Non abbiamo fatto in tempo ad introdurre la prima generazione di
biocarburanti in Italia, che già
ne è uscita una seconda. Dalla Germania, dove i carburanti come l’
olio di colza sono utilizzabili già da qualche anno, è stato stilato un elenco che li divide in quelli di prima e seconda generazione, a seconda delle colture che ne fanno parte. E a noi italiani, a cui piacciono tanto le
classifiche, è venuto in mente di farne una, che metta in ordine i biocarburanti effettivamente eco e quelli che non lo sono, ma che anzi, delle volte rischiano di essere dannosi.
Il criterio che ha portato a questa scelta, fatta dall’
Università di Bologna, riguarda l’impatto ambientale che determinate colture hanno sul terreno, sulla catena alimentare, e sull’
economia di chi le coltiva.