettono in concorrenza con il cibo, sono controproducenti, e dunque nella maggior parte dei casi stanno venendo abbandonati. Ma ci sono diverse produzioni da materiali “no-food”, come fiori, alghe e batteri, in continua espansione sul mercato.
Il biodiesel viene dal mare: le alghe produrranno benzina
Fino ad oggi si lavorava quasi esclusivamente sulla soia e altri vegetali per produrre biodiesel. Eppure da molte parti del mondo scientifico sta prendendo sempre più piede l’idea che le migliori produttrici di biodiesel sono le alghe. Si tratta di alcune delle prime piante nate sulla Terra. Sono fotosintetiche, come le piante terrestri, ma a differenza loro sono molto meno complesse.
Poiché alcune specie di alghe sono ricche di olio, la quantità di olio che si può raccogliere da loro è centinaia di volte superiore alla quantità di olio che si può ricavare dai tradizionali vegetali come la soia. Le alghe possono crescere anche in luoghi lontani dai campi coltivati e boschi, tanto che oggi si trovano comunemente anche sulle spiagge più pulite di tutto il mondo, e così facendo si ridurrebbero al minimo i danni causati agli ecosistemi nella catena alimentare.